Notizie
Cerca
L'ex ministro
05 Dicembre 2023 - 06:25
Carlo Calenda
«La storia di Ilva è finita il giorno in cui Movimento Cinquestelle, Partito Democratico e Italia Viva hanno fatto saltare l’accordo blindato e vincolante per la cessione a Mittal, per 4,2 miliardi, esito di una lunga gara europea, cambiando ex post il quadro normativo con l’abolizione dello scudo penale. Il tutto è accaduto per compiacere la Lezzi, che controllava un gruppo di senatori Cinquestelle, dopo la sconfitta alle elezioni europee del 2019. Avevo chiaramente previsto all’epoca le conseguenze di tutto ciò. Per chi avesse voglia ci sono tonnellate di video, dichiarazioni e post». Così parla - anzi, scrive (su facebook) - Carlo Calenda, che attacca anche Matteo Renzi, leader del partito in cui ha trovato la sua nuova casa politiva il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci.
«Ciò che è accaduto dopo - scrive ancora Calenda su Fb - dalla minaccia di Conte della “madre di tutte le cause”; all’accordo successivo favorevole a Mittal ma con i soldi pubblici; al ripristino dello scudo penale; alle dichiarazioni di Zingaretti sull’acciaio green; a quelle di Renzi su “dovevamo vendere al mio amico Jindal” (che oltre ad offrire 800 milioni in meno oggi non riesce neppure a gestire Piombino che è grande un decimo), sono tutti necrologi post-mortem. A questo si aggiunge l’irresponsabilità di governatori e sindaci il cui pensiero si può riassumere in: Ilva chiusa, posti di lavoro salvi, soldi a pioggia da amministrare». Per Calenda, che fu ministro proprio nel governo di Matteo Renzi, «Ilva chiuderà, dobbiamo solo decidere quanti miliardi di euro pubblici metterci nel frattempo. Su questo poco si può fare. Ciò che invece si dovrebbe fare è riflettere sulla follia di questa storia. Ma non lo faremo. Quindi sbizzarritevi pure con gli alibi, le scuse, le richieste. La realtà è una sola: abbiamo una classe politica che non sa cosa sia l’industria e pensa di poterla usare come mezzo di propaganda politica. Godetevi i risultati» conclude il leader di Azione.
Rinaldo Melucci
Del Siderurgico ha parlato anche lo stesso Melucci, in occasione dell’annunciato matrimonio politico con Italia Viva: «Non si può negare come sulla questione ex Ilva, in tutti questi anni, da più parti spesso si sia speculato sulla disperazione delle persone, senza apportare alcun tipo di sostegno reale alla causa. Abbiamo assistito a formule sbrigative e fantasiose, inadeguate a risolvere la dicotomia che attanaglia questo territorio e che ha contrapposto a lungo la salute al lavoro. Mentre, l’Amministrazione comunale, nel perimetro dei pochi poteri riconosciuti dalla legge, è uno dei pochissimi soggetti che siano sistematicamente intervenuti, e con vigore, attraverso ordinanze sindacali, programmi, investimenti e numerose prese di posizione nette, anche innanzi ai giudici, provando ad incidere sulla rigenerazione urbana e ambientale, sul futuro socio-economico e, dunque, sulla necessità di diversificazione produttiva del territorio ionico. Perciò, dall’epoca del ministro Carlo Calenda, fino al Governo attuale, passando per altri dicasteri sulla carta guidati dal 2017 ad oggi da esponenti progressisti, si valuti correttamente la storia».
L'ex Ilva di Taranto
Ad intervenire pure Ubaldo Pagano, parlamentare di quel Partito Democratico abbandonato da Melucci per abbracciare proprio il movimento renziano: «Non stupiscono le recenti dichiarazioni sulla questione ex Ilva, visto che da troppo tempo si gioca a scaricabarile. La storia recente dell’ex Ilva e il disastro verso cui stiamo piombando partono da lontano. Anni fa si decise di cedere ad ArcelorMittal, malgrado la cordata alternativa, in cui peraltro era presente lo Stato con CdP, proponesse un progetto molto più rassicurante sotto il profilo ambientale. In molti hanno ridicolizzato per anni la prospettiva di decarbonizzare gli stabilimenti siderurgici mentre è diventata sempre più chiara la possibilità concreta di promuovere una transizione ecologica dell’acciaieria di Taranto».
