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Taranto

Ex Ilva, la mossa del Mediatore Europeo. Cosa succede e cosa può cambiare

Il caso Acciaierie d'Italia ed il ruolo di Bruxelles. Perché la partita comincia adesso

Acciaio

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Il Mediatore Europeo ha deciso di avviare un'indagine sul modo in cui la Commissione UE ha gestito la procedura ex Ilva - Acciaierie d'Italia di Taranto. La notizia arrivata oggi, mercoledì 16 luglio, si inserisce in un contesto particolarmente complesso per la fabbrica, il cui destino rimane tutto da decifrare mentre Governo nazionale ed Enti Locali cercano una sintesi per la firma dell'ormai celebre Accordo di Programma. Il prossimo incontro a Roma è fissato per il 31 luglio, il giorno dopo la riunione del consiglio comunale tarantino sul tema.

La mossa del "Mediatore"

L'indagine del Mediatore Europeo fa seguito a una denuncia in cui si sostiene che la Commissione, tra altre cose, abbia impiegato troppo tempo per gestire la procedura Taranto.

Il primo passo nell'indagine è stato chiedere alla Commissione di illustrare dettagliatamente le misure adottate a partire dal 2013; il ruolo del Mediatore in materia di infrazioni include la valutazione di possibili problemi quali ritardi irragionevoli, procedure non correttamente seguite e scarsa comunicazione con i denuncianti, e non prevede la valutazione del merito delle decisioni della Commissione in sé. 

L'ufficio del Mediatore ha contattato la Commissione e chiesto di fornire una risposta alla denuncia entro il 30 settembre 2025. 

La denuncia di Palmisano e PeaceLink 

Lo scorso giugno una denuncia formale contro la Commissione europea era stata presentata al Mediatore europeo da Valentina Palmisano, europarlamentare del Movimento Cinque Stelle, insieme all’associazione PeaceLink e a un gruppo di cittadini di Taranto. Al centro dell’azione come detto la gestione del caso ex Ilva e, in particolare, il mancato rispetto delle norme ambientali da parte delle istituzioni comunitarie.

Secondo Palmisano, sono trascorsi 12 anni da quando l’Unione Europea ha avviato la procedura d’infrazione contro l’Italia per la situazione ambientale nella città ionica. Eppure, nonostante una sentenza della Corte di Giustizia che intimava la sospensione delle attività industriali dell'ex Ilva, la Commissione avrebbe continuato a rimandare ogni decisione, disattendendo – accusa la parlamentare – il proprio ruolo di garante dei Trattati.

"La legge europea non si può applicare a intermittenza – ha dichiarato Palmisano – e Taranto non può diventare una zona franca in cui i diritti vengono sospesi. Per questo motivo chiediamo al Mediatore europeo di riconoscere la cattiva amministrazione da parte della Commissione e di raccomandare il rinvio immediato dell’Italia alla Corte di Giustizia per la violazione delle direttive ambientali".

Alla base della denuncia ci sono due elementi ritenuti particolarmente gravi: da un lato, l’inazione delle autorità comunitarie, che secondo i promotori ha favorito il protrarsi di una situazione dannosa per la salute pubblica. Dall’altro, una totale assenza di trasparenza, con i cittadini lasciati senza risposte puntuali sull’andamento della procedura e sulle azioni previste per garantire la tutela ambientale.

"L’Europa – dichiarò nell'occasione Palmisano – non può continuare a voltarsi dall’altra parte. Ogni giorno di ritardo rappresenta un colpo alla salute dei cittadini e un passo indietro nella fiducia verso le istituzioni".

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