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L'ex Ilva

Acciaierie d'Italia, vince il miliardo di Baku. La nota ufficiale, ecco cosa succede ora

I commissari hanno scelto i nuovi proprietari del Siderurgico

Il Siderurgico di Taranto

Acciaierie d'Italia, vince Baku Steel

Con una offerta da un miliardo di euro, e futuri investimenti per quattro miliardi, Baku Steel Company si prende - insieme alla potente holding statale azera Azerbaijan Investment - lo stabilimento siderurgico di Taranto e gli impianti collegati del gruppo Acciaierie d'Italia.

Questa la scelta dei commissari straordinari di AdI, che verrà ratificata a breve dal Mimit, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Si aprirà quindi una nuova era, con i padroni azeri che puntano ad una Ilva 2.0 alimentata a gas, veicolato dal loro Paese anche grazie ad una nave rigassificatrice. A quanto si è appreso, il "vincitore prende tutto": respinta (per ora) la richiesta di joint venture avanzata da Jindal. Lo Stato italiano sarà della partita con una partecipazione di minoranza, del 10%, di Invitalia, mentre un ruolo potrebbero averlo anche Cassa Depositi e Prestiti e Sace.

La nota dei commissari

"I Commissari straordinari di Acciaierie d'Italia in AS e di ILVA in AS hanno trasmesso al Ministero delle Imprese e del Made in Italy una richiesta di autorizzazione per avviare una negoziazione in via preferenziale con il consorzio azero guidato da Baku Steel Company CJSC e Azerbaijan Investment Company OJSC.

 La decisione è maturata al termine di un'attenta e approfondita analisi delle offerte di rilancio pervenute. Il processo di selezione ha valutato diversi fattori, tra cui la solidità finanziaria dei candidati, la sostenibilità industriale delle rispettive proposte ed i benefici in termini di occupazione e per le comunità locali. Nel rispetto della complessità della trattativa per il futuro del polo siderurgico, il processo di negoziazione si svolgerà con la necessaria riservatezza, garantendo la tutela degli interessi industriali, occupazionali e sociali coinvolti". Questa la nota arrivata in redazione poco prima delle 18.30 del 20 marzo.

La giornata decisiva

Sono stati i commissari Tabarelli, Quaranta e Fiori con i consulenti di Boston Consulting Group a preparare il documento da sottoporre al ministro Urso. Il tandem composto da Baku Steel e Azerbaijan Investment (che vuol dire di fatto il governo azero) è l'unico titolare della cosiddetta "seconda fase", la negoziazione in esclusiva. Ma nulla osta il coinvolgere altri soggetti, a scelta degli azeri - magari la stessa Jindal.

La parole di Urso

I Commissari invieranno «nella giornata di oggi, una richiesta formale al Mimit per essere autorizzati a un negoziato con il soggetto internazionale che ha fatto la proposta migliore. E, verosimilmente, sarà appunto quella della compagine azera», aveva detto in tarda mattinata il ministro Urso a margine di un evento a Bologna. Le procedure prevedono ora l’espressione del parere del Comitato di sorveglianza e, infine, la delibera ufficiale del ministero di via Veneto. «Si apre così una nuova e importante decisiva fase: quella del negoziato con il soggetto che allo Stato ha fatto l’offerta migliore». Appunto, Baku Steel.

L'allerta di Fim, Fiom e Uilm

Restano in allarme i sindacati: «Saremo attentissimi al piano proposto» dice dalla Fim Cisl il segretario generale Valerio D’Alò, sottolineando «l’importanza di un approccio che tenga conto non solo degli aspetti economici, ma anche della salvaguardia dei posti di lavoro e della sostenibilità ambientale» in attesa di conoscere «come lo Stato declinerà la volontà di essere presente». Il leader della Uilm Rocco Palombella chiede «un incontro sindacale per conoscere i contenuti dell’offerta presentata e ritenuta migliore dai commissari e dal ministero delle Imprese, come abbiamo chiesto all’ultimo incontro a Palazzo Chigi» mentre il coordinatore nazionale siderurgia della Fiom Loris Scarpa ricorda le «richieste unitarie» dei metalmeccanici vale a dire «la garanzia della piena occupazione, la decarbonizzazione, l’integrità del gruppo, la presenza pubblica dello Stato», con «i lavoratori che devono essere protagonisti di questa discussione fin da subito».

Il nuovo decreto

Intanto fa discutere l'ultimo decreto approvato dal Governo Meloni sull'ex Ilva. In una nota la segretaria del Pd provinciale Anna Filippetti parla di «ennesimo schiaffo a una città che da anni chiede giustizia, salute, dignità. Non è una svolta, è un atto di resa. Non una risposta al futuro, ma l'ennesima toppa burocratica che lascia tutto com'era: acciaio, inquinamento, silenzi». Sempre dai dem Enzo Di Gregorio ricorda come «il provvedimento trasferisce 400 milioni all’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia prelevandoli dal patrimonio confiscato alla famiglia Riva destinato alle bonifiche delle aree inquinate. Solo una parte di questa somma, precisamente 80 milioni, dovrebbe tornare disponibile per le bonifiche, ma nel 2027/’28. Il decreto prevede anche una sorta di ombrello protettivo per l’azienda nei confronti delle nuove regole in materia di Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e Valutazione del danno sanitario. Insomma, per Taranto e la sua comunità sembra consumarsi l’ennesima beffa».

