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La crisi del Siderurgico

Acciaierie d'Italia, nuove fermate. Tutti contro la Morselli

Le critiche di sindacato ed imprenditori all'amministratore delegato

Acciaierie d'Italia

Acciaierie d'Italia

La batteria numero 7 delle cokerie, impianti che alimentano col carbon coke gli altiforni dell’ex Ilva (in attività oggi c’è in realtà solo il 4), sta per essere fermata: a riportarlo l’agenzia giornalistica Agi, che cita fonti sindacali e sottolinea come la Uilm abbia chiesto un incontro “urgentissimo” all’azienda. Prosegue, insomma, la frenata dello stabilimento tarantino di Acciaierie d’Italia, che vive giorni ad altissima tensione.

Tanto il sindacato Fiom quanto l’associazione Aigi, che raggruppa gli imprenditori attivi nell’indotto siderurgico, si sono scagliati nelle ultime ore contro l’amministratore delegato di AdI, Lucia Morselli. Francesco Brigati, segretario generale di Taranto dei metalmeccanici della Cgil,  parla di «disastro senza precedenti che vede la complicità di tutti i governi che si sono succeduti in questi anni» e critica Morselli per quelle che definisce «scenette da teatrino», in riferimento all’incontro avuto dall’ad proprio con alcuni lavoratori delle ditte dell’indotto: «Non siamo sulla stessa barca» evidenzia Brigati «perché i lavoratori dell’appalto non prendono le loro spettanze retributive da mesi e tanti lavoratori continuano a sopravvivere con 1000 euro al mese di cassa integrazione per responsabilità che non sono di certo di chi ogni mattina con grande sacrificio continua a far marciare gli impianti».

Ma anche da Aigi ci si dichiara «perplessi e basiti rispetto all’atteggiamento assunto nella giornata di mercoledì scorso dall’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli  la quale, chiedendo ai nostri collaboratori di entrare in azienda, sembrerebbe non aver ben compreso le ragioni oggettive del dramma umano che si sta consumando dinnanzi alle portinerie».«Vorremo ricordare» si legge in una nota dell’associazione «che i collaboratori delle aziende dell’indotto da settimane presidiano le portinerie dello stabilimento siderurgico perché rischiano di perdere il posto di lavoro, perché rischiano che le aziende da cui dipendono cessino definitivamente di esistere a causa dei mancati pagamenti da parte della società di cui la dottoressa Morselli è il massimo rappresentante. Se qualcuno, dunque, intende spegnere la grande fabbrica con drammatiche conseguenze sul piano occupazionale e ambientale, la responsabilità non potrà essere certamente addebitata alle nostre imprese e ai nostri lavoratori. Una assunzione di responsabilità che manca tanto da parte della multinazionale quanto da parte del socio pubblico da cui ci aspettiamo uno sforzo maggiore al fine di traghettare la vertenza fuori dal limbo attuale».

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