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Il focus
16 Aprile 2024 - 06:15
Il Boeing 787 - foto dal sito di Boeing
Quanto possono incidere, nel Tarantino, le difficoltà vissute da un gigante dell’economia americana e mondiale? Risposta: moltissimo, se quel gigante si chiama Boeing e uno degli stabilimenti produttivi più importanti del territorio, quello Leonardo a Grottaglie, è legato con una monocommittenza proprio all’azienda statunitense. Una fase di stallo, quella vissuta in Puglia, dettata dalla frenata dell’assemblaggio a Charleston del B787, con Grottaglie che ha abbassato il rate produttivo e fermato le spedizioni delle fusoliere. Ma cosa è accaduto per arrivare a questa situazione? Il 7 aprile scorso la copertura del motore di un 737-800 della Southwest Airlines diretto a Houston si è staccata e ha colpito il flap dell’ala, costringendo l’aereo a rientrare all’aeroporto internazionale di Denver. Un incidente che spinge la Federal Aviation Administration a indagare sulla società.
Nell’audio registrato dal controllo del traffico aereo, uno dei piloti ha detto che “diversi passeggeri e assistenti di volo hanno sentito qualcosa di forte colpire l’ala”. In una dichiarazione alla Cnn, la compagnia aerea ha detto che non sono stati segnalati feriti tra i 135 passeggeri e sei membri dell’equipaggio, e ha assicurato che “attribuiamo la nostra massima priorità alla sicurezza dei nostri clienti e dipendenti”. Southwest ha detto che le sue squadre di manutenzione avrebbero esaminato l’aereo, che è partito alle 7:49 ora locale ed è tornato alle 8:15 dopo aver raggiunto un’altitudine di circa 10.000 piedi. L’aereo è stato ritenuto idoneo al volo nel maggio 2015, secondo i registri della FAA. Questa è solo una delle disavventure che hanno interessato gli aerei Boeing di diverse compagnie aeree negli ultimi mesi e che hanno indotto le autorità americane a indagare ed effettuare controlli di sicurezza. A gennaio su un volo dell’Alaska Airlines era esploso un finestrino in volo, ma per fortuna c’era stato un atterraggio di emergenza a Portland. Erano rimasti illesi, così, gli oltre 170 passeggeri e il personale di bordo. L’United Airlines aveva dichiarato di aver trovato bulloni allentati su diversi Boeing 737 Max 9 durante le successive ispezioni sulla sua flotta di velivoli. A marzo un Boeing 737 Max era invece uscito fuori pista all’aeroporto di Houston finendo sull’erba mentre imperversavano forti piogge. Nei giorni precedenti erano stati segnalati problemi al sistema del timone.
Da parte sua, il produttore di aerei statunitense ha negato le nuove accuse di difetti di produzione che incidono sulla qualità dei suoi aerei. L’azienda ha respinto le critiche di un ex dipendente secondo cui alcuni aerei 787 Dreamliner avrebbero potuto avere una vita utile ridotta perché l’azienda aveva preso “scorciatoie” tecniche per accelerare la produzione. Un portavoce della Boeing ha sottolineato che le accuse erano errate ed erano già state indagate dalla Federal Aviation Administration degli Stati Uniti. “Queste affermazioni sull’integrità strutturale del 787 sono imprecise e non rappresentano il lavoro completo che Boeing ha svolto per garantire la qualità e la sicurezza a lungo termine dell’aereo”, ha affermato Boeing in una nota. L’azienda si trova ad affrontare nuove domande pubbliche sulla sua supervisione della qualità dopo che le accuse sono venute alla luce. Il controllo della qualità presso Boeing è stato al centro dell’attenzione dopo l’incidente avvenuto a gennaio quando come detto poco dopo il decollo un pezzo della fusoliera di un Boeing 737-9 Max praticamente nuovo della compagnia aerea americana Alaska Airlines si è rotto. Secondo le prime indagini, l’autorità investigativa sugli incidenti Ntsb presuppone che nella sezione della fusoliera mancassero quattro bulloni di fissaggio. È noto che il frammento della fusoliera, un tappo della porta, è stato rimosso presso lo stabilimento della Boeing per la manutenzione e poi reinserito.
