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Basket in carrozzina
23 Giugno 2023 - 06:16
I Boys Taranto
Giuseppe Lomagistro, Vincenzo Micunco, Andreis Kirillovs (Lettonia), Rukavisnikovs Dmitrijs (Lettonia), Abdelkhalak Samadi (Marocco), Domingo Wilber Montano, Caicedo (Colombia), Flavio Pereira Cardoso (Brasile), Domenico Eletto, Domenico Latagliata, Marianna Roglieri, Francesco Gallipoli, Nicola Sansolino, coach Egidio L’Ingesso. Sono i magnifici 13 della Cisa Boys Taranto che hanno conquistato la serie A. Ma anche: Tonio Mignozzi, preparatore atletico, Diego Miccoli e Maria Teresa De Marzio, accompagnatori, Francesco De Fazio, addetto agli arbitri, Krol, meccanico, Donato Piccoli, direttore sportivo, Labellarte scorer. Quindi, 13 a sudare sul campo +7 a sudare per farli vincere.
Anche a Taranto, quindi, si potrà gustare la suggestiva aria di una serie A: è la serie A del Basket in carrozzina, quella della Cisa Boys Taranto. «Questa vittoria è dedicata alla mia famiglia!», sottolinea Domenico Latagliata. «Nel nostro team abbiamo tanti stranieri, etnie e religioni diverse ma da settembre, quando è cominciata questa nostra magnifica avventura, siamo stati presto un gruppo granitico, un gruppo di amici che ha aveva un sogno che oggi l’ha realizzato, vincendo 14 delle 15 gare giocando un gran bel basket». Domenico Latagliata, palagianese doc, cinquantenne da poco, animo e fisico sportivo, dedica il suo tempo anche alla promozione del territorio nella sua veste di consigliere comunale.
Domenico, quando sei stato costretto a sederti sulla sedia a rotelle, per poi voltare pagina e dedicarti a coltivare la passione del basket in carrozzina?
Ho avuto l’incidente stradale a novembre del 2000. Ovviamente, dopo un primo periodo di forte disagio psicologico, con l’aiuto della mia famiglia e dei miei amici, ho deciso di reagire e, manco a dirlo, nel 2002 ho scelto di cimentarmi in questa bella disciplina con gli amici di Taranto e dintorni. E’ stata una scelta davvero salvifica ed entusiasmante.
Un’impresa ed un movimento che meritano senz’altro questa passerella, non solo perché si parla della massima serie ma, sopratutto, per il profondo significato sociale che la società e la squadra del duo Latagliata/L’Ingesso promuovono nel tessuto della nostra città e del suo territorio.
“Quest’ultimo aspetto, forse, è il più importante - sottolinea il presidente Latagliata. Quanti ragazzi/e, giovani e meno giovani dopo aver subito un infortunio grave con conseguente menomazione, restano rinchiusi nel piccolo mondo della propria famiglia, nel proprio disagio socio-psicologico, contagiando anche i propri cari, precludendosi così qualsiasi altra aspettativa di vita? Sono tanti, ancora tanti! Invece, è quanto mai opportuno reagire alla disgrazia e poter riuscire a declinare la propria vita in una dimensione certamente nuova ma, forse proprio per questo, ancora più esaltante e ricca di significati ancora più profondi”.
“Torno ad alzare una Coppa dopo quasi quindici anni ed è un’emozione incredibile, pazzesca” il commento di coach L’Ingesso . “Ci abbiamo creduto sin dal primo pallone rotolato in palestra a Palagiano e ce l’abbiamo fatta credendo nei nostri mezzi”. Nella precedente estate, io e Domenico, ci siamo guardati e ci siamo detti: non credi che sia giunto il momento di scrollarci di dosso questa eterna serie B regionale e puntare alla serie A nazionale?
“Il solito sogno nel cassetto, che alla fine resta tale? E no, miei cari! Ci siamo, quindi, messi d’impegno a viaggiare in internet nel mondo del basket in carrozzina e non solo, ed a contattare tanti amici, vecchi e nuovi. In questa operazione è stato bravissimo Domenico. Il risultato è stato quello di formare un mosaico con i tasselli giusti e mentalità giusta. Così siamo riusciti ad ingaggiare quegli elementi stranieri che facevano al caso nostro per alzare l’asticella della qualità della chimica di gioco”.
Com’è composta la nuova serie A?
“Saremo in 12: Giulianova (campione d’Italia), Cantù, Santo Stefano, Firenze, Bergamo, Treviso, Porto Torres, Sassari, noi e Reggio Calabria. In attesa del ripescaggio di Santa Lucia”.
E veniamo all’ossatura della squadra per affrontare un campionato ancora più impegnativo.
“Un vero lungo, un pivot di stazza, un esterno con molti punti nelle mani e nella testa ed un play di esperienza, buona regia e, perché no, di punti, quando servono”
Egidio L’Ingesso, ex giocatore, ha sposato da tempo la causa dei ragazzi disabili e del basket in carrozzina. Ha fatto la gavetta per imparare bene l’arte dell’allenatore in una disciplina piuttosto difficile da gestire come il basket in carrozzina. Ora è allenatore nazionale e head coach.
“Un vero allenatore deve mettersi sulla carrozzina, prima lui, per dimostrare ai suoi allievi come si usa la carrozzina e come ci si destreggia con intelligenza in un gioco come il basket. Deve imparare a padroneggiare la sua carrozzina in movimenti continui, sempre con la massima attenzione agli sviluppi del gioco corale e ad affinare la sua capacità di tiro.
Come allenatore debbo sempre tener presente le graduatorie dei punteggi di disabilità, che vanno da punti 1 a punti 4,5, sommando quelli dei giocatori in campo, per un massimo di 14,5 totali, oltre naturalmente a saper leggere le inerzie della gara e degli avversari”.
Nel raffronto tra i due diversi modi di fare l’allenatore con l’altro dei “normodotati”, il confronto tecnico non regge?
“Non c’è paragone! Nel senso che nel nostro caso, risulta molto più difficile. Qualche tempo fa ho “sfidato” un coach di una squadra tarantina di B a mettersi in carrozzina ed a dirigere un allenamento. Risultato della prova? Perbacco, com’è più complicato!”
TONI CAPPUCCIO
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