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Minervino Murge
14 Luglio 2025 - 07:04
25 operai della Minox rimasti senza lavoro
MINERVINO MURGE - Da ormai quasi un mese non si muovono da lì, davanti ai cancelli della loro fabbrica. A Minervino Murge, nel nord della provincia di Barletta-Andria-Trani, i 25 operai della Minox continuano a presidiare lo stabilimento dove per 30 anni si sono prodotti contenitori in acciaio inox per uso alimentare.
Oggi, quel capannone è chiuso, ma non abbandonato. Il 18 maggio una sentenza del Tribunale di Lamezia Terme ha dichiarato il fallimento della società. La notifica è arrivata intorno al 20 giugno e dal 24 giugno i lavoratori sono rimasti al loro posto, anche se con le braccia incrociate.
Vincenzo Copeta, portavoce del gruppo, non si arrende. «Siamo qui da giugno con gazebo, materassi e bottiglie d'acqua. Stiamo aspettando che la curatela fallimentare dia una risposta alla proposta di affitto d’azienda avanzata dalla proprietà. Entro mercoledì dovremmo sapere qualcosa», ha spiegato.
Nel frattempo, la situazione economica per i lavoratori è diventata insostenibile. Lo stipendio di giugno, che avrebbe dovuto essere accreditato entro il 10 luglio, non è mai arrivato. Eppure, come sottolineano i dipendenti, la legge garantisce il pagamento delle mensilità anche durante l’esercizio provvisorio, disposto inizialmente dopo la sentenza di fallimento e concluso lo scorso 20 giugno con l’ingiunzione di licenziamento collettivo.
«I conti aziendali non risultano in rosso. I fondi ci sono. È inaccettabile che famiglie monoreddito vengano lasciate senza stipendio e senza tutele. Non chiediamo altro che il rispetto della legge e della nostra dignità», ha aggiunto Copeta.
Al dramma pugliese si somma quello di altri 12 operai in Calabria, rimasti anch’essi senza occupazione.
Una luce potrebbe arrivare dal tavolo convocato per venerdì presso la Regione Puglia, dove si discuterà la possibile attivazione della cassa integrazione a partire da luglio.
Nel frattempo, il paese intero si stringe attorno ai lavoratori. C’è chi ogni mattina porta caffè e brioche, chi passa solo per un saluto e chi condivide una pizza o una focaccia. Un gesto semplice, ma carico di solidarietà.
«Non ci fermeremo. Non possiamo rassegnarci a perdere il nostro lavoro. Continueremo a resistere finché ci sarà una possibilità», ha concluso Copeta.
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