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Taranto

Ora parla la Procura: «Ecco cosa è successo nell'ex Ilva»

La lunga nota diffusa questo pomeriggio, 13 maggio, in merito all'incendio nell'Altoforno 1 di Acciaierie d'Italia ed alle richieste dell'azienda

Il nuovo Procuratore Capo della Repubblica, Eugenia Pontassuglia - foto Francesco Manfuso

Il Procuratore Capo della Repubblica, Eugenia Pontassuglia - foto Francesco Manfuso

«Le notizie di stampa apparse sulle principali testate nazionali in relazione alla vicenda concernente il sequestro dell'Altoforno 1 avvenuto lo scorso 7 maggio all'interno dello stabilimento siderurgico di Taranto  impongono  delle  precisazioni  finalizzate  a  meglio  chiarire  i  termini dell'intervento dell'autorità giudiziaria».

E' quanto si legge in un comunicato stampa diramato dalla Procura della Repubblica di Taranto.

«A tal fine si ritiene necessario ripercorrere, sulla scorta di notizie note, la cronologia degli eventi e illustrare la natura dei provvedimenti emessi dalla Procura della Repubblica di Taranto» si legge nella nota, che prosegue: «In data 7.5.2025 si sviluppava un incendio all'interno dello stabilimento  Adl (Acciaierie d'Italia) in A.S. presso l'altoforno AFO 1; a seguito di comunicazione di "evento, emissivo visibile" pervenuta sia al Comando dei Vigili del Fuoco di Taranto che agli uffici di ARPA Puglia veniva effettuato, unitamente a personale dello SPESAL, un sopralluogo all'interno dello stabilimento; al momento, si constatava che erano in corso attività di messa in sicurezza dell'impianto da parte di personale interno all'azienda e nello specifico, che si stava effettuando lo spegnimento di ingenti quantitativi di materiale solido incandescente. 

La visione delle immagini registrate dalle telecamere interne all'impianto permetteva di riscontrare che alle ore 11.31 del 7 maggio 2025 dalla tubiera 11 era fuoriuscito un notevole quantitativo di gas incendiato seguito da proiezione di materiale solido incandescente con conseguente sviluppo di incendio di vaste proporzioni; gli organi tecnici intervenuti chiarivano che l'evento in questione aveva esposto a evidenti rischi per la propria incolumità i lavoratori interni nonché quelli delle aziende terze presenti in tali luoghi sulla traiettoria delle emissioni incendiarie di gas e di materiale solido; si precisava che dipendenti di AdI avevano avuto accesso alla unità sanitaria sita all'interno dello stabilimento a causa di ustioni di piccola entità, contusioni ed escoriazioni.

All'esito dei preliminari accertamenti gli organi tecnici ipotizzavano che l'evento in questione concretizzasse un "incidente rilevante" inteso quale emissione o incendio di grande entità dovuto a sviluppi incontrollati che si verifichino durante l'attività di uno stabilimento soggetto al d.lgs. vo n.l05/2015 che dia luogo a un pericolo grave, immediato o differito per la salute umana o per l'ambiente all'interno o all'esterno dello stabilimento e in cui intervengano una o più sostanze pericolose - configurando le seguenti ipotesi di reato: incendio colposo determinato da una impropria gestione, manutenzione ed esercizio dell'impianto; getto pericoloso di cose in ragione delle ingenti emissioni in atmosfera di sostanze potenzialmente pericolose per l'uomo e per l'ambiente; omessa comunicazione di incidente rilevante non essendo stata effettuata dalla società alcuna specifica segnalazione in ordine all'accadimento configurante ipotesi di incidente rilevante».

«Sulla scorta di tali emergenze» scrive ancora il procuratore Eugenia Pontassuglia «nelle prime ore dell'8.5.2025 gli Organi intervenuti procedevano, congiuntamente ai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura, al sequestro dell'impianto AFO 1, autorizzando, al contempo "tutte le attività finalizzate alla salvaguardia della salute  pubblica,  della  sicurezza dei  lavoratori  nonché  dell'ambiente  e l'accesso  alla  sala controllo del  personale  addetto  al monitoraggio dei parametri volti a garantire  le condizioni  generali di sicurezza". La comunicazione della notizia di reato, con allegato il verbale di sequestro, veniva depositata in Procura alle ore 16.50 dello stesso giorno; in allegato al verbale di sequestro vi era una istanza dell'ufficio legale di Adl spa in A.S. e del capo Area Altoforni con la quale veniva richiesta l'autorizzazione all'esecuzione di specifiche e numerose attività tecniche sull'impianto in sequestro: alle successive ore 19.50 - condividendo le valutazioni che avevano determinato il sequestro di iniziativa da parte della polizia giudiziaria anche in considerazione della situazione di pericolo per l'incolumità e la sicurezza dei lavoratori - si procedeva alla sua convalida ai fini dell'accertamento dei fatti e delle conseguenti responsabilità; contestualmente, attesa la natura estremamente tecnica dell'istanza avanzata da Adl e dell'assenza di alcuna valutazione effettuata dagli organi tecnici in ordine alla stessa, si richiedeva ad ARPA di esprimere parere».

Ancora, in data 9.5.2025 alle ore 15.14, perveniva ulteriore istanza dell'ufficio legale di ADI Spa in A.S. che ad integrazione della precedente, richiedeva lo svolgimento di altre specifiche attività tecniche da eseguirsi sull'impianto; in tale ultima nota si rappresentava che "il tempo residuo utile per effettuare le operazioni richieste è di circa 48 ore dal presente momento"; anche questa istanza, per il suo contenuto tecnico, veniva trasmessa ad ARPA Puglia al fine ottenere un parere tecnico in ordine alla natura delle attività invocate.

Sulla base delle valutazioni espresse da ARPA Puglia nel parere trasmesso alle ore 12.04 del· 10.5.2025, questo ufficio con provvedimento depositato alle successive ore 13.01 (a distanza di 22 ore dal deposito dell'ultima istanza e, quindi, nel rispetto del termine di 48 ore nella  stessa segnalato) autorizzava l'esecuzione della quasi totalità delle attività richieste, restando escluse quelle che, secondo le valutazioni tecniche espresse da ARPA, da un lato non incidevano sulla integrità degli impianti, dall'altro apparivano confliggenti con le esigenze probatorie connesse al sequestro.

Con riferimento alla notizia apparsa nella giornata odierna, relativa all'asserito diniego, da parte di questo ufficio, a concedere l'autorizzazione ad effettuare il c.d. "colaggio dei fusi", operazione che si assume essere necessaria per evitare l'esecuzione di procedure straordinarie che potrebbero determinare la probabile fermata definitiva dell'impianto, va precisato che tale richiesta non risulta essere stata avanzata in nessuna delle due menzionate istanze.

Allo stato sono in corso accertamenti tecnici al fine di appurare le cause dell'evento ed eventuali elementi di responsabilità. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari e vige il principio della presunzione di innocenza nei confronti degli attuali indagati».

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