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Taranto

Ex Ilva, ultimatum Urso: Taranto ha tempo fino al 12 agosto per decidere. Altrimenti tutto a Gioia Tauro

Il ministro parla dell'Accordo di Programma: Taranto ha la priorità, ma se non sceglie la decarbonizzazione il polo Dri può andare a Gioia Tauro

Il ministro Urso: «La procedura è in corso»

Il ministro Urso

TARANTO - Il tempo stringe. Il 12 agosto sarà il giorno decisivo per il futuro dell’ex Ilva e per la realizzazione del piano di decarbonizzazione degli impianti siderurgici di Taranto. Lo ha ribadito il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di una visita istituzionale al porto di Gioia Tauro, affiancato dal presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e dai sindaci di San Ferdinando e Gioia Tauro.

Taranto ha la prima scelta per motivi morali, storici, economici e sociali – ha spiegato Urso – ma se non ci saranno le condizioni per realizzare qui il polo nazionale del Dri, dovremo valutare seriamente l’ipotesi Gioia Tauro come sito alternativo. L’obiettivo è avviare un progetto industriale, produttivo ed economico capace di rilanciare l’intera area, anche utilizzando al meglio le opportunità offerte dalla Zes unica”.

Il ministro ha sottolineato che la decisione finale sarà presa a brevissimo: “Abbiamo dato tempo al Comune di Taranto, dopo la crisi istituzionale e il ritiro delle dimissioni del sindaco, per convocare un consiglio comunale con all’ordine del giorno l’accordo di programma interistituzionale. Il 12 agosto quell’accordo dovrà essere firmato. Non possiamo permetterci ulteriori rinvii”.

Il piano di decarbonizzazione
Il progetto prevede un investimento complessivo di 6-7 miliardi di euro in 8 anni, con 2.500 occupati nella fase di realizzazione e la graduale sostituzione degli altiforni con forni elettrici alimentati da Dri (Direct Reduced Iron). I primi due forni dovranno essere operativi entro 4 anni, in parallelo allo spegnimento del primo altoforno di Taranto, mentre un terzo e un quarto Dri saranno realizzati nei successivi 4 anni, fino al completo abbandono della produzione tradizionale a carbone.

“Se riusciremo a rispettare la tabella di marcia – ha spiegato Urso – Taranto potrà diventare il polo siderurgico green più importante d’Europa, il primo in grado di produrre esclusivamente acciaio verde. È un’occasione storica, ma ciascun territorio è libero di scegliere il proprio destino”.

L’ipotesi Gioia Tauro
Se Taranto dovesse rinunciare, Gioia Tauro sarebbe pronta a subentrare. Il porto calabrese offre fondali adeguati, collegamenti ferroviari e la possibilità di garantire l’approvvigionamento energetico grazie alla nave rigassificatrice già autorizzata e, in prospettiva, a un rigassificatore terrestre. “Qui ci sono tutte le condizioni che le imprese chiedono per investire – ha osservato Urso –: infrastrutture logistiche, energia e spazi disponibili”.

Comitato tecnico e tempi stretti
Per accelerare la decisione, già da domani sarà insediato un comitato tecnico con rappresentanti di tutti gli enti locali interessati, della Regione Puglia, dell’Autorità portuale, della Zes e della società Snam, incaricata di garantire la fornitura di gas in questa fase di transizione. Il gruppo dovrà concludere i lavori entro due settimane, così da arrivare alla scadenza del 12 agosto con una proposta definitiva.

Urso ha chiarito che il piano è stato presentato in Parlamento, discusso con sindacati e amministrazioni locali e inserito nel decreto legge già convertito sull’ex Ilva. “Abbiamo illustrato con trasparenza il progetto e indicato gli investimenti pubblici e privati necessari – ha detto –. Ora serve un sì o un no. Il 12 agosto conosceremo la risposta di Taranto”.

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