Critica anche Europa Verde: «Crediamo che affidare al gestore, la Valutazione del danno Sanitario, esautorando Ispra, Arpa e ASL, sottrarre quattrocento milioni alle bonifiche per destinarli alla continuità produttiva ed il mancato rispetto della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo secondo la quale se esiste un rischio per la salute umana, la produzione dev’essere sospesa, sia l’ennesimo schiaffo a questa città. Ringraziamo i deputati di Europa Verde/Alleanza Verdi e Sinistra ed in particolare il co-portavoce nazionale, Angelo Bonelli, che ha tenuto un discorso forte, ricostruendo come, nel corso di tredici anni, si sia costruito un corpus giuridico anomalo ai danni della salute e dell’ambiente e contro tutti gli studi istituzionali».

Dall’area di governo, invece, per l’on. Dario Iaia di Fratelli d’Italia «con questo provvedimento si mettono a disposizione risorse sino a 400 milioni e si introduce, per la prima volta, la valutazione di danno sanitario e di impatto sanitario nel procedimento di rilascio e di riesame dell’autorizzazione integrata ambientale. Questo decreto viene approvato in una fase cruciale per il gruppo ex Ilva essendo prossima alla conclusione la gara per la vendita degli asset aziendali. Punti fermi della procedura di vendita sono la decarbonizzazione, la tutela occupazionale,  compensazioni in favore della comunità locali ed in ultimo il prezzo». Vito De Palma, capogruppo di Forza Italia in commissione Finanze alla Camera e coordinatore provinciale del partito a Taranto, intervenendo in dichiarazione di voto sul decreto ha parlato di «norme che puntano a risolvere le questioni aperte dalle problematiche ambientali, coniugandole col rispetto del diritto alla salute delle comunità locali e con la tutela dell’occupazione all’interno di un quadro di provvedimenti assunti negli anni dall’autorità giudiziaria. L’obiettivo del Governo - ha aggiunto - è quello di mantenere il perimetro occupazionale, che è di circa 8.000 addetti e una produzione di 6 milioni di tonnellate, quale output minimo per andare in pieno pareggio operativo e iniziare a guadagnare. Il Governo Meloni si sta positivamente muovendo per riportare la città di Taranto al ruolo che le compete, che è quello di essere uno dei poli produttivi principali dell’industria di base italiana ed europea».

IL CONTESTO INTERNAZIONALE/L'incubo dazi e la reazione dell'Unione Europea

La Commissione europea ha pubblicato il suo piano d'azione per l'acciaio e i metalli, che interviene per mantenere e ampliare le capacità industriali europee, rafforzare la competitività del settore e garantirne il futuro. "L'industria siderurgica europea è fondamentale per l'economia dell'Ue, fornendo materie prime a settori chiave come l'automotive, le tecnologie pulite e la difesa. Una solida industria dell'acciaio e dei metalli in Europa è cruciale per garantire la sicurezza dell'Ue nel contesto geopolitico attuale e per realizzare il piano 'Readiness 2030', anch'esso presentato oggi", dicono da Bruxelles.

"Allo stesso tempo, il settore si trova a un punto di svolta critico, affrontando costi energetici elevati, una concorrenza globale sleale e la necessità di investimenti per ridurre le emissioni di gas serra. Il piano viene introdotto in un momento in cui misure distorsive del mercato, come il sostegno non di mercato alle sovraccapacità globali e i dazi ingiustificati sull'acciaio e sull'alluminio dell'Ue, possono avere un impatto negativo sulla nostra economia", si legge ancora nella nota che accompagna il piano. «L'industria siderurgica è sempre stata un motore centrale della prosperità europea. L'acciaio di nuova generazione, pulito, deve continuare a essere prodotto in Europa. Ciò significa che dobbiamo sostenere i nostri produttori di acciaio, che affrontano forti venti contrari sul mercato globale. Per garantirne la competitività, dobbiamo ridurre i costi energetici e aiutarli a introdurre sul mercato tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio. Con il piano d'azione di oggi offriamo soluzioni concrete per un'industria siderurgica europea fiorente», le parole della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

Il piano d'azione prevede "misure per garantire un approvvigionamento energetico sicuro e conveniente per il settore, attraverso l'uso degli accordi di acquisto di energia, e incoraggia gli Stati membri a sfruttare la flessibilità fiscale sull'energia e le tariffe di rete ridotte per ridurre la volatilità dei prezzi dell'elettricità. Il piano sostiene inoltre l'accesso più rapido alla rete per le industrie ad alta intensità energetica e promuove l'uso crescente dell'idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio nel settore".

La decarbonizzazione

Riguardo alla decarbonizzazione del settore, il futuro Industrial Decarbonisation Accelerator Act introdurrà criteri di resilienza e sostenibilità per i prodotti europei negli appalti pubblici, al fine di stimolare la domanda di metalli a basse emissioni prodotti nell'Ue, creando mercati guida. La Commissione destinerà 150 milioni di euro attraverso il fondo di ricerca per il carbone e l'acciaio nel 2026-27, con altri 600 milioni di euro tramite Horizon Europe dedicati al Clean Industrial Deal. Nella fase di espansione, la Commissione punta a 100 miliardi di euro attraverso la Banca per la Decarbonizzazione Industriale, attingendo al fondo per l'innovazione e ad altre fonti, con un'asta pilota da 1 miliardo di euro nel 2025 focalizzata sulla decarbonizzazione e l'elettrificazione dei processi industriali chiave.

Gli sviluppi della questione Ilva, con la scelta di Baku Steel da parte dei commissari ed il decreto del governo con le reazioni della politica, saranno tra i temi del nuovo numero del nostro settimanale cartaceo in edicola da domani, venerdì 21 marzo.

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