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L'intervista

«I negozi chiudono, il Comune pensa ad altro»

Il presidente della Confcommercio, Leonardo Giangrande, affronta i temi della crisi del commercio: Comparto 32, desertificazione del Borgo, difficoltà di rapporto con l'amministrazione comunale

Leonardo Giangrande

Leonardo Giangrande

La crisi del commercio, il ritorno dei progetti sul comparto 32, la desertificazione del Borgo, la difficoltà di rapporto con l'amministrazione comunale. Ne abbiamo parlato con Leonardo Giangrande, presidente della Confcommercio.

Presidente, cominciamo dalle ultime novità: il comparto 32. Il Tar ha dato ragione alla impresa che ha proposto il progetto per nuove strutture di vendita e il Comune non si è costituito in giudizio. Cosa ne pensa?

In principio era Sircom. Puntualmente le storie ritornano. A Taranto è in corso una pericolosa desertificazione. Solo al Borgo mancano oltre dodicimila persone. Avremmo bisogno di politiche per riportare la gente ad abitare il Borgo, dobbiamo riportare le aziende e far rialzare le saracinesche, insomma avremmo bisogno di ripopolare il Borgo. Invece si viaggia in un’altra direzione.

La domanda può sembrare banale: perché siete contrari a nuovi insediamenti?

Siamo contrari ad allargare la città perché aumentano costi e servizi. I costi della Tari, per fare un esempio, aumenterebbero e questi sono costi che ricadono sui cittadini. Per infrastrutturare nuove zone servirebbero strade, fogne, pubblica illuminazione, raccolta rifiuti, eccetera e non credo che Taranto possa sopportare questi costi.

Sostanzialmente cosa chiedete al Comune?

Noi vorremmo pari opportunità per le piccole imprese, senza favorire la grande distribuzione. Le piccole imprese sono il cuore pulsante di una città. Noi siamo difensori dei negozi di vicinato perché sono vita, assicurano servizi e decoro urbano, mantengono accese le vie della città. Continuando ad allargare i confini, tutta la città si impoverisce. Mi chiedo chi abbia interesse ad allargare ancora.

Sembra di capire che abbiate difficoltà di dialogo con l’amministrazione comunale…

Credo che l’amministrazione comunale sia impegnata su altri fronti. Ma come si fa a interloquire con chi cambia assessori ogni cinque mesi. Come si fa a pianificare il lavoro se ogni volta cambiano i punti di riferimento e bisogna ricominciare daccapo? Oggi non può esserci sviluppo senza pianificazione. Così è difficile programmare. Con questa amministrazione non vogliamo avere a che fare finché non cambiano alcune cose.

Cosa?

Devono darci risposte ad esempio sulla detassazione delle start up. Se un negozio chiude, il Comune da quell’esercizio non ricava introiti, quindi è interesse del Comune fare in modo che possano nascere e insediarsi nuove aziende. Nei mesi scorsi ricorderete che siamo arrivati ad occupare il consiglio comunale. In quella occasione presentammo al sindaco un pacchetto di proposte, ma da allora non è successo nulla nonostante una miriade di incontri. Questa amministrazione comunale è incapace di dare risposte. 

Il problema è solo del Borgo?

Niente affatto. Pensiamo alla Città Vecchia. Cosa è cambiato? Che fine hanno fatto i progetti del concorso di idee? In Città Vecchia servono opere di urbanizzazione. Se vogliamo fare turismo e diversificare l’economia, molto passa proprio dalla Città Vecchia, che è un unicum con il Borgo. C’è bisogno di decoro urbano, di pulizia in tutta la Città Vecchia, non solo in un tratto di via Duomo. La Città Vecchia è propedeutica allo sviluppo del Borgo, sono mondi che comunicano fra loro, sono degli attrattori naturali. Per tornare al Borgo, pensiamo al Palazzo degli Uffici: è così da anni. Non si può andare avanti così.

Intanto, basta farsi una passeggiata anche in via D’Aquino e via Di Palma per vedere tanti locali commerciali chiusi.

Vedo morire tante imprese, ho visto gente piangere, chiudono anche i negozi storici. Di fronte a questa situazione non si hanno risposte.

Perché secondo lei?

