Cerca

Cerca

L'acciaieria

Carone e la relazione-verità sul Siderurgico

Così nacque la fabbrica a Taranto

Ex Ilva

Ex Ilva

“Raccomandata a mano”, la relazione sulle visite nel Siderurgico

La “Carta di Ugo” è il foglio intestato COMUNE DI TARANTO - Assessorato Ambiente, Sanità e Municipalizzate - Dott. Vittorio Ugo Carone.

Scritto a mano, sul foglio si legge

RISERVATA Da Ass. Tut. Ambiente A Sig. Sindaco

Oggetto: Relazione su visita allo Stabilimento ILVA

Si rimette una relazione descrittiva della visita da S.S. richiesta all’ILVA per Sua valutazione. V.U.Carone

Sul foglio è spillato il talloncino Raccomandata a mano n. 122/VUC del 11/10/’95 al sig. Sindaco del C.ne di Taranto. Il ricevente Taranto, lì 12 ott. 1995.

La relazione “rimessa” è un fascicolo dattiloscritto dal titolo “Valutazione delle principali fonti di inquinamento di origine industriale sull’ecosistema Taranto”: riporta i componenti della Commissione, incluso il Sindaco Presidente, e consiste in 35 pagine che sintetizzo di seguito.

Introduzione

“La presente deve intendersi come Relazione Programmatica della Amministrazione Comunale, a seguito di una presa d’atto della situazione attuale del territorio ed in considerazione delle possibili iniziative da assumersi da parte degli Organi Sanitari e delle Autorità competenti. E’ stata redatta a seguito di una serie di visite effettuate all’interno dello Stabilimento Siderurgico di Taranto nei mesi di Luglio-Agosto 1995 da parte di una Commissione di Indagine nominata dal Sindaco G. Cito.

La redazione è stata eseguita a cura dell’Assessorato alla Sanità-Ambiente del Comune, a seguito anche degli elementi raccolti in occasione delle visite di cui sopra, come momento di sintesi delle problematiche emerse e come programmazione politica di indirizzo tecnico operativo per gli Organismi Tecnici ed Amministrativi direttamente preposti.”

Premessa (NdR – consta di oltre 3 pagine)

Le visite di verifica mirano a delineare l’influenza dell’attività industriale e le ripercussioni sulla cittadinanza stante la segnalazione di patologie con valori statistici superiori a quelli nazionali.

Si è guardato per individuare attività produttive, o strutture connesse alla produzione, che hanno o potrebbero avere ripercussioni evidenti all’esterno dello stabilimento o capaci di far male inquinando aria, acqua e suolo, influenzando in maniera diretta od indiretta lo stato di salute della comunità, il paesaggio e, in definitiva, l’ecosistema.

“Si è ovviamente iniziato dalla realtà industriale che, per le sue dimensioni, si ritiene possa avere in maggior misura influenza nel settore ambientale. L’indagine continuerà coinvolgendo tutte le attività produttive del territorio del Comune che incidono su questa problematica.”

Trattasi di dovere istituzionale e volontà sociale di tutelare la salute dei cittadini, con segnalazioni financo dell’OMS, che ha messo la città di Taranto al primo posto in Europa nella graduatoria dell’invivibilità ambientale. Ovviamente, per questioni di tempo e di dimensioni, “si sono presi in esame settori produttivi ed impianti che inequivocabilmente hanno ripercussioni dirette ed indirette sull’ambiente della città, sul territorio.”

Nello stabilimento è presente ed attivo il servizio della USL SISL responsabile della salute dei lavoratori in merito a causa/effetto di specifiche patologie dei lavoratori ma non di quanto può avvenire all’esterno per inquinamenti vari originati da attività industriali. 

“La competenza di tali controlli chimici all’esterno dello stabilimento è della USL PMP che li effettua con la periodicità programmata in sede di autorizzazione all’esercizio degli stabilimenti industriali. I risultati analitici vengono inviati alla Amministrazione Comunale. Sono molto rare le segnalazioni, provenienti da detto Servizio, di situazioni di irregolarità originate dalle industrie.”

