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Crispiano
18 Ottobre 2023 - 07:00
Il sindaco di Crispiano, Luca Lopomo
Si è appena concluso, a Crispiano, il Festival delle Cento Masserie: tre giorni per riscoprire radici e cultura rurale. Un evento che in realtà è la proiezione di una visione di sviluppo del paese. Ne abbiamo parlato con il sindaco Luca Lopomo.
Sindaco, a conclusione del Festival delle Cento Masserie, è possibile tracciare un consuntivo?
Possiamo sicuramente tracciare un ottimo consuntivo. C’è stata grande partecipazione e abbiamo affrontato i temi dello sviluppo di Crispiano. Temi che ci riportano alle nostre radici: dal brigantaggio alle masserie. Tutti temi che hanno rappresentato la vita del nostro territorio. Le masserie erano di fatto piccoli paesi nei quali si sviluppava la vita della comunità. Per questo successo devo complimentarmi con l’assessore Bagnalasta e con tutti i soggetti che hanno reso possibile questa iniziativa.
Masserie e civiltà rurale pososno essere chiavi di sviluppo per una economia turistica?
Mi piace sottolineare il messaggio di Carlo Petrini, fondatore dell’associazione Slow Food: “Se un territorio è felice, i turisti ne sono la conseguenza”. Ecco, la nostra chiave di volta è l’autenticità. In Puglia ci sono borghi molto belli ma non autentici: intendiamoci, sono attrazioni che funzionano, ma chi vuole apprezzare l’autenticità di un territorio viene qui, perché è qui che celebriamo l’offerta turistica lenta ed esperienziale. I cammini, le eccellenze enogastronomiche, il presidio slow food del pomodoro giallorosso: queste sono le nostre autenticità che piacciono ai turisti.
A proposito di autenticità, come possono essere valorizzati i prodotti locali, i prodotti della terra?
Crispiano è uno dei quarantatré Mercati della Terra in Italia insieme a Martina Franca. Si tratta di mercati fatti direttamente dai produttori con prodotti locali e stagionali ad un prezzo giusto. Il nostro mercato si tiene ogni seconda domenica del mese, una volta a Martina e un’altra a Crispiano. È tra i più apprezzati al mondo. È un esempio di come si possa fare rete. Crispiano è stato il primo comune pugliese ad aderire alla rete dei Comuni sostenibili e anche questa è una chiave di successo. Ricordo che Crispiano fa parte dell’area di crisi di Taranto e la riscossa passa dalla riscoperta della autenticità, dalla nostra agricoltura fiorente. Abbiamo una potenzialità turistica immensa, perché abbiamo tre requisiti fondamentali: l’accoglienza, il paesaggio, l’enogastronomia. E grazie anche alla centralità della nostra posizione geografica. La Rotta dei Due Mari, il cammino che attraversa la Puglia, ad esempio, insieme al Cammino materano sta riscuotendo grande successo. Arrivano anche dal Nord Europa per scoprire i nostri territori.
È quindi su queste direttrici che state costruendo le prospettive di sviluppo per Crispiano?
Nel Piano strategico che stiamo costruendo crediamo proprio nella valorizzazione della civiltà rurale, nelle radici, nella cura della terra e del creato, come ci sta insegnando Papa Francesco.
Ha citato l’area di crisi: qual è la sua opinione sulle difficoltà di sviluppo che incontra Taranto e sulla difficoltà a trattenere i nostri giovani?
Bisogna superare la monocultura industriale. A Taranto la monocultura industriale finirà quando finalmente ci saranno alternative per i giovani. I nostri ragazzi hanno meno stimoli a restare qui. La mancanza di università e di proposte lavorative serie spingono ad andare via. Io stesso ho un figlio che si è iscritto a ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino. Eppure a Grottaglie abbiamo il polo dell’aerospazio…
Quanto è difficile realizzare qui un modello di sviluppo sostenibile?
Il mondo viaggia verso la sostenibilità e noi siamo il posto ideale dove coltivare la sostenibilità: abbiamo il vento, il sole, una ricchissima biodiversità. E poi siamo al centro del Mediterraneo. Insomma, abbiamo un tesoro sotto i piedi, ma servono una classe dirigente e una intellighenzia adeguate a promuovere questa cultura.
A proposito di siluppo, come procede con i fondi del Pnrr?
Come Comune abbiamo intercettato 17 milioni, di questi la metà dal Pnrr. Riscontriamo le criticità di tutti i Comuni: abbiamo numerosi cantieri aperti e questo crea disagi, ma questa attività è il preludio ad una Crispiano rinnovata. Per quanto riguarda i cantieri comunali abbiamo quelli per la scuola: 4,2 milioni per la Mancini, un milione per la Cacace, 875mila euro per la Rodari. I lavori devono finire entro il 2026 e mi rendo conto che interferiscono con la vita scolastica, per questo stiamo valutando alcune soluzioni e abbiamo chiesto aiuto al Ministero affinché ci dia un supporto economico per affittare container e realizzare “scuole mobili”. Si tratta di soluzioni che hanno funzionato durante il Covid. Noi stiamo progettando una Crispiano più sostenibile, più bella, più accogliente. Voglio ricordare che nel 2018 non c’erano progetti da candidare a finanziamento, allora abbiamo intercettato 500 mila euro dal fondo regionale per la progettazione così abbiamo potuto realizzare i progetti per le scuole.
Parliamo dei Giochi del Mediterraneo. Anche Crispiano è coinvolta, sempre che questi Giochi si facciano per davvero...
Per i Giochi del Mediterraneo abbiamo fatto i compiti a casa e li abbiamo fatti bene. Nel 2020 dal Comitato Organizzatore ci furono chiesti i progetti e noi, grazie ai fondi del Cis, siamo entrati nel masterplan con il campo per il Tiro con l’arco (200mila euro) e con la palestra (150mila euro) per gli allenamenti delle squadre di pallavolo e pallacanestro. In Italia esistono solo tre impianti per il tiro con l’arco e nessuno al Sud. Abbiamo lavorato fianco a fianco con la Federazione nazionale e con il presidente della Federaizone regionale, Antonio Fusti, dell’associazione Arcieri dello Jonio di Crispiano. Nel nuovo masterplan è stato confermato il Tiro con l’arco ma non la palestra perché nel frattempo dai Giochi è stata cancellata la pallacanestro. I lavori dovranno partire entro il primo semestre del 2024.
Al momento, però, le incognite sui Giochi 2026 sono ancora troppe.
Se non si farà nulla ci dovranno rendere conto degli errori e della gestione. Se i Giochi non dovessero svolgersi saremmo pronti ad adire le vie legali per ottenere un risarcimento a fronte del lavoro svolto e per tutelare la nostra dignità, perché non farli sarebbe una vergogna, una macchia indelebile per la classe dirigente nazionale, regionale e provinciale.
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