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La crisi del Siderurgico

Tra ArcelorMittal e Invitalia prove d'intesa

Il futuro di Acciaierie d'Italia: trattative in corso

Arcelor Mittal

Arcelor Mittal

La data segnata sul calendario è quella dell’8 gennaio. Lunedì prossimo Lakshmi Mittal - o suo figlio e braccio destro, Aditya - è atteso a Roma per la firma del nuovo accordo tra ArcelorMittal, governo italiano e Invitalia, l’agenzia del Ministero dell’Economia, in merito alla governance (ed al futuro, soprattutto) di Acciaierie d’Italia.

Lakshmi ed Aditya Mittal

Un incontro ai massimi livelli dunque, già fissato, ma preceduto da un enorme punto di domanda: ci sarà, alla fine, un accordo da firmare? La risposta la si sta scrivendo in queste ore. Sono in corso infatti contatti e colloqui preparatori al prossimo, fatidico giorno 8. Come scrive infatti Michelangelo Borrillo sul Corriere della Sera «soltanto se l’intesa tra i due azionisti sarà ritrovata, l’8 gennaio un esponente della famiglia Mittal (il padre Lakshmi o il figlio Aditya) verrà a Roma per siglare il nuovo accordo. Perciò i contatti preliminari di questi giorni saranno fondamentali. A cominciare da quello tra l’amministratore delegato di Invitalia Bernardo Mattarella e il responsabile fusioni e acquisizioni di ArcelorMittal e componente del cda di Acciaierie d’Italia Ondra Otradovec». La base della discussione, sempre secondo il Corriere, sarebbe l’accordo di dicembre 2020: «Dopo che negli ultimi due mesi del 2023 l’assemblea dei soci non è riuscita a trovare intese su come risollevare Acciaierie d’Italia, l’ipotesi di incremento della quota di Invitalia dall’attuale 38 al 60% torna attuale. Ben vista dai sindacati, di certo si fa preferire a un’altra delle tre ipotesi rimaste in campo, quella del ricorso all’amministrazione straordinaria. La terza ipotesi è quella che si è tentato, invano, di perseguire a novembre e dicembre: l’iniezione di nuove risorse secondo le quote attuali dei soci di Acciaierie d’Italia: 62% ArcelorMittal e 38% Invitalia». Tra gli ostacoli al passaggio dello Stato in maggioranza, «la contrarietà del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, titolare del dossier ex Ilva».

Raffaele Fitto

Ad ogni buon conto, il passaggio di Invitalia in maggioranza «tecnicamente potrebbe avvenire con la conversione in capitale del finanziamento da 680 milioni di un anno fa, rimandando il cambio di governance alla prossima primavera», ma «non è l’unico nodo da sciogliere. C’è da capire, e anche in fretta» ricorda Borrillo «l’entità dell’aumento di capitale: 320 milioni — che servono per le esigenze di breve termine — o 1,320 miliardi di euro, considerando anche la copertura dell’investimento da effettuare per rilevare gli impianti da Ilva in amministrazione straordinaria. Invitalia propende per quest’ultima soluzione, ArcelorMittal per la prima, preferendo aspettare la quantificazione del prezzo di congruità che verrà stabilito per gli impianti, da rilevare entro maggio. Anche in questo caso va stabilita la ripartizione dell’impegno: secondo le quote attuali o quelle che probabilmente si concretizzeranno a breve? Di certo Acciaierie d’Italia ha bisogno di risorse subito, tanto che la tolda di comando Lucia Morselli (ad)-Franco Bernabè (presidente) avrebbe fatto capire che andrebbe bene anche qualcosa di meno (250 milioni, come se entrambi i soci si fermassero al 40%) purché arrivi subito».

All’orizzonte c’è il rischio del taglio delle forniture di gas, garantite - grazie al Tar - sino a mercoledì 10 gennaio, mentre Taranto aspetta di capire quale sarà la sorte della  “Grande Fabbrica”. Ribolle l’indotto: continua la protesta degli autotrasportatori di Casartigiani Taranto, supportata dalle associazioni datoriali quali Aigi e Confapi Taranto. Dall’assemblea svoltasi alla portineria C del siderurgico è emerso che la contestazione si protrarrà proprio fino a lunedì 8 gennaio, giorno in cui si terrà il confronto tra i soci di Acciaierie d’Italia. La protesta verrà sospesa durante la festività dell’Epifania, sabato 6 e domenica 7 gennaio, e riprenderà alle 7.00 del mattino seguente.

La stessa Casartigiani Taranto ha ritenuto dover inviare al Governo un documento in cui riassume le priorità e le esigenze del mondo dell’autotrasporto. A parere del sindacato degli artigiani tarantini “c’è una situazione di insostenibilità che va ormai chiarita e affrontata altrimenti una serie di piccole imprese che esprimono diversi posti di lavoro rischieranno di finire a gambe all’aria”; oggi, venerdì, una delegazione di autotrasportatori incontrerà il Prefetto di Taranto Paola Dessì.

Sul versante politico la vicepresidente regionale del Partito Democratico, la tarantina Francesca Viggiano, attacca duramente il ministro Fitto: «Ministro, da quanto non fa un giro a Taranto? È entrato nello stabilimento? Che idea si è fatto? I suoi collaboratori si sono per caso degnati di sottoporle le immagini della acciaieria che sputava fumo rosso nella giornata di ieri, 3 gennaio 2024? Può dirci che pensa di fare? Io credo che lei, caro ministro del Sud, a questa città non darà alcuna risposta. Con uno slancio di umiltà, consegni il dossier in mani più responsabili e decise, così che qualcuno possa prendersi cura di una città che ha già pagato carissimo in termini sanitari, ambientali e occupazionali. Come ha già fatto il presidente Emiliano, la scavalco e rivolgo alla Presidente Giorgia Meloni l’invito di togliere dal suo tavolo il dossier Ilva, che immagino giacere nella polvere da mesi ormai, e occuparsene lei personalmente».

A replicare a Viggiano il consigliere regionale di FdI, Renato Perrini: «Troviamo assurdo che a lanciare certe accuse sia la militante e vice presidente del Pd pugliese, il partito che in questi anni ha la colpa del disastro che è stato ereditato dal Governo Meloni: sono loro, compresi i loro parlamentari e gli alleati di coalizione, che hanno gestito tutta la vicenda dal 2013».

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