Cerca

Cerca

La crisi del Siderurgico

Acciaierie d'Italia, le lacrime degli imprenditori

Tensione alle stelle intorno alla Fabbrica

Se fosse stato necessario un simbolo per rendere l’idea di quanto sta accadendo attorno all’ex Ilva, ieri è arrivato. Le lacrime dell’imprenditore dell’indotto Vladimiro Pulpo, che ha seguito all’uscita dello stabilimento i commissari di Ilva in as, Antonio Lupo e Francesco Ardito, alzando due “bidoni vuoti” - quello metaforicamente subìto nel 2015 e quello che potrebbe arrivare ora - rappresentano infatti il momento che vive non solo la Fabbrica, ma il variegato mondo che a questa è collegato. Le parole di Pulpo non hanno bisogno di commento. «Noi siamo uomini, abbiamo mantenuto in piedi il vostro stabilimento, noi con i nostri figli, i nostri operai, i nostri autotrasportatori. I soldi li abbiamo messi noi, non ci potete trattare in questo modo, non potete andare via e lasciarci così, è una vergogna Ho dedicato 40 anni a quest’azienda e questo il ringraziamento. Ma che stato di diritto è?».

Proprio l’ispezione dei commissari presso lo stabilimento di Taranto di Acciaierie d’Italia, dopo le segnalazioni dei sindacati che denunciavano il progressivo spegnimento degli impianti, si è interrotta bruscamente. «Non sono state date informazioni circa l’attuale produzione» e ai commissari sarebbe stato detto, «che la fornitura di dati relativi alle quantità di materie prime presenti in magazzino è esclusiva competenza del Cda», secondo quanto riferito da fonti. Successivamente, è stato chiarito che «è il consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia e non quello della Holding di Acciaierie quello che deve dare ai commissari dell’amministrazione straordinaria di Ilva le informazioni e i chiarimenti chiesti da questi ultimi in ordine allo stato degli impianti del siderurgico di Taranto». Parole attribuite a fonti vicine al dossier, precisando il ruolo di Invitalia, attualmente azionista pubblico di minoranza di Acciaierie, a proposito di quanto emerso nel corso dell’ispezione che i rappresentanti di Ilva in amministrazione straordinaria avrebbero dovuto fare nel siderurgico di Taranto.

In occasione dell’ispezione dei commissari, le imprese dell’appalto siderurgico hanno voluto dare vita ad un sit-in. «Vogliamo tutele sui crediti vantati dalle nostre imprese. Qui ci sono solo imprenditori dell’indotto. Abbiamo portato dei bidoni vuoti per far capire che Taranto potrebbe diventare la città dei due bidoni di Stato: uno nel 2015 e l’altro che si va materializzando nel 2024. Noi ci opponiamo fermamente e per questo abbiamo bloccato le nostre attività ormai da giorni. Voglio essere però fiducioso, penso che il governo si stia impegnando per far sì che questo non avvenga» la dichiarazione di Fabio Greco, presidente di Aigi.

Confartigianato, Casartigiani e CNA Puglia hanno diffuso da parte loro una nota congiunta: «apprezziamo la rapidità con cui il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto a tutela delle imprese coinvolte nella crisi di Acciaierie d’Italia, tuttavia le soluzioni individuate non sono in linea con le esigenze espresse dal vasto mondo produttivo che rappresentiamo». Secondo le tre associazioni di categoria, che hanno scritto ai Ministri Urso e Calderone, le soluzioni prospettate non solo comportano «la trasformazione di un giusto credito per un lavoro svolto nell’ennesimo debito verso il sistema bancario”, ma sono concretamente inattuabili con riguardo alle piccole imprese, che – spesso proprio a causa dei ritardati pagamenti – non hanno adeguati parametri di bancabilità». Occorre quindi «percorrere altre vie. La richiesta è innanzitutto di continuare a lavorare nella direzione dell’integrale pagamento dei crediti sospesi, perché per le imprese artigiane e le piccole imprese, i cui flussi finanziari prevedono di norma l’anticipazione delle spese, la perdita, la riduzione, la postergazione e o anche il semplice ritardo nell’erogazione di quanto dovuto significherebbero inevitabilmente chiusura, con tutto quanto ne consegue in termini economici e sociali. Confartigianato, Casartigiani e CNA Puglia ricordano che «come chiaramente emerso in maniera trasversale e condivisa tra tutte le parti sociali in questi giorni, non è possibile garantire la continuità produttiva dell’acciaieria senza salvaguardare le imprese dell’indotto e dell’autotrasporto che finora si sono sobbarcate – in condizioni tutt’altro che facili – l’onere di assicurare il funzionamento degli impianti, l’approvvigionamento di materie prime, la consegna dei prodotti in uscita e quindi, in definitiva, la vita stessa degli stabilimenti».

Ma ieri si è scritto un altro capitolo fondamentale dell’infinito romanzo dell’Ilva: il giudice delegato del Tribunale di Milano, Francesco Pipicelli, ha rigettato l’istanza di Acciaierie d’Italia contro l’amministrazione straordinaria e finalizzata ad ottenere una protezione rispetto ai creditori per avviare, in alternativa, la composizione negoziata della crisi. Nell’ordinanza del giudice si legge che è rigettata la domanda della ricorrente Acciaierie d’Italia “volta a inibire ad Invitalia di richiede al Ministro delle attività produttive - oggi Ministro delle Imprese e del Made in Italy - l’emissione del provvedimento di apertura dell’amministrazione straordinaria". Il giudice infine dichiara “manifestamente non fondata la questione di legittimità costituzionale” sollevata dai legali dell’azienda in ordine al decreto nella parte relativa all’amministrazione straordinaria.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori