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Minervino Murge
22 Luglio 2025 - 15:09
La postazione degli operai della Minox di Minervino Murge
MINERVINO MURGE - Il futuro dei 35 lavoratori della Minox è appeso a un filo. Dopo 30 anni di attività, lo stabilimento di Minervino Murge è a rischio chiusura a seguito di una sentenza del Tribunale di Lamezia Terme che ha decretato la dismissione dell’azienda. I dipendenti, in presidio da settimane, chiedono il pagamento delle mensilità arretrate e soluzioni concrete per non perdere il posto di lavoro.
La vertenza è stata al centro dell’incontro convocato lunedì 21 luglio a Bari dalla task force regionale Sepac, presieduta da Leo Caroli, insieme alle assessore Serena Triggiani (Crisi industriali) e Debora Ciliento (Trasporti), in presenza delle sigle sindacali Cgil e Cisl, una delegazione di lavoratori e il curatore fallimentare della società.
«Siamo davanti a una vertenza che coinvolge un’intera comunità, un’emergenza che tocca direttamente le famiglie, il tessuto produttivo e il futuro occupazionale del territorio» ha dichiarato Serena Triggiani. La Regione ha chiesto formalmente un incontro con il giudice delegato di Lamezia Terme per chiedere la proroga di 5 mesi dell’esercizio provvisorio e l’autorizzazione alla liquidazione delle spettanze pregresse ai dipendenti.
L’assessora Debora Ciliento ha parlato di «cauto ottimismo» dopo l’impegno del curatore a salvare le retribuzioni di maggio e giugno 2025 e ad avviare, entro 7 giorni, la procedura per la richiesta della cassa integrazione straordinaria, al fine di garantire un minimo di reddito e continuità contributiva.
«Un primo risultato concreto – ha aggiunto il presidente Caroli – ottenuto anche grazie al contributo dei sindacati che hanno saputo orientare il confronto in modo costruttivo. Il dialogo proseguirà nei prossimi giorni per definire un percorso che eviti la dispersione di un’esperienza produttiva importante per il nord barese».
Intanto il presidio dei lavoratori prosegue davanti ai cancelli della fabbrica, mentre cresce l’attenzione della comunità locale, sostenuta dal Comune, dalla Prefettura e dal Vescovo di Andria. L’obiettivo condiviso è scongiurare la chiusura definitiva e trovare una soluzione industriale che garantisca occupazione e rilancio.
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