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29 Marzo 2024 - 06:15
L'agricoltura tarantina e la "questione idrica"
Invaso Pappadai. Due parole che per anni - decenni - hanno rappresentato il sinonimo per eccellenza di “opera incompiuta”. Il 2024 porterà la svolta? Dopo 30 anni il serbatoio artificiale Pappadai e il complesso Sistema Irrigazione Salento - costituito da condotte di adduzione e di distribuzione per uso irriguo - verranno messi in esercizio, grazie al piano di investimenti cofinanziato con il Programma Operativo Complementare 2014–2020 per complessivi 6 milioni di euro. Una vicenda, quella del Pappadai, che si trascina da decenni: se ne parla infatti dagli anni ‘80, con l’equivalente stimato di centinaia di milioni di euro già spesi, per un impianto mastodontico situato nell’area di Monteparano, mai entrato in funzione. Un’opera idraulica tra le più grandi d’Italia, più volte data per prossima all’apertura. Nelle scorse settimane un passaggio fondamentale, vito che è stata avviata la procedura di gara per l’affidamento dei lavori “Intervento di ottimizzazione e recupero funzionale delle opere, degli impianti e delle apparecchiature dell’Invaso Pappadai” e “Intervento per il recupero funzionale delle opere ed impianti facenti parte del sistema Irrigazione Salento”, che saranno eseguiti per conto del Consorzio di Bonifica Centro Sud Puglia. Lo scorso 22 febbraio era stata InnovaPuglia SPA a pubblicare l’avviso di indagine di mercato preordinata all’individuazione degli operatori economici da invitare alle procedure negoziate senza bando, per l’affidamento dei lavori. L’”Intervento di ottimizzazione e recupero funzionale delle opere, degli impianti e delle apparecchiature dell’Invaso Pappadai”, con importo lavori di 1.319.069 euro, riguarderà la manutenzione e il ripristino di tutte le apparecchiature elettromeccaniche dell’Invaso Pappadai e ciò consentirà, durante il periodo invernale, di accumulare nell’invaso una riserva di circa 19.900.000 metri cubi di acqua. L’“Intervento per il recupero funzionale delle opere ed impianti facenti parte del sistema Irrigazione Salento”, di importo lavori di 2.308.963 euro, riguarderà la manutenzione e il ripristino delle apparecchiature elettromeccaniche presenti sui nodi e sulla condotta che partendo dall’invaso Pappadai giunge alla vasca di Sava, dove con la chiusura della condotta che servirà le aree irrigue del Sistema Irrigazione Salento, si consentirà l’accumulo dell’acqua dell’invaso Pappadai. La Regione Puglia ha, altresì, deliberato una variazione di bilancio per l’importo di 1 milione di euro per fornire un contributo straordinario per la gestione 2023 dei Consorzi di bonifica commissariati, integrativo del contributo finanziario a valere sull’art. 12 della L.R. n. 1/2017 finalizzato a fronteggiare i costi del personale e la gestione degli acquedotti rurali. La misura è volta a proseguire nell’azione di accompagnamento dei Consorzi commissariati alla vigilia della costituzione del Consorzio Unico, intervenendo in settori come quello della gestione della distribuzione di acqua potabile per consumo umano ed usi zootecnici, la cui valenza di utilità pubblica è riconosciuta, sebbene generi consistenti deficit economici a carattere strutturale.
L'invaso Pappadai
«Il completamento dell’invaso del Pappadai, per il quale sono state spese nel passato decine di milioni di euro da parte di Agensud e, successivamente, del Ministero dell’Agricoltura, rappresenta un risultato straordinario ed epocale per il futuro del sistema agricolo della Regione Puglia - ha commentato il presidente Michele Emiliano -. Il completamento dell’opera, finanziato con le risorse del Programma Operativo Complementare della Regione Puglia, e il successivo investimento per l’ammodernamento delle linee idriche per il trasporto dell’acqua nel sud della Puglia costituiscono un elemento di svolta che consentirà di apprezzare il risultato complesso, ma importante, della costituzione del Consorzio Unico, superando in prospettiva il lunghissimo periodo di commissariamento. Al contempo, la Regione, con una propria variazione di bilancio, ha deciso di erogare un contributo straordinario per far fronte alle obbligazioni del Consorzio, quale ulteriore elemento per il processo di risanamento in corso. In sostanza, si coniugano la conclusione di un processo annoso di risanamento e un programma ambizioso di investimenti che consentiranno sia la realizzazione di piani di bonifica che la distribuzione e l’utilizzo dell’acqua, elemento indispensabile per lo sviluppo del settore agricolo della nostra Regione».
«Due provvedimenti importanti – ha commentato l’assessore all’Agricoltura, Donato Pentassuglia - che compongono la strategia regionale, cui da tempo e con costanza stiamo lavorando per una gestione efficace ed efficiente della risorsa idrica in una regione, la nostra, a fortissima vocazione agricola. Gli interventi del serbatoio artificiale Pappadai e il sistema Irrigazione Salento, risultato anche di un percorso di confronto e ascolto con tutti i soggetti interessati, offriranno importanti vantaggi a tutto il sistema idrico salentino e al settore agricolo naturalmente. Per quanto concerne l’invaso del Pappadai, inoltre, sono in corso positive collaborazioni con l’Autorità Idrica di Bacino e con la Regione Basilicata per consentire il pieno funzionamento dell’invaso e la distribuzione dell’acqua nella nostra Regione».
