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L'ex Ilva

Acciaierie d'Italia, sequestrato l'Altoforno 1

La mossa della Procura di Taranto dopo l'incidente di ieri. In azione i Carabinieri del Noe

Altoforno 1

Afo/1 ieri. Foto di Francesco Manfuso

L'Altoforno numero 1 dello stabilimento siderurgico Acciaierie d'Italia di Taranto è stato posto sotto sequestro dalla Procura di Taranto. La decisione dei magistrati arriva dopo l'incendio che si è verificato ieri, senza feriti ma con una lunga colonna di fumo che ha suscitato preoccupazione in città. Ad eseguire il sequestro a quanto si è appreso sono stati i Carabinieri del Noe.

Le operazioni relative al sequestro sono cominciate nella notte appena trascorsa per concludersi stamattina, 8 maggio; il provvedimento è stato ordinato dal sostituto procuratore Francesco Ciardo e sarebbe a carattere probatorio e senza facoltà d'uso. I legali di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria sono al lavoro per la presentazione di una memoria che verrà presentata in Procura.

Il provvedimento della Procura dovrà essere  convalidato o meno dal giudice per le indagini preliminari; in occasione della ripartenza di Afo/1, lo scorso ottobre, era venuto in fabbrica a Taranto anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

La Fiom: "Clima di incertezza"

"All’interno della fabbrica si continua a vivere in un clima di incertezza e forte preoccupazione rispetto alle prospettive ambientali, industriali e occupazionali del sito di Taranto. Il grave incidente di ieri, che solo per una casualità non ha coinvolto i lavoratori e di cui non conosciamo ancora le ricadute ambientali, ha portato oggi al sequestro senza facoltà d’uso da parte della magistratura tarantina di Afo1, con possibili ripercussioni sulla vendita dello stabilimento. Questo è la riprova di quanto sosteniamo da tempo in merito alla necessità di avere le risorse per il pieno compimento del piano di ripartenza per il rilancio in sicurezza dell'ex Ilva e per avviare una transizione ecologica e sociale giusta". Così una nota della Fiom Cgil. 

"Nella giornata di ieri è arrivata anche la messa in mora dell’Italia da parte della Commissione europea per non aver rispettato alcune disposizioni della direttiva per quanto riguarda l'impianto di Acciaierie d'Italia. Per questo ribadiamo che serve chiarezza sul futuro di ex Ilva e sul processo di transizione ecologica che deve avvenire attraverso la decarbonizzazione. Inoltre, così come ribadito negli incontri a Palazzo Chigi, chiediamo al Governo che siano stanziate ulteriori risorse per portare a compimento il piano di ripartenza e, quindi, tutti gli interventi di natura manutentiva per mettere in sicurezza i lavoratori e la città. In un clima di sfiducia ed incertezza per il futuro dell’ex Ilva è necessario aprire un tavolo permanente a Palazzo Chigi per programmare il futuro ambientale, occupazionale ed industriale del gruppo siderurgico.

È utile, inoltre, ricordare al Governo che è necessario un coinvolgimento di tutte le Istituzioni nazionali e locali e delle organizzazioni sindacali affinché si possa traguardare un processo complicato come la transizione ecologica, evitando di scaricare ancora una volta i problemi sui lavoratori e cittadini”.

Lo dichiarano in una nota stampa congiunta Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil e Francesco Brigati, segretario generale Fiom-Cgil Taranto

notizia in aggiornamento 

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