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23 Febbraio 2024 - 06:15
Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto
Sedici contro sedici. Da una parte i sedici firmatari delle dimissioni davanti al notaio, dall’altra i sedici consiglieri che in qualche modo costituiscono la ipotetica maggioranza del sindaco Melucci. In mezzo la variabile di Luigi Abbate: il diciassettesimo, sia che lo si consideri fiancheggiatore della maggioranza, sia organico all’opposizione. Dopo quello che è successo, con il consigliere che rinunciando a dimettersi ha salvato Melucci, è più plausibile che Abbate finisca per garantire il diciassettesimo voto a Melucci.
Tuttavia si tratterebbe in ogni caso di una maggioranza dai numeri piuttosto fragili: difficile andare avanti così per lungo tempo. Uno scenario che negli ultimi giorni sta facendo prendere corpo all’ipotesi che il sindaco possa dimettersi dopo il 24 febbraio per poi ritirare le dimissioni entro i canonici 20 giorni. Un intervallo nel quale potrebbe tentare di rendere più coesa e più solida la sua maggioranza. In questo quadro di incertezze resta anche da valutare la posizione dei consiglieri Piero Bitetti e Stefania Fornaro che hanno sottoscritto le dimissioni ma che avevano anche annunciato che nel caso l’operazione non fosse riuscita, non avrebbero permesso un lungo commissariamento del Comune.
Intanto i gruppi del centrosinistra sbarrano la strada alla proposta di pacificazione lanciata da Massimiliano Stellato.
«Dopo quanto accaduto negli ultimi giorni – si legge in una nota congiunta di Pd, Con, Una Strada Diversa, Europa Verde, Movimento 5 Stelle e Psi - Melucci dovrebbe avere un sussulto di dignità e liberare la città da un clima di accattonaggio, opportunismo, improvvisazione e quindi perpetua e dannosa ingovernabilità. Melucci dovrebbe dimettersi, non per mendicare il sostegno dei singoli consiglieri utili solo per tirare a campare, ma per consentire ai cittadini di Taranto di tornare al voto quanto prima. Lo scenario, tanto inquietante quanto grottesco che vedrebbe una presunta “pacificazione“ in nome di superiori interessi della città, fondata su una maggioranza informe politicamente ed eticamente, e su una fantascientifica ipotesi di rientro delle forze di opposizione, è per noi impensabile ed impossibile».
«La sola intenzione di voler sopperire alle mancanze di una comitiva di consiglieri e assessori che hanno il solo obiettivo di rimanere incollati alla poltrona per uno stipendio, ignorando il degrado politico e morale che sta infliggendo alla città - proseguono i partiti di centrosinistra - sarebbe l’ennesimo schiaffo ai cittadini. Sarebbe un invito ai tarantini a non recarsi mai più alle urne, e favorirebbe un clima di forte disgusto verso la politica, legittimando l’antipolitica. Se il sindaco Melucci intende insistere, con accanimento terapeutico, a voler far vivere un’esperienza amministrativa e politica nei fatti già morta e sepolta, faremo una faticosa ma dura opera di opposizione politica e sociale, vicino ai bisogni delle persone, alle sofferenze di una città che chiede riscatto e invece si ritrova con una classe politica locale di saltimbanchi e usurpatori della volontà popolare. Non saremo mai complici di questo “scempio delle istituzioni” e ci rifiutiamo di essere conniventi di un sistema che calpesta il diritto sacro degli elettori ad essere rappresentati».
Ma non è tutto, perché nelle consultazioni per le imminenti elezioni provinciali, si distingue la posizione di Demos, che in consiglio comunale è rappresentata da Gianni Liviano.
«Apprendiamo per vie informali – scrive il segretario provinciale di Demos Bruno Pastore - che sarebbe stato convocato per oggi (ieri per chi legge, ndr) a Palagiano un incontro del tavolo del centrosinistra per discutere delle prossime elezioni provinciali. Non avendo ricevuto alcun invito, dobbiamo supporre che la presenza di Demos a quel tavolo sia considerata, del tutto unilateralmente, poco utile o addirittura irrilevante. La coalizione di centrosinistra farà sempre in tempo, seppure con un anno di ritardo rispetto ai nostri tempi, come già accaduto nella vicenda Melucci, ad accorgersi dei propri errori. Ne riparleremo tra un anno».
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