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L'analisi
03 Agosto 2025 - 06:54
Donald Trump
ROMA - E’ ora di finirla con i tentativi di tirare per la giacchetta le dilettantesche interpretazioni sulle estemporanee uscite di Donald Trump che non è né matto e né sconclusionato. Tutti pensano che Trump ce l’ha con noi europei! Niente di più sbagliato! In Italia, soprattutto, non ci si documenta ma si applica la “narrazione” ovvero la rivisitazione riveduta e corretta della realtà documentale che avviene da decenni rimodellando la realtà alle proprie esigenze, condite anche da molta ignoranza, nel senso di mancata conoscenza.
La verità è che sono gli americani ad avercela con gli europei. Ovviamente parliamo degli “americani di dentro” non quelli che vivono a Los Angeles e a New York. Quindi è l’americano medio che ha una sua base di retorica per cui per lui gli europei sono: molto anziani, non sanno usare un fucile, sono rincoglioniti, credono che i sessi non esistono più ma che esistono i generi e che il pianeta stia finendo per una catastrofe ambientale procurata dal’uomo.
Queste convinzioni Trump le ha fatte proprie perché è quello che pensano più di 200 milioni di cittadini USA. Senza dimenticare l’aspetto economico per il quale gli europei si difendono militarmente a loro spese. In estrema sintesi Trump non ha fatto altro che raccogliere queste profonde convinzioni e farle sue.
Fatta questa storica e documentata premessa veniamo al vero nodo che si cela dietro l’apparente bagarre del “dazi” che ora ci sono, poi improvvisamente scompaiono per poi riapparire in forme aumentate o diminuite.
Dietro tutta questa canizza c’è solo il “debito pubblico” americano che a maggio era già oltre i 36.000 miliardi di dollari, pari a circa il 130% del PIL e che con l’approvazione del Big Beautiful Bill lo vedrà aumentare di altri 3.300 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Per fare un semplice confronto quello italiano che, come si sa, svetta in Europa è di soli, si fa per dire, di 3.053 miliardi di euro in tutto.
A queste sbalorditive cifre sul debito pubblico gli Stati Uniti hanno il problema fondamentale di ogni debitore ovvero convincere gli investitori che saranno in grado di pagare i loro debiti ma, soprattutto, convincerli ancora ad acquistare tutto questo nuovo debito con tassi di rendimento molto elevati. Per entrare sempre più nel merito in questi giorni il bond USA a 10 anni dava all’incirca il 4,42% sui suoi titoli, mentre quello tedesco quotava intorno al 2,67% poco più della metà degli americani, quello nipponico era ad appena all’1,52% e quello italiano al 3,57%.
Quindi l’interrogativo dei mercati è semplice e duro allo stesso tempo: “Gli Stati Uniti fra dieci anni saranno in grado di restituire quello che gli stiamo ora prestando?” e, per convincerli, non resta che aumentare i rendimenti. Inoltre, da inizio anno, il dollaro americano si è svalutato di circa il 12% sull’euro comportando una caduta su tutti i fronti finanziari per Washington.
Il debito degli USA è detenuto per circa il 30% dai Paesi dell’UE, il 12% è nelle mani di Tokio ed oltre il 9,0% in mano a Pechino. Tutto ciò preoccupa gli americani e Trump che potrebbero vedere il rischio di una de dollarizzazione sul piano mondiale oltre ad una conseguente crisi della loro geopolitica.
Anche dall’interno si sono alzate voci autorevoli come quella di Jerome Powell, presidente della FED la Banca Centrale americana, che teme fortemente il fatto che in queste condizioni il mercato obbligazionario non tenga più aprendo una crisi enorme da cui non potrebbero più uscire vivi.
Dietro alla obiettività dei numeri c’è la vera guerra planetaria che Trump, come Biden ed altri prima, devono continuare a combattere con l’altra unica e vera grande potenza: la Cina.
Essendo queste le reali situazioni fanno sempre più ridere amaramente i litigi da comari di ballatoio che i nostri sedicenti politici continuano a fare.
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