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Molfetta

L'associazione Libera: “Città ferita, ma continuiamo a credere nella giustizia e nella verità”

Il Presidio “Gianni Carnicella” interviene dopo i recenti fatti che hanno travolto la scena pubblica locale. Appello alla memoria e alla responsabilità collettiva: “Serve ricucire la comunità con legalità e giustizia sociale”

Le bandiere dell'associazione Libera, contro tutte le mafie

Le bandiere dell'associazione Libera, contro tutte le mafie

MOLFETTA - “Una città ferita, smarrita, che guarda con apprensione al futuro immediato e chiede verità, giustizia e coesione”. Così si esprime il Presidio “Gianni Carnicella” di Libera all’indomani degli eventi che hanno scosso profondamente la vita pubblica e istituzionale del Comune di Molfetta, portandolo al centro dell’attenzione mediatica nazionale.

In una nota diffusa nelle scorse ore, il presidio dell’associazione antimafia ha voluto condividere preoccupazione e amarezza per le vicende ancora all’esame della magistratura, verso la quale – si sottolinea – restano intatte la fiducia e la stima, ma anche per il clima di instabilità amministrativa che si prefigura all’orizzonte.

Il pensiero corre a Gianni Carnicella, sindaco ucciso il 7 luglio 1992 per aver difeso la legalità contro un sistema di potere illegittimo. Ma anche a figure come don Tonino Bello e Gaetano Salvemini, simboli di un’identità civica fondata su valori alti, oggi messi a dura prova da una crisi morale e istituzionale che ha lasciato la comunità attonita e divisa.

«Non possiamo accettare che Molfetta venga ricordata solo per queste pagine dolorose, dimenticando le battaglie di chi ha difeso la democrazia e il bene comune» scrive Libera, che rilancia il proprio impegno sul territorio con rinnovato senso di responsabilità. L’obiettivo è quello di trasformare la memoria in azione concreta, promuovendo educazione alla legalità, giustizia sociale e partecipazione attiva, in sinergia con tutte le forze sane della società civile.

«In questo momento difficile – conclude la nota – il nostro compito è anche quello di offrire una visione positiva, che restituisca speranza e prospettiva a una comunità lacerata, ma ancora capace di reagire e di ricostruire relazioni fondate sulla trasparenza e sul rispetto delle regole».

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