In questo annus horribilis, il 9 marzo scorso John Benett, ex dipendente della Boeing balzato alle cronache per aver sollevato preoccupazioni sugli standard di produzione dell’azienda, è stato trovato morto. Barnett aveva lavorato per Boeing per 32 anni, fino al suo pensionamento avvenuto per motivi di salute nel 2017. Qualche giorno fa aveva testimoniato in una causa contro la società, che si è detta “rattristata” dalla notizia della sua scomparsa. Secondo il medico legale, che ha datato la morte al 9 marzo, come riporta la Bbc, “il 62enne è deceduto per una ferita autoinflitta”.
Lo stabilimento Leonardo di Grottaglie
Dal 2010 Barnett aveva lavorato come responsabile della qualità presso lo stabilimento di North Charleston, realizzando proprio il 787 Dreamliner, un aereo di linea utilizzato principalmente su rotte a lungo raggio. Nel 2019, Barnett ha dichiarato alla Bnc che alcuni lavoratori, definiti stressati, avevano deliberatamente montato sui velivoli componenti che non rispettavano gli standard qualitativi di produzione. Barnett aveva anche affermato di aver individuato sugli aerei dei problemi importanti nei sistemi di gestione dell’ossigeno, spiegando che avrebbe potuto non funzionare, in caso di emergenza, una maschera respiratoria su quattro. L’ex dipendente aveva quindi sollevato preoccupazioni sul processo di assemblaggio, definito “affrettato” e che la sicurezza dei velivoli fosse compromessa. Accuse che Boeing ha sempre rispedito al mittente.
Il 25 marzo, l’amministratore delegato di Boeing, Dave Calhoun, ha annunciato che lascerà il suo ruolo. Il suo incarico ha ora una scadenza precisa, la fine del 2024. Sono le conseguenze dell’ennesimo incidente di una lista diventata troppo lunga, che vede il colosso americano dell’aviazione al centro di problemi di sicurezza ormai da anni.
Il segnale di una svolta non più rinviabile, ha scritto Fabio Insenga su adnkronos.com. Non solo per una evidente crisi di reputazione ma anche, e soprattutto, perché per salvare Boeing ora serve una discontinuità netta, di fronte alla sfiducia del mercato che vale una sentenza. Calhoun ha trascorso 10 anni nel consiglio di amministrazione, prima di assumere il ruolo di amministratore delegato nel 2020. Le sue doti più riconoscibili, le capacità operative, uno stile di comunicazione semplice e una solida esperienza di gestione delle crisi, non bastano più. C’è un intero progetto, quello del 737 Max, che ha compromesso i rapporti con i principali clienti di Boeing, principalmente le grandi compagnie americane che avrebbero di fatto chiesto la testa degli attuali vertici. Non si parla infatti solo di ricostruire la reputazione dopo gli incidenti ma di ritrovare una credibilità industriale che rischia di essere definitivamente compromessa. Pesano infatti anche le ispezioni della Faa, l’ente federale Usa dell’aviazione, che hanno evidenziato centinaia di anomalie nelle linee di produzione, scrive ancora Insenga. La pressione dall’esterno, quella delle compagnie non più disposte a correre rischi, si è sommata a quella dall’interno, con una richiesta sempre più ferma ed esplicita di invertire la rotta con un nuovo corso manageriale. Anche perché la catena di incidenti nel tempo ha prodotto perdite ingenti, legate anche ai miliardi di dollari necessari per fronteggiare le inchieste federali. Le parole che ha scelto di usare Calhoun in una lettera ai dipendenti, “l’incidente sul volo dell’Alaska Airlines è stato un momento spartiacque per Boeing”, descrivono una presa d’atto rispetto alla frattura che si è creata con il mercato, e si legano a quelle successive, “dobbiamo rispondere con umiltà e trasparenza”, e all’”impegno totale per la sicurezza e la qualità, a ogni livello della società”. Umiltà, trasparenza, impegno per la sicurezza e per la qualità che, evidentemente, non possono più garantire gli attuai vertici che, per il ruolo che hanno, pagano per gli errori commessi.
