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Servizi Sociali
29 Febbraio 2024 - 06:25
Il consiglio comunale (Foto di repertorio)
Diventa (anche) un caso politico quello relativo quota di co-partecipazione da parte dei fruitori del servizio ai costi per l’assistenza domiciliare integrata di ADI e SAD. «Mentre nei contesti normali i Comuni, attraverso i servizi sociali, accompagnano i cittadini più deboli provando a risolvere i loro problemi, a Taranto purtroppo succede il contrario. Numerosi cittadini in situazione di difficoltà, sia economica che sanitaria, fruitori dei servizi domiciliari del comune, stanno infatti ricevendo in questi giorni richieste di pagamenti immediati sulla quota di compartecipazione dei servizi domiciliari. E’ da circa un mese che stiamo chiedendo all’assessore ai servizi sociali, dottoressa Ficocelli, di porre fine al disagio che l’amministrazione comunale sta creando a tante cittadine e cittadini meno fortunati, ma finora non siamo stati ascoltati». A scriverlo, in una nota, sono i consiglieri di opposizione Gianni Liviano, Enzo Di Gregorio, Lucio Lonoce, Luca Contrario, Antonio Lenti e Mario Odone. «Per risolvere il problema abbiamo proposto da ormai circa un mese di innalzare il tetto della soglia isee di gratuità dei servizi da 2.000 euro all’importo massimo previsto dal regolamento regionale, di 15.000 euro e stiamo valutando con gli uffici la possibilità di presentare istanza di annullamento in autotutela della delibera di giunta numero 11 del 30 gennaio 2023 almeno per la parte che riguarda la partecipazione degli utenti ai costi dei servizi domiciliari. Non è più possibile aspettare e la pazienza che ci ha accompagnato finora, è finita vista l’assoluta incapacità di risoluzione, da parte del comune di Taranto, anche di questi problemi che impattano in maniera drammatica sulla qualità della vita delle persone più in difficoltà». Sul tema, gli stessi consiglieri hanno presentato una interrogazione urgente.
Ma dalla maggioranza fa sentire la propria voce il consigliere Goffredo Lo Muzio, che ricorda come «nel gennaio del 2023 il Consiglio Comunale di Taranto ha approvato il ‘Regolamento per l’Accesso al Sistema di Interventi e Servizi Sociali’ che definiva il nuovo quadro normativo comunale per l’assistenza domiciliare dei cittadini. Fino a quel momento tale servizio era stato gratuito per tutti, anche per coloro con redditi importanti, mentre il Regolamento Comunale introduceva la compartecipazione del cittadino alla spesa, in relazione al proprio reddito come risultante dell’attestazione Isee». «I consiglieri comunali Liviano, Di Gregorio, Lonoce, Contrario, Lenti, Odone, oggi all’opposizione, che scrivono comunicati stampa sull’argomento contro l’operato dell’Assessorato ai Servizi Sociali, strumentalizzando le fragilità, erano tra i firmatari di quel regolamento che fu discusso in commissione e poi approvato in consiglio comunale» dice Lo Muzio che definisce «lacrime di coccodrillo» quelle dei consiglieri che hanno presentato l’interrogazione, sottolineando come «la vicenda è sì politica, ma deve essere confortata da un punto di vista tecnico-giuridico-economico, perché l’Amministrazione Comunale parla attraverso atti ufficiali. Una cosa è certa: l’ascolto e la presenza continua sull’argomento da parte dell’assessore Ficocelli e del sottoscritto anche nelle Commissioni Consiliari promosse dalla Consigliera Patrizia Mignolo che pure sta collaborando per il raggiungimento degli obiettivi. Voglio rassicurare gli utenti del servizio circa il fatto che l’Amministrazione Melucci sta seguendo con la massima attenzione la situazione e che il servizio non verrà sospeso a nessuno. L’argomento è oggetto di quotidiane riunioni presso l’Ufficio Servizi Sociali, di accoglienza delle istanze dei cittadini, di apposite Commissioni Consiliari Servizi, di incontro con i Sindacati».
Ma qual è allora la strada che intende prendere il Comune? Per Lo Muzio si punta ad intervenire «su due fronti: da un lato individuare nuove misure di sostegno a questi cittadini, al di là della rateizzazione degli importi quantificati dalla Direzione; dall’altro modificare il Regolamento intervenendo sulla Fasce di reddito Isee per rendere meno onerosa la compartecipazione dei beneficiari del servizio, considerando le soglie di povertà nazionali. La situazione si evolve su vari fronti ed è necessario avere pazienza, dare la possibilità ai Dirigenti e ai Responsabili dell’Ufficio di operare con serenità e non sempre sotto pressione e sotto accusa. Occorre per tutti analizzare ogni elemento con la massima attenzione. Ci rendiamo conto che nel disagio e nella disperazione non si può chiedere pazienza agli utenti, troveremo delle misure ad hoc per aiutare queste famiglie, ma i lavori tecnici sono necessari ed imprescindibili in modo tale che la risposta sia finalmente unica ufficiale e risolutiva per venire incontro ai cittadini che vivono già un disagio e i lavoratori che li assistono».
Questo, mentre intanto si dicono «pronti alla mobilitazione» i cittadini che lunedì sera hanno partecipato all’assemblea promossa da Cgil e Uil proprio sul tema della quota di co-partecipazione da parte dei fruitori del servizio ai costi per l’assistenza domiciliare integrata. Dopo il parziale dietrofront dell’amministrazione comunale che si era detta disponibile a ritirare cartelle di riscossione a con pregressi anche mille euro, gli utenti sono stati costretti a fare i conti con la realtà, è quanto denunciato dai sindacati. «Conti veri e propri - dicono i referenti della Cgil e della Uil, Ronsisvalle e Eramo – Perchè quella variazione al Regolamento comunale, avvenuta senza nessuna interlocuzione con i sindacati, di fatto arriva su finanze famigliari già pesantemente compromesse dai “costi” imposti dalla fragilità. E il Comune che fa? Al posto di venire incontro ai suoi cittadini più “deboli”, continua a pretendere il pagamento di spettanze per circa 25.000 euro complessive (così come viene riferito in Commissione Servizi del Comune di Taranto): meno di tanti finanziamenti a pioggia allocati sul capitolo dell’intrattenimento».
Dunque la questione, per Cgil e Uil, non è solo economica ma anche di priorità politica nelle scelte che riguardano il governo del territorio. «Alla luce di questa situazione, con 350 famiglie e 60 operatori socio sanitari legati a doppio nodo a questa decisione politica è opportuno domandarsi qual’è la ratio, ma anche l’orizzonte ideale, il dna che questo ente continua ad avere sul fronte della giustizia sociale e dell’individuazione delle priorità» sottolineano ancora Ronsisvalle e Eramo. Per i quali «quelle richieste di pagamento vanno ritirate e va cambiato il regolamento comunale di accesso a servizi indispensabili per persone che misurano anche il grado di maturità e inclusione della comunità in cui vivono, dalla possibilità di rimanere dignitosamente cittadini. Se questo non accadrà il fronte si sposterà in piazza». All’Assemblea cittadina di lunedì, organizzata da Cgil e Uil, hanno partecipato anche i rappresentanti di molte associazioni del territorio.
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