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La polemica
01 Giugno 2024 - 07:15
Acquedotto Pugliese
Michele Emiliano, che non teme le iperboli, lo ha definito «un atto di guerra». Il presidente dei senatori del Partito Democratico, Francesco Boccia, ha sottolineato che «il Governo ha impugnato la legge regionale con una foga senza precedenti, in un contesto in cui è sempre più evidente la pressione politica del Dipartimento per gli Affari europei». Leggi: Raffaele Fitto.
La legge sul controllo di Acquedotto Pugliese, che la Regione vorrebbe in mano ai Comuni, infiamma da giorni - qualora ce ne fosse bisogno - il rapporto tra Bari e Roma. Ancora Boccia parla di «ossessione della privatizzazione: dopo vent’anni siamo ancora lì, provano a privatizzare la gestione di Aqp, impugnando la legge regionale sull’altare di una pronuncia di un’autorità che dovrebbe essere indipendente ma che di indipendente ha sempre meno».
Ieri, 31 maggio, a parlare dell’impugnazione alla Corte Costituzionale della legge 14 della Regione Puglia da parte dell’Esecutivo, basata su un parere dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è stato il presidente di Acquedotto Pugliese, Domenico Laforgia. «Questa impugnazione del Governo, sostanzialmente su impulso del Ministero del Sud, sembrerebbe condizionata dall’interferenza di multinazionali enormemente più grandi di Acquedotto Pugliese, anche venti volte, che hanno come unico interesse il profitto, non certo l’acqua bene comune. L’Antitrust dovrebbe fare chiarezza, perché il parere negativo sulla legge regionale che consente l’ingresso dei Comuni nel capitale sociale di Aqp dando all’Aip anche l’opzione dell’in house providing è totalmente privo di fondamento giuridico, oltre che ripetitivo di tesi già smentite, come riteniamo verrà affermato dalla Corte Costituzionale. E interpreta quantomeno male il diritto UE che, come afferma il Consiglio di Stato, in materia di servizi pubblici locali non impone il mercato, ma solo il rispetto della concorrenza se si sceglie di andarci. Sorge allora il dubbio che l’AGCM stia tutelando un trust di grandi aziende private a discapito della gestione pubblica che ha sempre dimostrato di curare gli interessi della collettività con efficienza e solidità».
Domenico Laforgia
Il documento dell’Antitrust si basa sostanzialmente su tre aspetti: le presunte imposizioni della legge regionale all’Autorità idrica pugliese (Aip) e ai Comuni, la presenza “preponderante” della Regione nel capitale sociale di Aqp e il vincolo quantitativo del fatturato. «Tutte e tre le questioni – è la versione di Laforgia – sono prive di ragioni giuridiche, pretestuose e attengono tutt’al più alla sfera amministrativa, non certo costituzionale, rendendo inappropriato il ricorso alla Consulta». Così come per il presidente sono «totalmente destituite di fondamento» altre due questioni sollevate nelle scorse settimane dal Governo e riprese dall’AGCM: «La presunta immodificabilità dell’assetto proprietario di Aqp tra l’altro già avvenuto nel 2011 e assolutamente non precluso né dal decreto legislativo 141 del 1999 istitutivo di Aqp né nello statuto della società, e la censura sulla composizione del Comitato di controllo della società veicolo, poiché sarà pacificamente costituito nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale sul controllo analogo, quindi dagli enti soci».
Nessuna imposizione ad Aip e Comuni: «La legge regionale non affida direttamente il servizio né impone alcunché all’Autorità idrica pugliese. Mira esclusivamente a recuperare la possibilità, precedentemente preclusa, dell’opzione dell’in house providing, incentivando, senza imposizioni, l’ingresso dei Comuni pugliesi nel capitale sociale di Aqp». Per il presidente, i rilievi dell’AGCM sono quindi, «oltre che infondati, evidentemente pretestuosi poiché censurano una scelta di affidamento ad Aqp che, ad oggi, l’Autorità competente non ha ancora effettuato. Ciò dimostra, peraltro, che le censure al più atterrebbero alla pretesa illegittimità amministrativa dei futuri atti di affidamento che eventualmente facciano cattiva o erronea applicazione della legge stessa, e nulla hanno a che vedere con questioni di costituzionalità». Anche il rilievo della pretesa illegittimità della presenza preponderante della Regione, con l’80% delle quote, nel capitale del futuro potenziale affidatario, sottolinea Laforgia, «al più potrà attenere a profili squisitamente amministrativi degli eventuali provvedimenti dell’Autorità idrica pugliese e non inficia affatto la tenuta costituzionale della legge regionale». Inoltre l’AGCM – «incomprensibilmente», stigmatizza il presidente di Acquedotto Pugliese - esclude a priori che il socio Regione possa affidare ad Aqp, nell’ipotetica nuova configurazione di società in house pluripartecipata, al pari dei soci Comuni, servizi rispondenti alle proprie finalità istituzionali, nel pieno rispetto del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (art.4, comma 1, del D.lgs. 175/2016). «L’Antitrust – prosegue Laforgia - non considera che in base al riparto di competenze previsto dall’art.117 della Costituzione, alle Regioni spettano i compiti inerenti il governo del rispettivo territorio e la tutela della salute e che in base al Codice dell’Ambiente (D.lgs. 152/2006) la Regione ha piena competenza su materie come la tutela e sulla pianificazione delle risorse idriche. La partecipazione della Regione al capitale sociale di AQP è giustificata inoltre dal ruolo di ente esponenziale della collettività regionale e del complesso dei relativi interessi e aspettative, riconosciuto anche dalla giurisprudenza costituzionale».