Ma nel rapporto, vitale, tra acqua e agricoltura nel Tarantino si debbono registrare altre pesanti criticità.
«Apprendiamo con soddisfazione la notizia che sono state avviate le procedure di gara per la riattivazione della diga Pappadai e del sistema Irrigazione Salento, con la possibilità di invasare circa 20 milioni di metri cubi di acqua. Nel frattempo però restiamo in attesa di novità circa una serie di interventi, da tempo invocati, utili al territorio della provincia di Taranto»: è stata l’area Due Mari di Cia Agricoltori Italiani di Puglia a tornare a sollecitare gli enti preposti, chiedendo a gran voce interventi concreti sul versante occidentale della provincia di Taranto.
Diverse le criticità lamentate dagli agricoltori
«Chiediamo di ammodernare la rete del canale adduttore che dalla diga di San Giuliano (in Basilicata) porta l’acqua in Puglia fino a Palagianello» – ha chiarito la Cia – Si tratta di una infrastruttura vetusta, risalente agli anni ’60, mai ammodernata, scarsamente manutenuta e che oltre a far registrare diverse perdite lungo il percorso di circa 35 km, presenta tante criticità, come la modalità di vettoriamento delle acque a cielo aperto con tutte le conseguenze annesse e connesse. Inoltre, chiediamo il ripristino del prelevamento delle acque dal fiume Bradano per immetterle nella rete adiacente, che consentirebbe in caso di emergenza di avere una dotazione immediata di base di circa 200 litri al secondo; chiediamo la realizzazione di una vasca di recupero in zona Chiulli a Castellaneta, nei pressi della presa IV, per evitare lo spreco di acqua proveniente dalla diga di San Giuliano nei momenti di minore attingimento da parte degli utenti; chiediamo il monitoraggio e presa in gestione degli impianti di produzione delle acque reflue ottenute dai vari depuratori presenti sul territorio (ad esempio Castellaneta, Ginosa) per immettere le stesse, ove possibile, negli impianti consortili; chiediamo il censimento dei pozzi esistenti ed inutilizzati di Acquedotto Pugliese e la richiesta di uso degli stessi per immissione di acqua nelle condotte consortili dove non vi sono alternative valide per l’irrigazione dei campi; infine, chiediamo il monitoraggio di tutta la rete degli acquedotti rurali con relativa riparazione delle perdite esistenti e di valutare l’opportunità di ridimensionare ed adattare il vecchio progetto fiumicello per accumulo di acqua. Purtroppo – ha proseguito la Cia – continua il silenzio da parte di tutti gli enti preposti e della politica anche rispetto ad una delibera CIPE mai revocata (la numero 55 del 2014 e successiva rimodulazione del 9/04/2015). La delibera stabiliva di assegnare risorse pari a 8.192.000 euro per la realizzazione di un invaso nel versante occidentale della provincia di Taranto, precisamente nel territorio di Castellaneta. Tali risorse giacciono inutilizzate presso il Ministero per carenza di progettualità e a nostro avviso, previa autorizzazione del ministero stesso, potrebbero essere utilizzate proprio per gli interventi da noi descritti».
Che l’acqua sia un bene più che prezioso è testimoniato dal fatto che, a livello globale, la carenza idrica riguarda già un miliardo di persone, che saliranno a 1,7-2,4 miliardi nel giro di 30 anni (dati Onu). Per sensibilizzare l’attenzione sulla crisi idrica mondiale – siamo infatti decisamente lontani dall’obiettivo numero 6 per lo Sviluppo Sostenibile, ovvero acqua e sanità per tutti entro il 2030 – la Treccani ha realizzato, in occasione della scorsa Giornata Mondiale dell’Acqua, un libro unico nel suo genere: “La Promessa della Madre - Dall’Appennino al Mediterraneo, viaggio tra i paesaggi e le opere dell’Acquedotto Pugliese”, fotografie e diario di viaggio dello scrittore e fotografo Carlos Solito. L’opera è stata presentata a Roma nella sede di Treccani.
Domenico Laforgia e Carlos Solito
Un viaggio affascinante, attraverso i luoghi dell’Acquedotto Pugliese e gli oltre 33mila chilometri della sua rete, che serve più di 4 milioni di persone; un racconto che svela il prezioso tesoro d’acqua dalle sue lontane sorgenti in Irpinia fino a raggiungere capillarmente ogni angolo della siccitosa Puglia.
