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L'ex Ilva

Acciaierie d'Italia, la richiesta degli imprenditori: «Serve responsabilità»

“Ancora una volta la mancanza di dialogo mette a rischio la tenuta di un intero apparato industriale”. Così commenta il Presidente Salvatore Toma, chiamando tutti gli stakeholders a cercare, con spirito di collaborazione, una soluzione in tempi brevi

Salvatore Toma

Salvatore Toma

“E’ venuto meno quello che tutti auspicavamo: dialogo, ascolto e fiducia. Il risultato è una situazione che si aggrava minuto per minuto e che rischia di deflagrare, con ripercussioni molto serie per la tenuta della fabbrica, del clima sociale e di un intero apparato industriale”.

 Così Salvatore Toma, Presidente di Confindustria Taranto, commenta la situazione venutasi a creare dopo l’incendio in acciaieria di mercoledì scorso, che ha portato, come è noto, al sequestro dell’altoforno 1 senza facoltà d’uso da parte della Procura di Taranto.

 “Non sta certo a noi contestare l’operato della Procura e non intendiamo farlo. Probabilmente sarebbe bastato adottare una linea di maggiore condivisione  – aggiunge il Presidente Toma - per non compromettere  mesi e mesi di lavoro certosino da parte dei Commissari, dello stesso Governo e del Ministro Urso in particolare per far sì che lo stabilimento non si spegnesse definitivamente”.

La preoccupazione di Confindustria Taranto è, fra le altre, quella di tornare ad innescare una bomba sociale, dovuta anche all’aumento della cassa integrazione già annunciata dall’azienda che la situazione venutasi a creare (è in marcia un solo altoforno) andrà inevitabilmente a produrre, con ricadute negative sia occupazionali sia, come dicevamo, di funzionalità degli impianti.

Sullo sfondo, non preoccupa di meno la riuscita della trattativa in corso con Baku Steel. “L’azienda si stava preparando affinché alla negoziazione con gli azeri si arrivasse con le migliori condizioni possibili – dichiara ancora il vertice di Confindustria– e prova ne è l’incontro che si sarebbe dovuto tenere il 19 prossimo con tutti i soggetti industriali che a vario titolo avrebbero potuto investire nella filiera dell’acciaio. Quello che ci auguriamo è che, a fronte di una situazione non del tutto compromessa, si possa arrivare davvero alla condivisione di obiettivi comuni e fondamentali per il territorio e per il Paese: la tenuta della fabbrica e dell’intero sistema siderurgico e, solo in virtù di questi presupposti, l’avvio dei processi di decarbonizzazione sui quali il Governo sta concentrando la sua attenzione, come ribadito a chiare lettere solo pochi giorni fa, qui da noi in Confindustria, dal Ministro Pichetto Fratin”.

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