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L'ex Ilva
12 Maggio 2025 - 17:04
Acciaieria
L'indiscrezione è lanciata dal settimanale L'Espresso, nella sua versione online. Ed è clamorosa. Il governo ed i commissari di Acciaierie d'Italia guardano ad un gigante cinese della siderurgia per provare a dare un futuro all'ex Ilva di Taranto. «In base a quanto risulta a l'Espresso, il governo e i commissari starebbero cercando di contattare il colosso cinese Baosteel» si legge nell'articolo pubblicato oggi, 12 maggio, a firma di Gloria Riva.
Alla base di quello che - se confermato - sarebbe uno sviluppo inaspettato della complessa partita che ruota attorno agli impianti di Taranto, non ci sarebbe soltanto il caso dell'Altoforno 1, con l'incendio dello scorso 7 maggio che ha portato al sequestro senza facoltà d'uso di Afo/1. Scrive Riva: «Sembrerebbe che i dubbi di Baku Steel rispetto all'investimento sull'Italia e sull'Ilva siano anche di altro tipo e che l'incendio e il sequestro potrebbero rappresentare un pretesto per far deragliare la trattativa. A quanto risulta a L'Espresso, infatti, Baku ha rallentato le tempistiche dell'intesa perché ha compreso che sussistono delle resistenze, soprattutto da parte del territorio, rispetto alla possibilità di realizzare un rigassificatore al largo di Taranto che servirebbe ad alimentare l'impianto siderurgico, ma non solo. Inoltre, pare che qualcuno a Roma non veda di buon occhio la possibilità che, con il rigassificatore piazzato a Taranto, che integra l’offerta di gas sul mercato italiano (specialmente quella che arriva al paese attraverso il Tap), gli azeri possano diventare un attore in grado di manovrare pesantemente i prezzi e la quantità disponibile di metano sul nostro territorio. E in un momento in cui l'Italia e l'Europa stanno giocando una delicata partita con gli Stati Uniti per ridurre i dazi in cambio di un maggior acquisto di gas liquido da Washington, la presenza di gas azero – paese fortemente legato alla Russia - è di sicuro un elemento poco favorevole al raggiungimento dell'accordo con gli States».
«Dato che il rigassificatore è in forse e che l’impianto dal 6 giugno ha perso la metà della sua capacità produttiva - con la perdita dell’altoforno 1 - Baku si sarebbe ritratta dall'accordo e ora fa leva sul sequestro della magistratura per far saltare l'intesa» si legge ancora nell'articolo pubblicato da L'Espresso.
Nella ricostruzione de L'Espresso, viene considerata chiusa la strada che porta agli indiani di Vulcan Green Steel - Jindal International: la recente acquisizione dell'acciaieria Vitkovice in Slovacchia ha comunque consentito lo sbarco in Europa del gruppo di Nuova Delhi che non sarebbe interessato ad un altro impianto. «Ecco perché» scrive Gloria Riva «in base a quanto risulta a l'Espresso, il governo e i commissari starebbero cercando di contattare il colosso cinese Baosteel che, tuttavia, potrebbe subentrare ma senza la copertura finanziaria degli azeri. Il che imporrà un piano lacrime e sangue più duro rispetto a quello che aveva proposto Jindal». Fondato nel 1978 a Shangai, Baosteel è uno dei player dell'acciaio più importanti al mondo e tra i maggiori produttori del pianeta, ed esporta i suoi prodotti in quaranta Paesi. Nel 2016, Baosteel Group si è fusa con un altro grande produttore statale, Wuhan Iron and Steel Corporation, per formare il China Baowu Steel Group. Questa fusione ha creato il più grande produttore di acciaio al mondo per volume di produzione.
Nei prossimi giorni vedremo se quanto scritto da L'Espresso troverà conferma, per un possibile nuovo capitolo della storia infinita che ruota attorno al Siderurgico.
«Più che le trattative in corso l'incidente può compromettere la ripresa degli stabilimenti e l'occupazione. Verosimilmente l’impianto è del tutto compromesso». Parole pesantissime quelle usate in serata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine dell’evento Made in Italy. Made in Appennino Centrale parlando dell'ex Ilva. «Si è intervenuti troppo tardi, rispetto a quanto era stato richiesto sulla base di chiare perizie tecniche, bisognava farlo entro 48 ore e purtroppo non hanno avuto l’autorizzazione a farlo. È un danno notevole che avrà inevitabilmente immediate ripercussioni sull'occupazione», ha aggiunto il titolare del Mimit.
"E' grave la responsabilità della Procura di Taranto e dei suoi consulenti che non hanno tenuto conto di quanto richiesto e certificato dai commissari dell'ex Ilva. Quando la Procura ha sequestrato l'altoforno, dopo l'incidente di mercoledì scorso, i commissari avevano richiesto alla stessa Procura di continuare le operazioni di svuotamento dell'altoforno entro 48 ore, cioè prima che il materiale interno solidificasse, operazione negata dalla Procura. Ora, come si legge dalla lettera che AdI ha trasmesso alla Procura, essendo stata negata ed essendo trascorse più di 120 ore, pare l'altoforno sia stato danneggiato irreparabilmente. E' davvero uno scandalo quanto è successo perché, come sottolineato da AdI, adesso ora non è più possibile colare ghisa e loppa allo stato fuso dall'altoforno 1, per cui, in caso di riavvio, si dovranno adottare procedure straordinarie, complesse e con esiti assolutamente incerti".
E' quanto dichiara il senatore pugliese di Fratelli d'Italia Ignazio Zullo. Sempre dal partito di Giorgia Meloni, il senatore Filippo Melchiorre aggiunge che "la Procura di Taranto non ha ascoltato le richieste dei commissari dell'Ex Ilva dopo l'incidente all'altoforno incorso mercoledì della passata settimana. Morale, adesso vi è il serio rischio che l'attività dell'altoforno non possa riprendere rapidamente o addirittura non possa più riprendere, se non attraverso procedure straordinarie e dagli esiti incerti, con tutte le conseguenze del caso per la produzione dell'acciaio. Ritengo questo atteggiamento della Procura assolutamente non in linea con le esigenze sottolineate da AdI e rifletto sul perché di tutto ciò, considerato che l'ex Ilva di tutto ha bisogno meno che di vedere interrotta la propria attività".
Commenti all'articolo
Luigi
12 Maggio 2025 - 21:13
È bello sentire l'opinione di questi rappresentanti dell governo per i quali, la procura della repubblica avrebbe dovuto fare ciò che gli era stato richiesto in barba alle conseguenze che ci sarebbero potuto esserci. Tanto della città e dei bambini di questa città chi se ne frega. Ora non sappiamo a chi scaricare il problema.
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