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Bari

Gatto ucciso per un video social, il processo si chiude con la messa alla prova

Il Tribunale per i Minorenni di Bari dichiara estinto il reato dopo un percorso rieducativo di 7 mesi. LAV critica l’istituto, pur riconoscendone il valore per i minori

Spinse il gatto nella fontana di Alberobello

Spinse il gatto nella fontana di Alberobello

BARI - Si è conclusa con una sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato la vicenda giudiziaria legata alla morte di Grey, il gatto lanciato in una fontana con un calcio e lasciato morire nel gelo del gennaio 2024. Ieri, davanti al Tribunale per i Minorenni di Bari, si è svolta l’udienza finale di verifica dell’esito della messa alla prova richiesta dalla ragazza minorenne accusata del gesto, ripreso in video e poi diffuso sui social.

Il giudice ha ritenuto positivo il percorso svolto e ha quindi dichiarato estinto il reato. La LAV, presente a tutte le udienze attraverso il proprio legale, non ha potuto opporsi alla scelta della messa alla prova, trattandosi di un diritto riconosciuto agli imputati minorenni, ma ha ottenuto che il programma fosse strutturato in modo rigoroso. Il percorso, della durata complessiva di 7 mesi, è stato finalizzato all’analisi della personalità della giovane, al controllo delle emozioni, allo sviluppo dell’empatia verso gli animali e all’educazione al rispetto delle regole.

L’associazione animalista, pur prendendo atto dell’esito del procedimento, ribadisce una posizione critica sull’applicazione della messa alla prova nei reati contro gli animali. Secondo LAV, lo strumento può avere una funzione educativa nei confronti dei minori, ancora in fase di formazione, ma risulta inaccettabile quando applicato a imputati adulti responsabili di gravi episodi di violenza sugli animali. Per questo motivo, l’associazione aveva chiesto che la recente riforma sui reati contro gli animali, entrata in vigore lo scorso luglio, escludesse tale possibilità. Una richiesta rimasta senza esito.

Grey era un gatto libero che viveva nel centro di Alberobello. Il suo nome è diventato noto dopo che il video dell’aggressione, realizzato per ottenere visibilità online, ha iniziato a circolare sui social network. Le indagini hanno permesso di ricostruire la dinamica dei fatti e di individuare la responsabile, mentre la persona che filmò la scena, incitando la ragazza, non è mai stata identificata e nei suoi confronti la Procura minorile non ha esercitato l’azione penale.

La sede LAV di Bari, dove è attivo uno Sportello contro i maltrattamenti sugli animali, aveva presentato denuncia sia contro l’autrice materiale del gesto sia contro chi aveva ripreso il video.

«Questa vicenda – ha dichiarato Annarita D’Errico, responsabile LAV degli Sportelli contro i maltrattamenti sugli animali e legale che ha seguito il caso – si chiude con una sentenza che dichiara l’estinzione del reato, nonostante la morte deliberata di un animale per un effimero consenso sui social. Ci auguriamo che il percorso giudiziario abbia contribuito a far maturare una maggiore consapevolezza non solo nella giovane coinvolta, ma anche tra i suoi coetanei, sul peso delle azioni e sulle conseguenze che possono avere sulla vita di un essere vivente».

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