Tutto questo, come detto, ha prodotto un’onda lunga arrivata anche a Grottaglie. «Dopo i recenti accadimenti di oltre oceano, allo stabilimento Leonardo di Grottaglie, stiamo per ripiombare in una profonda crisi come quella del biennio 2021/2022, quando i carichi di lavoro impegnavano appena 300-350 addetti, a fronte dell’organico storico di 1.325 unità dirette più l’indotto» ha spiegato nei giorni scorsi a Buonasera Taranto Raffaele Bagnardi, già sindaco di Grottaglie. Qualche centinaio di dipendenti potrebbe essere mandato in trasferta, per altri si starebbe predisponendo la cassa integrazione. «Di fronte a questa nuova importante emergenza occupazionale, ho l’impressione che la politica e le istituzioni locali stiano giocando al silenzio o al sussurro, invece di aprire una immediata e seria interlocuzione con la holding, anche ricordando l’Accordo di Programma a suo tempo finanziato dalla Regione Puglia» ancora parole di Bagnardi per il quale «tre possono essere le linee di intervento risolutivo da trattare e praticare: una reale e non solo nominale diversificazione industriale, che attiri una giusta pluralità di commesse e che porti al completamento della filiera produttiva aeronautica (costruzioni, manutenzioni e smontaggio); l’ingegnerizzazione operativa di processo, che faccia andare gli impianti sul prodotto finito e occupi di fatto tutte le maestranze già specializzate; lo sviluppo dei necessari volumi produttivi, che diano economicità allo Stabilimento territoriale e ne mantengano la piena e stabile occupazione interna ed esterna. Finché non ci saranno queste tre chiarezze industriali e istituzionali, resteremo ancora in balia degli eventi e nelle braccia di una cieca “fortuna”».
Nei giorni scorsi le segreterie di Fim, Fiom, Uilm e le Rsu Leonardo Grottaglie Div. Aerostrutture hanno chiesto un incontro ai vertici dell’azienda, sottolineando proprio come all’interno dello stabilimento grottagliese “si sta aggravando l’effetto di congestione di fusoliere” a causa della “riduzione dei volumi produttivi della linea finale del Boeing 787 a Charleston”. La preoccupazione tra i lavoratori ed i sindacati c’è - e non poca. Il nodo - ha riassunto Davide Sperti, segretario generale della Uilm Taranto - resta quello della «monocommittenza e monocommessa produttiva» che rischia di ricreare una crisi come quella del 2018-2019. «Il mercato della Boeing sta scricchiolando di nuovo, siamo preoccupati che possa ripetersi quello scenario» dice infatti Sperti che invoca «chiarezza e trasparenza». «Negli anni» ricorda l’esponente della Uilm «con le nostre lotte abbiamo costretto Leonardo a non isolare la divisione aviostrutture e lo stabilimento di Grottaglie gettando il seme per la diversificazione produttiva, andando a esplorare terreni sconosciuti per leonardo come le start up e altri progetti legati al grande lavoro che la ricerca, l’Ingegneria di prodotto ed i lavoratori di Leonardo ha fatto con il Politecnico e le Università di Bari e Lecce. C’è stato comunicato che, come abbiamo richiesto, partirà anche a Grottaglie Aerotech Campus, progetto già avviato a Napoli con l’Università Federico II: ma serve una industrializzazione delle idee, per creare un’alternativa rispetto al Boeing 787. Anche le start up dipendono dal traino del mercato, e non ci sono investimenti previsti». «La missione di Grottaglie» ancora Sperti «non è fare gli artigiani: va bene le fasi prototipali, ma poi bisogna industrializzare e creare, all’interno del sito, un reale bilanciamento delle attività».
Lo stabilimento Leonardo di Grottaglie
Questa mattina, martedì 16 aprile, è in programma l’assemblea pubblica convocata dai metalmeccanici confederali in cui si parlerà della situazione dello stabilimento. L’assemblea si terrà a partire dalle 9.30 nello spazio antistante la portineria principale, alla presenza dei lavoratori diretti e dell’indotto.
Anche il consigliere comunale Vito Rossini ha voluto sottolineare lo «stato di preoccupazione degli oltre mille dipendenti dello stabilimento grottagliese: l’attesa ripresa del programma 787 continua a vedere ulteriori intoppi dovuti a molte variabili che negli anni si sono sommate, generando un vuoto lavoro preoccupante per il sito di Grottaglie. Le criticità tecniche sono la parte aeronautica che rallenta il programma. Tutto il resto è da ricercare nella totale assenza di lungimiranza e dalla totale mancanza di interesse politico degli amministratori locali e regionali». «Ad oggi le fusoliere del dreamliner rimangono l’unico vero business del sito grottagliese. Allo stato attuale il sito di Grottaglie ha visto perdere un centinaio di unità tra cessioni di manodopera presso altre divisioni e accompagnamenti anticipati alla pensione riducendo in maniera pesante il dato occupazionale. Della rimanente parte nel sito sono circa 200 le maestranze che prestano manodopera in trasferta in altri siti della divisione aerostrutture».
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