Ubaldo Pagano
«Oggi per salvare la produzione di acciaio primario è indispensabile avviare la costruzione dei forni elettrici ma ArcelorMittal non ha nessuna intenzione di farlo. Allora a Calenda ed a tutti quelli che ne parlano chiedo: siamo d’accordo a che lo Stato se ne faccia immediatamente carico e ci metta le risorse per la decarbonizzazione oppure aspettiamo che chiuda per mettercene altrettanti in bonifiche e ammortizzatori sociali?», chiede il deputato pugliese.
Questo, mentre per Michele Emiliano la situazione dell’ex Ilva «è in stallo totale, non ci sono più i soldi per pagare le bollette del gas e siamo a un passo dall’abisso, la più grande acciaieria d’Europa che sta per essere buttata a mare dal governo italiano non per dolo, ma per totale incapacità». Parole pronunciate dal presidente della Regione Puglia a margine della riunione plenaria del Comitato europeo delle Regioni. «Adesso - ha aggiunto Emiliano - non resta che una forma corretta di acquisizione da parte del governo delle quote societarie per proseguire le attività, in una situazione che ha visto i sacrifici dei tarantini, del loro territorio e dei lavoratori a fronte dei miliardi versati a privati che non solo non hanno salvato l’Ilva, ma l’hanno precipitata».
Michele Emiliano
Quindi, l’attacco al rivale di sempre, Raffale Fitto: «Il ministro Fitto - l’affondo del governatore pugliese - ha bloccato la costruzione dei forni elettrici prevista nel Pnrr, poi come apprendo dai giornali ha firmato un patto con Arcelor Mittal, e ora siamo all’ultimo atto e la presidente del Consiglio si dovrà svegliare e rendersi conto che Fitto non è il ministro adatto a gestire sia i fondi europei che del Pnrr che di tutto il resto».
In mezzo alle parole della politica, a ricordare le criticità delle imprese dell’indotto è stata, nei giorni scorsi, l’associazione Aigi. «Una mancata immediata risoluzione della problematica di rilancio dello stabilimento siderurgico rischia di gettare nel baratro l’economia di Taranto e dell’intero territorio. Mancano poche settimane allo scoppio di quella che riteniamo una vera e propria bomba sociale. Le nostre imprese dovranno far fronte al pagamento di tasse, stipendi e tredicesime mentre attendono ancora, da mesi, la corresponsione degli insoluti avendo raggiunto un’esposizione finanziaria pari a 90 milioni di euro. Non si può più attendere. Chi non ha ancora compreso che la sopravvivenza della ex Ilva include la salvaguardia dell’indotto, probabilmente non conosce le dinamiche simbiotiche indotto-stabilimento e soprattutto non sa che la sopravvivenza degli impianti negli ultimi anni è frutto del sacrificio delle aziende locali che hanno continuato a fornire ricambi e manodopera altamente specializzata nonostante le difficilissime condizioni economiche», si legge in una nota diffusa dall’associazione.
I più letti
Testata: Buonasera
ISSN: 2531-4661 (Sito web)
Registrazione: n.7/2012 Tribunale di Taranto
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Piazza Giovanni XXIII 13 | 74123 | Taranto
Telefono: (+39)0996960416
Email: redazione.taranto@buonasera24.it
Pubblicità : pubblicita@buonasera24.it
Editore: SPARTA Società Cooperativa
Via Parini 51 | 74023 | Grottaglie (TA)
Iva: 03024870739
Presidente CdA Sparta: CLAUDIO SIGNORILE
Direttore responsabile: FRANCESCO ROSSI
Presidente Comitato Editoriale: DIEGO RANA