Perché non sanno cosa sono le imprese, altrimenti avrebbero dato risposte concrete. Del resto, basta vedere la compagine amministrativa: chi capisce qualcosa di imprese? Noi non vogliamo soldi, ma rigenerazione, collaborazione ai progetti, incentivare le imprese ad investire.

Cosa pensa del Documento strategico del commercio, criticato anche da altre associazioni?

Lo abbiamo criticato e bloccato. Ricordo che questa amministrazione intorno al nuovo stadio voleva realizzare novanta negozi e una piattaforma commerciale di quattromila metri quadrati. Noi abbiamo chiarito quali erano i nostri indirizzi: no all’allungamento della città e non al progetto della piattaforma commerciale intorno allo stadio.

Presidente, in tutto questo quadro il problema erano gli abbonamenti agevolati per i lavoratori che anche voi avete chiesto di abolire? Parliamo delle strisce blu, ovviamente.

Facciamo una premessa: siamo consapevoli che meno si paga per i parcheggi e più aumenta il potere d’acquisto dei lavoratori e quindi se un lavoratore può spendere di più, il commercio ne trae vantaggio. Ma in mancanza di spazio, serve incentivare la rotazione dei posti auto. Il problema di fondo però è un altro: non c’è idea di come creare condizioni per lo sviluppo. Non abbiamo mai visto un progetto su parcheggi e mobilità, sentiamo parlare tanto delle Brt ma non sappiamo ancora che tipo di apporto potranno effettivamente dare. Per i parcheggi sarebbero utili Caserma Mezzacapo e Stazione Torpediniere, ma anche qui nessuno dà risposte. Di fondo c’è l’incapacità di avere una visione.

Abbiamo parlato soprattutto di Borgo e Città Vecchia. Ma le periferie non se la passano meglio. Anzi…

Certo. La città cresce quando cresce insieme e le periferie non possono essere trascurate. Anche in questo caso c’è bisogno soprattutto di servizi.

Parliamo di turismo. I numeri non sembrano essere dalla nostra parte, nonostante le navi da crociera.

A proposito delle navi da crociera, l’anno scorso come Confcommercio abbiamo messo a disposizione alcune nostre operatrici e un gazebo all’ingresso del ponte di pietra per offrire ai turisti un punto di riferimento. Le crociere, però, non portano sviluppo nell’immediato. A parte i turisti che si fanno il giro in città e spendono nei nostri bar, ristoranti, negozi, il vero valore è quello che portano dopo. Penso a chi ritorna a Taranto, a chi non la conosceva ed esporta una immagine positiva della città, a patto sempre che trovi una città accogliente, decorosa, pulita. Questo è il vero valore aggiunto delle crociere. Poi quando parliamo di turismo, vorremmo sapere qualcosa sul piano delle coste invece niente anche in questo caso. Oppure pensiamo al Mar Piccolo: un complesso unico che potrebbe essere attrezzato con piste ciclabili, locali tipici. Tutte situazioni che porterebbero opportunità di lavoro.

Dal turismo all’industria: la crisi dell’indotto siderurgico. Le associazioni che rappresentano le imprese affermano che la loro vertenza riguarda tutta la città, perché se vengono meno gli stipendi viene meno anche la capacità di spesa e questo si rifletterà inevitabilmente sugli esercizi commerciali.

La crisi dell’indotto è per Taranto l’ennesima pugnalata. Dal 2012 sono passati ormai tanti anni e avremmo dovuto sviluppare altri percorsi. Forse qualche domanda ce la dobbiamo fare, forse è stato fatto poco per attraversare i cambiamenti e cercare altri mercati. Serve uno sforzo per andare oltre la “monomarca”. Da quando è nato il siderurgico non siamo stati bravi a creare un indotto intorno all’acciaio con imprese di trasformazione del prodotto. Certo, oggi è tutto più complicato perché soffriamo la concorrenza aggressiva di paesi che producono a costi molto più bassi. Ma dobbiamo avere l’onestà intellettuale di partire dall’autocritica. Quindi, siamo certamente solidali con le imprese dell’indotto, ma la solidarietà deve esserci per tutti.

Per concludere, la nuova Camera di Commercio. Ci sono un nuovo presidente e un nuovo consiglio camerale dopo anni di commissariamento. Cosa si aspetta da questo nuovo corso?

L’auspicio è che si possano finalmente affrontare i problemi di tutti i settori e non solo dell’industria.

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