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Il siderurgico

Colonna di fumo dall'ex Ilva, paura a Taranto nel giorno del ministro

Fiamme nella zona dell'Altoforno 1: che cosa è successo

Foto Francesco Manfuso

Foto Francesco Manfuso

Nel giorno della presenza a Taranto del ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, una colonna di fumo di diverse decine di metri si alza dallo stabilimento siderurgico ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia. A quanto si è appreso, sarebbe la zona dell'Altoforno numero 1 quella interessata da un incendio causato - almeno queste sono le prime informazioni trapelate - dalla rottura di una tubiera. Si sono mossi immediatamente i Vigili del fuoco, il cui intervento ha limitato i danni, mentre non risultano feriti.

La nota di Acciaierie d'Italia

Nella mattinata odierna, l'Altoforno n.1 dello stabilimento di Taranto era regolarmente in marcia quando, intorno alle ore 11:30, si è verificata un'emissione non controllata in atmosfera, causata da un'anomalia improvvisa a un elemento del sistema di raffreddamento dell'impianto.

L'anomalia ha interessato la tubiera n.11, uno dei 27 ugelli deputati all'insufflaggio di vento caldo all'interno dell'altoforno. Da questo punto si è verificata la fuoriuscita di coke, che ha raggiunto il piano delle tubiere e l'area sottostante. Nessun operatore è rimasto coinvolto nell'evento.

Sono state immediatamente attivate le procedure di emergenza previste per questo tipo di situazioni: l'impianto è stato messo in sicurezza e sono iniziate le operazioni di spegnimento dei focolai, in collaborazione con il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. L'azienda ha prontamente informato gli enti competenti e avvierà tutti gli accertamenti necessari per ricostruire le cause dell'accaduto.

Il comunicato della Fisascat Cisl

La Fisascat Cisl Taranto Brindisi esprime profonda preoccupazione per l’incidente avvenuto questa mattina intorno alle ore 11:30, presso l’Altoforno 1 dello stabilimento ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d’Italia. Secondo le prime ricostruzioni, lo scoppio di una tubiera ha provocato un incendio che ha coinvolto un mezzo di una ditta dell’appalto pulizie industriali. Fortunatamente, non si registrano feriti tra i lavoratori. L’intervento tempestivo dei Vigili del Fuoco ha evitato conseguenze più gravi ma l’episodio evidenzia, ancora una volta, le criticità legate alla sicurezza degli impianti e alla manutenzione delle infrastrutture. L’Altoforno 1, riattivato lo scorso ottobre dopo un lungo periodo di fermo, costituisce nodo cruciale per la produzione e l’occupazione ma non può operare a discapito dell’incolumità dei lavoratori e dell’ambiente.

La Fisascat CISL Taranto Brindisi chiede con urgenza un’indagine approfondita per accertare le cause dell’incidente ed esprime piena solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti. È inaccettabile che episodi del genere continuino a verificarsi in uno stabilimento di tale importanza strategica, per il territorio e per il Paese. Sono necessari maggiori controlli sia da parte della committente che da parte delle aziende che, spesso, trascurano l’incolumità dei dipendenti pur di mantenere l’elevata quantità delle lavorazioni. La sicurezza sul lavoro deve essere una priorità assoluta e mai subordinata a logiche produttive o economiche.

La mossa dell'Europa

Sempre oggi la Commissione europea ha deciso di inviare un’ulteriore lettera di costituzione in mora all’Italia per non aver recepito integralmente e correttamente la Direttiva sulle Emissioni Industriali e non aver inoltre rispettato alcune disposizioni di tale Direttiva per quanto riguarda lo stabilimento siderurgico di Taranto. La Commissione ha ricordato che la Direttiva mira a prevenire, ridurre e, per quanto possibile, eliminare l’inquinamento derivante dalle attività industriali al fine di tutelare la salute umana e l’ambiente. Secondo la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 25 giugno 2024, la legislazione italiana non è conforme alla Direttiva sulle Emissioni Industriali, non considera l’impatto degli impianti sulla salute umana, non tiene conto di tutti gli inquinanti nocivi emessi dall’impianto al momento del rilascio delle autorizzazioni e non sospende l’attività di un impianto quando una violazione delle condizioni di autorizzazione rappresenta un pericolo immediato per la salute umana o per l’ambiente. Inoltre, l’Italia non garantisce a Taranto si operi in conformità alla normativa Ue sulle emissioni industriali: da qui il fatto che la Commissione invia un’ulteriore lettera di costituzione in mora all’Italia, che ha ora due mesi di tempo per rispondere e porre rimedio alle carenze sollevate dalla Commissione: senza una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato.

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