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Lecce
03 Luglio 2025 - 09:27
Un arresto della Guardia di Finanza di Lecce - archivio
LECCE - Le 1.200 pagine dell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Angelo Zizzari tracciano un quadro definito: intercettazioni ritenute inequivocabili e un impianto accusatorio che il gip ha giudicato “granitico”. È così che prende corpo la complessa inchiesta sulla presunta associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla frode di fondi pubblici, condotta dai pubblici ministeri Alessandro Prontera e Massimiliano Carducci.
A finire nel mirino della magistratura, tra imprenditori, funzionari pubblici e professionisti, anche alcuni nomi noti della politica e dell’amministrazione locale. Tuttavia, per Alessandro Delli Noci, ex assessore regionale alle Attività produttive, e per Angelo Mazzotta, dirigente dello Sportello Unico per l’Edilizia del Comune di Lecce, non sono state applicate misure cautelari. Le dimissioni presentate dal primo all’indomani dell’indagine e l’imminente pensionamento dichiarato dal secondo hanno ridotto, secondo il giudice, il rischio di reiterazione del reato.
Analogo discorso per Nicola Capone, 68 anni, ex responsabile dell’ufficio Permessi di Costruire e già in pensione dal 2023, e per Luciano Ancora, 64, professionista di Galatina. Per entrambi i magistrati hanno ritirato le richieste di misura cautelare, rispettivamente per i domiciliari e per la sospensione.
Diverso l’esito per Alfredo Barone, imprenditore leccese di 69 anni, per il quale il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere, ritenendo fondate le richieste della Procura. Misura più attenuata per Marino Congedo, 82 anni, imprenditore di Galatina, e per Maurizio Laforgia, 52 anni, imprenditore barese, entrambi finiti agli arresti domiciliari. Quest’ultimo è figlio di Domenico Laforgia, attuale Presidente dell'Aqp spa.
Infine, il gip ha ordinato la sospensione dall’attività per Giovanni Rapanà, 64 anni, commercialista di Lecce, per Corrado Congedo, 62, anch’egli leccese, per Michele Barba, 49, di Gallipoli e per Italia Santoro, 61, di Lecce. Proprio per quest’ultima, la Procura aveva inizialmente richiesto i domiciliari, poi non accolti dal giudice.
L’inchiesta, che ruota attorno a un presunto sistema di gestione irregolare di fondi e pratiche edilizie, potrebbe avere ulteriori sviluppi nelle prossime settimane. Nel frattempo, il lavoro degli inquirenti continua a scandagliare rapporti, movimenti e flussi finanziari di un sistema che si ipotizza radicato e ramificato nel tempo.
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