“In occasione della visita allo Stabilimento il responsabile di detto Servizio (NdR – presente in qualità di membro della Commissione comunale) ha dichiarato che la situazione analitica ambientale della città è soddisfacente, i risultati analitici relativi ai reflui dello stabilimento sono soddisfacenti, così come lo sono anche le strutture e gli impianti di depurazione acqua e aria all’interno dello stabilimento siderurgico.”

Il Dipartimento di Coordinamento della USL ha di recente presentato, in un convegno su Salute e Ambiente organizzato in collaborazione con Comune e Provincia, i risultati di diversi studi epidemiologici effettuati in collaborazione con l’OMS e l’Istituto Superiore della Sanità che “testimoniano il notevole aumento dei tumori del polmone, della vescica e della pleura” nella popolazione di Taranto rispetto alla media regionale. Resta da determinare la correlazione di tali malattie con l’esposizione alle particolari sostanze inquinanti di origine prevalentemente industriale, “in modo particolare per i cittadini residenti nei quartieri attigui alla zona industriale”.

In presenza di una situazione a dir poco problematica, l’attenzione della Commissione “è stata rivolta ad una analisi delle strutture industriali esistenti, cercando di individuare quegli impianti che in maniera inequivocabile, per non conformità a disposizioni tecniche di legge o per tecnologie superate, possano non offrire quelle indispensabili garanzie di tutela del territorio, oltre i confini dello stabilimento, coinvolgendo Taranto per prima e tutte le comunità che circondano la zona industriale.”

L’indagine è stata quindi rivolta principalmente a: 1) Acque di scarico industriali e prese da Mar Piccolo; 2) Apirolio (Askarel); 3) Emissioni in atmosfera; 4) Discariche di rifiuti; 5) Amianto; 6) Grandi rischi industriali.”

1.a Acque di scarico industriali (NdR – consta di circa 7 pagine)

“Lo stabilimento siderurgico di Taranto preleva dal primo seno di Mar Piccolo una grande quantità di acqua di mare (non meno di 125.000 mc/h) per il raffreddamento degli impianti, che, una volta utilizzata, viene riversata in mare ad Est di Punta Rondinella, tal quale, non necessitando di alcun trattamento, avendo subito soltanto l’aumento di qualche grado della sua temperatura iniziale.”

Altra acqua a scopo industriale o di servizio o potabile viene prelevata da sistemi irrigui-agricoli, falda e acquedotto di zona, in totale pari al 10 % circa del volume di acqua di mare. Al netto di evaporazione e ciclo di utilizzo, la metà viene depurata e sversata in mare.

I dati del 1993 dicono: 1.066.498.000 mc/anno di acqua di mare + 56.564.000 mc/anno di acqua per uso industriale + 946.000 mc/anno da acquedotto di zona per un totale di 1.124.008.000 mc/anno di cui il 95% è acqua di mare. Notizie sommarie, prive di analisi chimiche, vengono date su trattamenti di depurazione prima dello scarico nei canali principali che nel loro percorso raccolgono le acque di raffreddamento rimescolando tutto.

Prese tutte insieme, prima di essere scaricate a mare, le acque subiscono un processo finale di trattamento per sedimentazione e flottazione che si realizza nella parte terminale dei canali. Lì i canali si allargano notevolmente facendo ridurre la velocità di flusso e quindi aumentando il tempo di permanenza dell’acqua nei canali. Così le particelle solide si depositano sul fondo, quelle oleose e altre sostanze a basso peso specifico vengono a galla e sono trattenute prima da panne galleggianti e poi da sbarramenti fissi semi-sommersi.

“In definitiva SI PRESUME CHE:

1. Gli impianti di trattamento acque esistenti a monte sui singoli impianti produttivi non garantirebbero sempre ed in ogni condizione il raggiungimento delle caratteristiche richieste per lo scarico diretto a mare.