La sede di Aqp
Laforgia chiude il suo intervento con una stilettata all’Antitrust, il cui parere «è rilasciato in forma talmente assertiva da sostituirsi alla Corte Costituzionale ma senza aver realizzato alcuna istruttoria con contraddittorio né possederne le competenze e l’autorevolezza costituzionale» ed «ha costretto il Governo ad adire immotivatamente la Consulta» e soprattutto con una «opinione» che farà discutere: «vedremo presto qual è la multinazionale della quale si stanno proteggendo gli interessi perché è ormai prossima la loro discesa in campo e saranno chiari a tutti i legami».
Per i consiglieri regionali del M5S Marco Galante, Rosa Barone, Cristian Casili e Grazia Di Bari «l’acqua e la sua gestione devono essere pubbliche. Questa è sempre stata la nostra priorità e il motivo che ci ha spinti a votare la legge regionale con cui viene consentito all’Autorità Idrica Pugliese di scegliere l’affidamento in house del servizio idrico, dando ai Comuni la possibilità di entrare nel capitale sociale di AQP. Ora che la legge è stata impugnata dal Governo però è necessario intervenire immediatamente concordando gli emendamenti per evitare il determinarsi di una situazione di stallo controproducente, che metterebbe a serio rischio la gestione pubblica dell’acqua. Chiediamo al presidente della commissione Ambiente di procedere con la convocazione del segretario generale Venneri e dell’assessore Piemontese in modo da poter essere immediatamente operativi. Depositeremo anche la richiesta di un consiglio monotematico chiedendo la presenza di tutti i parlamentari pugliesi, perché è il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità».
A schierarsi a favore dell’esecutivo nazionale è il parlamentare tarantino di Fratelli d’Italia, Dario Iaia: «Ancora una volta al merito delle questioni, il centro sinistra risponde con la demagogia ed il populismo. La decisione del Consiglio dei Ministri e non di un singolo Ministro - continua l’on. Iaia - è la diretta conseguenza di un parere reso dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che, se gli improvvisati commentatori del Pd avessero letto, avrebbe impedito loro di fare le magre figure che invece stanno facendo, sia dal punto di vista politico che, soprattutto, giuridico. L’autorità Nazionale per la Concorrenza ed il Mercato e non il Ministro Fitto, nel proprio parere, ha rilevato una serie di gravi violazioni normative che non potevano essere ignorate dal Governo. A chi oggi, come al solito, attacca il ministro Fitto ricordo che, se Acquedotto Pugliese è in mano pubblica e la Regione Puglia rappresenta il suo maggiore azionista, è perché l’allora Presidente della Regione Puglia, Fitto appunto, si oppose alla manovra di vendita di AQP ad Enel da parte del Governo di centro sinistra guidato da D’Alema. Come sempre, il Partito Democratico ha la memoria corta. Inoltre, a chi ignora totalmente la giurisprudenza e non solo quella costituzionale, rammentiamo che già in precedenza la Corte Costituzionale si era pronunciata con una sentenza, la n. 62 del 2012, con cui era stata cassata una analoga legge dell’allora governatore della Puglia Vendola. Invito questi giuristi a leggerla. Quindi, nulla di nuovo sotto il sole. Il Governo si muove nella direzione della tutela dei cittadini e dall’altra parte vi è un sistema di potere che si mette di traverso per difendere i baracconi che tanto piacciono ad Emiliano».
"L'attuale Governo non è affatto contrario alla gestione pubblica delle reti idriche, anzi sfido chiunque a individuare qualche indizio che porti a ritenere il contrario, ma è evidente che la regolazione della materia e le modalità di affidamento del Sistema idrico integrato - anche in Puglia come nel resto d'Italia - debbano avvenire nel pieno rispetto della disciplina europea e nazionale, normative alle quali devono sottostare anche le leggi regionali".
Lo dichiara il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, in merito alla decisione di impugnare la legge della Regione Puglia sulla gestione del sistema idrico.
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