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Il Siderurgico
09 Aprile 2024 - 08:35
Operai dell'ex Ilva (foto d'archivio)
«Sappiamo che nessuno ha la bacchetta magica, ma servono segnali concreti per testimoniare davvero un cambio di passo»: il segretario nazionale della Fim Valeriò D’Alò, riaccende i riflettori sull’ex Ilva. «Chiederemo ai ministeri qual è il percorso che stanno studiando con i commissari al di là di quelli che sono stati gli incontri istituzionali. Chiediamo che ci venga spiegato nel dettaglio tutto ciò che è previsto per il rilancio del gruppo» dice il rappresentante dei metalmeccanici della Cisl. L’arrivo nelle casse di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria di 150 milioni di euro ha permesso ai commissari di «mettere mano al piano relativo alla manutenzione degli impianti di cui chiederemo a breve di essere messi al corrente» ma resta, tra gli altri, il nodo della cassa integrazione, scaduta a metà marzo.
Per Franco Rizzo (Usb) «è assolutamente indispensabile che il Governo convochi a stretto giro un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali al fine di individuare le migliori soluzioni per mettere in sicurezza i lavoratori. Dalle parole del ministro Urso si evince la volontà del Governo di andare a gara nel più breve tempo possibile, ma la necessità di tempo per recuperare la produttività persa era del tutto prevedibile; ci aspettiamo piuttosto ancora un paio di anni a basso regime. Quel che urge è la definizione di misure a tutela dei lavoratori».
«Il cambio di passo dal punto di vista dei lavoratori non c’è stato, c’è sicuramente un cambio nelle relazioni: ci si confronta, ma dopo il confronto bisogna andare alla realtà. O si comincia a fare davvero le attività che servono a mettere in sicurezza e rilanciare le produzioni in tutti gli impianti, oppure le nozze con i fichi secchi non si fanno» le parole pronunciate nei giorni scorsi dal segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma al termine dell’assemblea sindacale unitaria sul rinnovo del contratto di lavoro metalmeccanico, tenutasi a Genova. De Palma ha aggiunto che «senza soldi non si fanno né la messa in sicurezza né il rilancio della produzione e deve essere chiaro al governo e ai commissari che noi siamo qui per tornare a lavorare. Ma se costringono le persone a stare in cassa integrazione, la gente non può rimanere solo con l’indennità: si deve mettere mano al portafoglio per garantire la dignità delle persone». Davide Sperti (Uilm Taranto) sottolinea la necessità di tutele per i lavoratori dell’appalto siderurgico.
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