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Il caso Boeing

Leonardo Grottaglie e l'onda della crisi che viene dall'America

Le difficoltà del gigante USA e l'impatto in Puglia

Gli aerei prodotti nello stabilimento Leonardo di Grottaglie

Gli aerei prodotti nello stabilimento Leonardo di Grottaglie

Arriva sino a Grottaglie l’onda lunga delle difficoltà della Boeing. Le problematiche con le quali è alle prese il gigante americano, che vede tre suoi velivoli di punta - il B737, il B777 e il B787 - sotto verifica della FAA statunitense hanno ripercussioni di non poco conto sullo stabilimento grottagliese di Leonardo, in monocommessa Boeing. Una fase di stallo dettata dalla frenata dell’assemblaggio a  Charleston del B787, con Grottaglie che ha abbassato il rate produttivo e fermato le spedizioni delle fusoliere. Una congiuntura che sta determinando anche in Puglia forti incertezze sul futuro di centinaia di giovani occupati diretti, oltre che un clima di precarietà in molte imprese dell’indotto.

«Dopo i recenti accadimenti di oltre oceano, allo stabilimento Leonardo di Grottaglie, stiamo per ripiombare in una profonda crisi come quella del biennio 2021/2022, quando i carichi di lavoro impegnavano appena 300-350 addetti,  a fronte dell’organico storico di 1.325 unità dirette più l’indotto» spiega a Buonasera Taranto Raffaele Bagnardi, già sindaco di Grottaglie. Qualche centinaio di dipendenti potrebbe essere mandato in trasferta, per altri si starebbe predisponendo la cassa integrazione.

Raffaele Bagnardi

«Di fronte a questa nuova importante emergenza occupazionale, ho l’impressione che la politica e le istituzioni locali stiano giocando al silenzio o al sussurro, invece di aprire una immediata e seria interlocuzione con la holding, anche ricordando l’Accordo di Programma a suo tempo finanziato dalla Regione Puglia» continua Bagnardi. «Ancora oggi, tre possono essere le linee di intervento risolutivo da trattare e praticare: una reale e non solo nominale diversificazione industriale, che attiri una giusta pluralità di commesse e che porti al completamento della filiera produttiva aeronautica (costruzioni, manutenzioni e smontaggio); l’ingegnerizzazione operativa di processo, che faccia andare gli impianti sul prodotto finito e occupi di fatto tutte le maestranze già specializzate; lo sviluppo dei necessari volumi produttivi, che diano economicità allo Stabilimento territoriale e ne mantengano la piena e stabile occupazione interna ed esterna. Finché non ci saranno queste tre chiarezze industriali e istituzionali, resteremo ancora in balia degli eventi e nelle braccia di una cieca “fortuna”».

Nei giorni scorsi le segreterie di Fim, Fiom, Uilm e le Rsu Leonardo Grottaglie Div. Aerostrutture hanno chiesto un incontro ai vertici dell’azienda, sottolineando proprio come all’interno dello stabilimento grottagliese “si sta aggravando l’effetto di congestione di fusoliere” a causa della “riduzione dei volumi produttivi della linea finale del Boeing 787 a Charleston”.   

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