2. Per quanto sopra il raggiungimento dei limiti tabellari verrebbe raggiunto praticamente soprattutto mediante la diluizione con le acque di raffreddamento.

3. Gli impianti di trattamento finale presso la costa marina non sembrano dotati della migliore tecnologia disponibile per gli scarichi nei corpi idrici e per il conseguimento degli obbiettivi di qualità idonei ad evitare sempre ed in ogni condizione il trascinamento di sostanze inquinanti verso il mare.

4. Si ritiene insufficiente la frequenza dei controlli analitici come fatta al momento dall’Organo Istituzionale sulle acque di scarico, in base al Programma definito in sede di autorizzazione. Per una efficace protezione del corpo idrico ricettore la frequenza deve essere notevolmente aumentata.

5. Si presume quindi necessario ed indispensabile, per una più efficace tutela delle acque del corpo idrico ricettore, un aggiornamento tecnologico dell’impianto di trattamento finale, con l’adozione di tecniche di trattamento più evolute e affidabili, senz’altro disponibili al giorno d’oggi.”

1.b Prese di Mar Piccolo (NdR - consta di oltre 2 pagine)

Il Mar Piccolo di Taranto è un grande bacino di mare quasi chiuso, collegato a Mar Grande dal canale navigabile sotto il Ponte Girevole e dal canale sotto il Ponte di Porta Napoli. Lo stabilimento siderurgico preleva da Mar Piccolo l’enorme quantità di acqua per il ciclo di raffreddamento dei suoi impianti pari a circa 125.000 mc/h (dato 1993). Tale grande massa di acqua prelevata da un bacino quasi chiuso può comportare una alterazione delle condizioni biologiche di quel mare.

La prima autorizzazione al prelievo di acqua di mare fu rilasciata nel 1964 con Concessione Trentennale scadente nel 1994.

Non è stato possibile accertare se alla data della scadenza si sia proceduto al rinnovo della stessa né se ci sia stato un controllo degli effetti sull’ambiente marino, considerato che la portata del prelievo è fortemente aumentata rispetto a quella originaria tra 10.000 e 45.000 mc/h, comunicata anche all’Autorità Marittima. Non sono state trovate specifiche autorizzazioni per l’adeguamento delle strutture di prese a mare neanche in occasione del “raddoppio dello stabilimento”, con prelievo di acqua di mare di circa 125.000 mc/h.

Quell’enorme prelievo, in assenza di afflusso di acqua da Mar Grande attraverso i due suddetti canali, avrebbe provocato in pochi giorni il prosciugamento dell’intero bacino di Mar Piccolo.

“Una modifica così sostanziale avrebbe dovuto comportare lo spostamento delle prese di acqua da Mar Piccolo a Mar Grande, se non proprio al di fuori delle isole Cheradi, con punto di prelievo il più profondo possibile.” Tale modifica avrebbe evitato l’alterazione dell’ambiente marino di Mar Piccolo ed avrebbe ridotto i costi e le conseguenze ambientali derivanti dai biocidi usati per ridurre l’intasamento delle tubazioni di raffreddamento da organismi marini.

Detta alterazione negativa, da verificare al più presto, può derivare da fatti non valutati: (1) aumento del prelievo coincidente con l’aumento dello scarico di acque fognarie dai Comuni insistenti sul secondo seno di Mar Piccolo; (2) alterazione del ritmo biologico delle specie esistenti in Mar Piccolo provocata dall’acqua proveniente da Mar Grande con caratteristiche diverse da quelle originarie di Mar Piccolo.

 “In definitiva si dovrebbe procedere ad un riesame della Concessione al prelievo, condizionandola all’esito di una indagine sulla situazione biologica del Mar Piccolo e di una sua eventuale alterazione.”

Biagio De Marzo

(17. continua)

* Federmanager Taranto

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori