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Ex Ilva
05 Agosto 2025 - 15:23
Adolfo Urso
TARANTO - La partita sul futuro dell’ex Ilva entra in una fase decisiva. Domani, mercoledì 6 agosto alle 11, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy riunirà per la prima volta il Comitato tecnico incaricato di valutare la realizzazione, nell’area portuale di Gioia Tauro, di un polo DRI (Direct Reduced Iron). Si tratta di un impianto destinato a produrre preridotto, materia prima strategica per la siderurgia “green”, e ad assicurare l’approvvigionamento di gas naturale necessario al suo funzionamento.
L’organismo, voluto dal ministro Adolfo Urso, è stato costituito dopo il sopralluogo istituzionale compiuto ieri nello scalo calabrese insieme al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, ai sindaci di Gioia Tauro e San Ferdinando e ai vertici locali. La visita ha permesso di approfondire le potenzialità logistiche, produttive ed energetiche dell’area portuale e retroportuale, individuata come possibile sede alternativa per ospitare il fulcro del piano nazionale di decarbonizzazione dell’acciaio.
Alla riunione parteciperanno i tecnici del Mimit e del Mase, oltre ai rappresentanti di Snam, della Regione Calabria, della Città Metropolitana di Reggio Calabria, dei Comuni di Gioia Tauro e San Ferdinando, dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, del Commissario straordinario del Governo per la Zes unica e dei commissari straordinari di Ilva e Adi in amministrazione straordinaria.
La convocazione arriva a poche ore dalle dichiarazioni con cui Urso ha rilanciato un vero e proprio ultimatum agli enti locali pugliesi. Durante la tappa di ieri in Calabria, il ministro ha ribadito che il 12 agosto sarà la data decisiva per capire se Taranto potrà restare al centro della strategia nazionale per l’acciaio verde. La condizione posta è chiara: entro quel giorno dovrà essere firmato l’accordo di programma interistituzionale, passaggio necessario per sbloccare l’investimento sul polo DRI nel capoluogo ionico.
“Taranto ha la prima scelta per motivi morali, storici, economici e sociali”, aveva precisato ieri Urso. Ma aveva anche avvertito che, in mancanza di condizioni concrete per procedere, il governo è pronto a valutare seriamente l’ipotesi Gioia Tauro come sede alternativa. L’obiettivo resta quello di avviare un progetto industriale e produttivo in grado di rilanciare un intero territorio, sfruttando anche le opportunità offerte dalla Zes unica.
Il ministro ha ricordato di aver già concesso al Comune di Taranto un margine di tempo extra, in seguito alla recente crisi istituzionale culminata con le dimissioni – poi ritirate – del sindaco. Ora però la pazienza sembra esaurirsi: “Non possiamo permetterci ulteriori rinvii”, ha detto Urso, chiarendo che il conto alla rovescia è già iniziato.
La mossa di domani a Gioia Tauro appare dunque come una prova di forza e un segnale politico preciso. Da un lato, il governo mette in moto la macchina tecnico-istituzionale per approfondire l’opzione calabrese. Dall’altro, mantiene aperto un canale con Taranto, ma solo a condizione che le istituzioni locali si muovano rapidamente e in modo unitario.
Il 12 agosto, data indicata come spartiacque, potrebbe sancire la conferma del primato di Taranto nel piano di decarbonizzazione oppure aprire ufficialmente la strada a un trasferimento strategico di parte delle attività verso la Calabria.
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