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Il fatto

Bufera giudiziaria a Molfetta: chiesti i domiciliari per il sindaco Minervini, 8 gli indagati convocati

Corruzione, turbativa d’asta, peculato e falso tra i reati contestati a vario titolo nell’inchiesta partita dal sequestro del cantiere dell’area mercatale. Il 2 maggio gli interrogatori davanti al gip di Trani. Lo stesso Minervini si rivolge ai cittadini

Tommaso Minservini, sindaco di Molfetta

Tommaso Minservini, sindaco di Molfetta

MOLFETTA – Nuova e pesante svolta nell’inchiesta che da quasi due anni scuote il Comune di Molfetta. La Procura di Trani ha chiesto gli arresti domiciliari per il sindaco Tommaso Minervini, 70 anni, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria che ipotizza un sistema di scambi illeciti tra politica e imprenditoria locale. La notizia è stata anticipata questa mattina dalla Gazzetta del Mezzogiorno.

Nella giornata di ieri è stata notificata la convocazione per otto indagati, che dovranno presentarsi il 2 maggio davanti al giudice per le indagini preliminari Marina Chiddo per sostenere gli interrogatori preventivi, così come voluto dal nuovo codice, in vista della valutazione delle misure cautelari.

L’inchiesta, condotta dai magistrati della Procura di Trani, si fonda su 21 capi d’imputazione a carico di amministratori, dirigenti pubblici e imprenditori, con accuse che spaziano da corruzione a turbativa d’asta, da peculato a falso ideologico, secondo i diversi profili di responsabilità attribuiti ai soggetti coinvolti.

Il fascicolo si collega direttamente al sequestro del cantiere dell’area mercatale, avvenuto a luglio 2022, che aveva già portato all’emissione di 11 avvisi di garanzia nei confronti di esponenti dell’amministrazione comunale e di rappresentanti del mondo imprenditoriale locale. Quella vicenda, ritenuta dagli inquirenti l’epicentro di un presunto sistema di favori e manipolazioni nelle gare pubbliche, ha progressivamente rivelato un quadro più ampio e articolato.

Le nuove accuse fanno emergere ulteriori elementi che avrebbero spinto i magistrati a ritenere necessarie misure restrittive, almeno per una parte degli indagati, tra cui lo stesso sindaco. Al momento, non per tutti i 21 reati ipotizzati è stata richiesta l’applicazione di misure cautelari, ma il rischio di un vero terremoto istituzionale è concreto.

La città, già scossa dalle precedenti fasi dell’inchiesta, attende ora gli sviluppi delle prossime settimane con crescente preoccupazione. Molfetta si ritrova al centro di un’indagine delicata e potenzialmente esplosiva, che potrebbe avere ripercussioni politiche e amministrative rilevanti.

Sarà ora il giudice a valutare, alla luce degli interrogatori e degli atti d’indagine, se esistano i presupposti per procedere con le misure richieste.

Lo stesso Sindaco Tommaso Minervini ha voluto fornire la sua versione dell'accaduto rivolgendosi direttamente ai suoi concittadini: «Carissimi tutti, purtroppo devo darvi una brutta notizia. Dopo lunghi anni di indagini, mi hanno notificato un avviso di comparizione per il 2 maggio p.v. di fronte al Gip di Trani ove, unitamente ad altri dovrò essere interrogato “preventivamente” in relazione a vicende amministrative con riferimento alle quali la Procura chiede misure cautelari.

Sono profondamente addolorato e mortificato per quanto accaduto perché, a giudicare dalle contestazioni a me elevate, vengono letti in chiave di penale rilevanza fatti e circostanze della gestione politico-amministrativa della città che, invece, ad una lettura semplice e lineare, disvelano condotte svolte sempre nell’interesse della collettività e poste in essere, paradossalmente, proprio per evitare le collusioni e le irregolarità di cui mi si accusa.
Spero, pertanto, di non essere bersaglio di comportamenti di “sciacallaggio” mediatico in quanto sapete benissimo voi tutti, così come l’intera cittadinanza, che ho sempre agito nell'interesse pubblico e non mi sono mai appropriato di un solo centesimo ne’ per me, ne’ per altri. Avrò anche questa volta, statene certi, la forza d'animo, datami dalla onestà intellettuale con la quale ho sempre agito, di rappresentare tutto al Giudice ed agli organi di Giustizia, nella quale continuo a credere con rispetto e fiducia, dimostrando con elementi concreti la correttezza di ogni procedimento, mio e dell'apparato comunale.
Confido, ed auspico, di poter risolvere quanto prima ogni profilo di questa incresciosa ed imbarazzante situazione».
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