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L'intervento
03 Gennaio 2024 - 06:56
L'ex Ilva
Per giungere ad una soluzione del “dossier ex Ilva”, si stanno rincorrendo le voci e le ipotesi più disparate (comprese quelle che ne traguardano la chiusura, prospettando ciò che può definirsi una “decrescita felice” o quelle che ipotizzano uno “spezzatino”; tra gli stabilimenti interessati, alcuno dei quali da cedere all’attuale gestore quale risarcimento a fronte degli accordi, al tempo, conclusi dal Governo “Conte due” ancora non noti, come il più recente MOU).
Tutto questo mentre la recentissima notizia dell’acquisizione della US Steel da parte della Nippon Steel (preferita - a quanto si è letto - ad altri pretendenti, tra cui pare vi fosse anche ArcelorMittal), per un valore complessivo di circa 15 miliardi di dollari, dimostra quanto sia ritenuto profittevole la produzione (e, ovviamente, la vendita) di acciaio. Questo dovrebbe far riflettere quanto sia importante avere un quadro definitivo sulla situazione dell’ex Ilva, dopo oltre quattro anni di “gestione” prima di AMI e poi di ADI (tenuto conto anche delle dichiarazioni contraddittorie tra loro rese dall’AD di ADI). Questo, probabilmente, potrebbe richiedere del tempo, affinché possa essere successivamente condotta una “due diligence” con chi dovesse proporsi, in un auspicabile e non lontano futuro, come socio industriale e/o acquirente di tutto quanto - ancora oggi - è di proprietà dell’Ilva in AS. Preoccupano, perciò, quelle ipotesi che sembrerebbero prediligere soluzioni, alle quali starebbero peraltro lavorando persone che hanno rivestito e rivestono ruoli tra loro in contrapposizione sedendo - volta a volta o finanche contestualmente e nemmeno sarebbe la prima volta - dall’una e dall’altra parte del tavolo, che mirino apparentemente ad una recuperata italianità di una parte così rilevante dell’assetto industriale del nostro Paese.
Sia ben inteso non siamo concettualmente contro affinché questo possa avvenire (attraverso il contributo - però - di persone libere da “conflitti di interesse scevre dall’anelito di assurgere al ruolo di “eminenze grigie” di questa parte così importante della nostra siderurgia) ma, riteniamo sia doveroso manifestare la nostra preoccupazione per soluzioni che potrebbero sembrare “veloci e definitive” (e, quindi, politicamente apportatrici di consensi) per, poi, doverci - amaramente - ricredere, solo e soltanto perché non si sia valutato appieno l’utilizzo di strumenti vigenti (opportunamente e legittimamente integrati) che, mirando anche a dare le opportune e più ampie tutele ed offrendo un quadro di riferimento chiaro, consentano di traguardare un futuro stabile ed ambientalmente compatibile e, quindi, di complessivo sviluppo.
Michele Conte
Presidente pro tempore Federmanager Taranto
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