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L'analisi

Palestina, la politica delle parole: riconoscimenti inutili e il ruolo dell'Europa

Oltre 130 Paesi ONU hanno già riconosciuto la Palestina, ma la situazione non cambia. Israele mantiene il controllo militare sulle aree strategiche e avanza in Siria e Libano. L’Italia, divisa tra retorica e allineamento agli USA, rinuncia a ogni reale strategia diplomatica

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Bombardamenti a Gaza

TARANTO - Come ho cercato di spiegare nel precedente articolo che non è Trump ad avercela con gli europei, ma sono la grande maggioranza degli americani e che il vero motivo delle sue iniziative apparentemente strampalate sui dazi sono totalmente dettate dall’esigenza di reggere all’incredibile debito pubblico degli USA, 36.000 miliardi di dollari.

Quest’oggi andrò a rappresentare l’altro grande tema: la Palestina ed Israele.

Abbiamo assistito, in questi ultimi tempi, alle dichiarazioni di Francia, Spagna, Germania, Canada e Gran Bretagna di voler riconoscere lo Stato della Palestina nel prossimo settembre.

Bisogna, a tal riguardo, che si sappia che all’ONU su 193 delegazioni nazionali presenti ben 138 l’hanno già riconosciuto da anni. Nonostante ciò, tutto è rimasto lettera morta. Infatti, queste affermazioni di “grandi e sani principi” da quasi tutti condivisibili restano semplici e vani appelli che non smuovono alcunché sul piano concreto come ha ricordato lo stesso primo ministro palestinese, Mohammad Mustafa, la scorsa settimana all’ONU.

Se si analizza, allo stato dell’arte, la situazione geografico militare attuale abbiamo che la Striscia di Gaza è quasi totalmente nelle mani di Tel Aviv avendo ormai ridotto ai minimi termini Hamas.

Nella Cisgiordania i coloni, supportati dall’esercito israeliano, sono avanzati ed hanno occupato molto di quei territori.

Se andiamo al nord ovvero nel Libano meridionale troviamo che gli Hezbollah sono stati quasi totalmente eliminati ed Israele ne controlla militarmente buona parte al di là della quasi inutile forza ONU dal simbolico nome: peacekeeping. Nome apprezzato molto nell’Italia di oggi che vive di parole belle ma, purtroppo, insignificanti sul piano pratico ed operativo.

Per quanto riguarda, poi, il confine con la Siria gli israeliani occupano da decenni le alture del Golan, un territorio di circa 1.800 km quadrati. Negli ultimi tempi Israele ha occupato anche buona parte della “zona cuscinetto” che divideva il proprio confine da quello della Siria sulle alture del Golan. Israele ha inviato carri armati e truppe in particolare ad occupare il versante siriano del monte Hermon ad un tiro di schioppo da Damasco.

In tutto ciò la politica nostrana si divide, come al solito, sul nulla.

Da una parte il sedicente centro sinistra che urla ed esige, a gran voce, il riconoscimento dello Stato della Palestina che, come si è visto, è stato quasi totalmente riconosciuto all’ONU senza che queste prese ufficiali di posizione cambiassero qualcosa.

Dall’altro il sedicente centro destra che si dedica ad una semplice e pura “politica ancillare” nei confronti degli Stati Uniti senza comprendere che l’unico e praticabile spazio che avrebbe l’Italia sarebbe quello di mettere in scena un grande bluff. Quello di fingere di avvicinarsi, tatticamente, alla Cina e alla Russia per far preoccupare gli USA senza, però, arrivare ad un vero punto di rottura con loro. Solo in tal modo incomincerebbero a capire di avere a che fare con una nazione esistente, purtroppo è un sogno di mezza estate. 

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