Con l’avvio lavori nel 1906, quella dell’Acquedotto Pugliese è un’opera ingegneristica dal valore storico inestimabile, che percorre i luoghi più suggestivi di più di una regione e dove in Puglia è divenuta sinonimo stesso di acqua e, quindi, di vita. Le fotografie e i testi di Carlos Solito guidano il lettore alla scoperta delle più iconiche e importanti bellezze naturali e opere d’ingegneria idraulica dell’Acquedotto Pugliese, dalle sorgenti Sanità e del Basso Calore a Caposele e Cassano Irpino. Dal cuore dei monti dell’Irpinia, in pieno Appennino Campano, tra vette calcaree, altipiani carsici e boschi millenari, la possente opera ingegneristica punta a est, verso Bari e il Mediterraneo, percorrendo una varietà di luoghi suggestivi tra Campania, Basilicata e - soprattutto - Puglia. Un viaggio dal sapore biblico durato mesi che già dai primi passi è una vera e propria esplorazione, cominciando dalle pance dei monti Picentini tra voragini e grotte attraversate da fiumi sotterranei (le vere e proprie fabbriche degli acquiferi carsici). Successivamente il tracciato - ideato e realizzato dallo scrittore e fotografo pugliese - sale e scende per montagne, si addentra in valli teutoniche, si perde in selve ombrose nelle quali sprofondano antri oracolari e caverne decorate da stalattiti e stalagmiti, per poi ritrovare il percorso giusto tra borghi medievali, turriti manieri federiciani, fiumi e cascate schiumose, soleggiate distese di grano, candidi centri storici tinti con latte di calce, fino a Santa Maria di Leuca dove l’acqua madre “partorita dall’Appennino” si ricongiunge al Mediterraneo. Un itinerario continuamente punteggiato da monumentali ponti canale (ma anche gallerie, trincee, sifoni, impianti di sollevamento, invasi, torrini piezometrici, le immancabili fontanine in ghisa, i palazzi d’ispirazione romanica) e impianti moderni. L’Acquedotto Pugliese vuole del resto rappresentare un esempio virtuoso di tutela e sviluppo della risorsa idrica a beneficio delle comunità, attraverso una rete a sei diversi schemi interconnessi, che rimane un unicum per complessità nel panorama nazionale ed europeo. Restano necessari costanti interventi innovativi di efficientamento dell’infrastruttura, con l’obiettivo di tutelare l’acqua, limitare i consumi energetici e preservare l’ecosistema. Ancora, non si può trascendere dalla mappatura costante dei rischi climatici e da investimenti pluriennali. Da parte sua AQP punta alla salvaguardia dell’oro blu attraverso ampi programmi di riuso e recupero, ma anche tramite l’individuazione di nuova acqua per il futuro.
“La Promessa della Madre – ha dichiarato Massimo Bray, direttore generale della Treccani – non è soltanto un’opera d’arte ma anche una testimonianza del valore sociale della nostra missione: valorizzare i tesori più preziosi dell’Italia e sensibilizzare l’opinione pubblica sui grandi problemi del mondo contemporaneo, come la scarsità dell’acqua”. Secondo Domenico Laforgia, presidente di Acquedotto Pugliese, “con immagini spettacolari e maestria narrativa, Carlos Solito guida il lettore attraverso un percorso in cui l’acqua emerge come simbolo tangibile di storia e di un patrimonio ingegneristico unico. Un’opera storicamente votata alla tutela dell’ambiente ma anche alla cultura economica e sociale di un luogo. Questo libro illustra e rivela il legame profondo tra l’acqua, la terra e gli abitanti della Puglia e rende onore alle persone che da oltre un secolo si prendono cura dell’Acquedotto Pugliese. Grazie a Treccani per il magistrale lavoro editoriale”.
Il viaggio de La Promessa della Madre racconta una storia che, con l’arrivo dell’acqua, ha dato il via al riscatto della Puglia. “L’ultimo secolo di storia di questa terra – ha commentato Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, che di AQP è azionista unico – è intrinsecamente legato all’Acquedotto Pugliese. L’arrivo dell’acqua ha prima liberato la nostra gente da sete e malattie e poi generato sviluppo, fino a portarci a essere un modello per il Paese e il Mediterraneo. Acquedotto Pugliese oggi è servizio di qualità, tutela dell’ambiente e persino turismo. Basta pensare alla Ciclovia dell’acqua. E quello che ci rende più orgogliosi è che tutto questo è un patrimonio di tutti i pugliesi, la dimostrazione che il pubblico può e deve funzionare”. “Questo libro è il risultato di numerosi incontri, riflessioni, sogni che non sono mai abbastanza. È iniziato quando da bambino presi a chiedermi da dove venisse l’acqua della fontanella di ghisa del Quartiere delle Ceramiche a Grottaglie ed è proseguito quando, tre anni fa, ho deciso di compiere fisicamente il viaggio dell’acqua attraverso le opere dell’Acquedotto Pugliese”, ha dichiarato l’autore Carlos Solito. “Dall’Appennino al Mediterraneo, dalle sorgenti del Sele - in Irpinia - a Santa Maria di Leuca, mi sono fatto testimone di un verbo primordiale, colmo di riflessivi silenzi che contemplano antichi segreti e comuni verità, quelle dell’acqua, la Madre delle madri”.
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Testata: Buonasera
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