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L'evento

La farragine, il canto di Alfonso Guida

Il 26 febbraio il poeta lucano sarà a Taranto per presentare la raccolta edita da Casa del Libro, a cura di Barbara Gortan

Alfonso Guida

Alfonso Guida (foto di enzo ferrari)

Si intitola “La farragine” (Casa del libro edizioni) ed è il nuovo volume di poesia di Alfonso Guida, il poeta lucano che mercoledì 26 febbraio, alle 17.30, sarà a Taranto, alla Libreria Mandese (via Liguria, 80) proprio per presentare questa sua raccolta poetica pubblicata nella collana Due Mari, curata da Barbara Gortan

Introdurrà l’incontro l’editore Antonio Mandese e a dialogare con l’autore sarà la stessa Barbara Gortan.

L’incontro con Mario De Siati

Alfonso Guida è una delle voci più interessanti della poesia italiana contemporanea, una personalità originalissima che vive quasi da eremita in quel piccolo paese della Lucania che è San Mauro Forte. Per la stessa collana DueMari ha già pubblicato un suo notevole lavoro: “Khnopff”, titolo ispirato all’opera “Il silenzio” del pittore belga Fernand Khnopff”.

Di Alfonso Guida ha scritto di recente sul Foglio il premio Strega Mario De Siati, dopo un pellegrinaggio proprio a San Mauro Forte per conoscere di persona il poeta: «Lo conobbi quattordici anni fa la prima volta in una lettura pubblica a Torino, in una delle sue rarissime uscite. Il suo quaderno scritto e riscritto aveva le pagine gonfie di inchiostro e si teneva in verticale sul tavolo per quanto i fogli fossero calcati. È un poeta che parla di un mondo che sembra marginale e lontano, pastori, contadini, preti di campagna. E invece è un poeta del futuro. Basta leggerlo per capirlo che parla di un tempo che non è dietro ma dentro di noi».

Ma cosa è la farragine? Scrive De Siati: «Può subito far pensare all’aggettivo farraginoso con cui immaginiamo qualcuno che è macchinoso e lento. In realtà la farragine è la mescolanza delle erbe con cui si fa il pasto del bestiame. E visitando il paese di San Mauro Forte, quasi inaccessibile con le sue strade impervie, si scopre quel mondo di pastori e contadini che ispira Guida. Puoi osservarli in gruppo solo alle quattro del mattino al caffè nel bar della piazza. Guida inizia la sua giornata di lettura e scrittura alla stessa ora: -Ti lascio entrare perché io non distinguo./ Mi ometto come parte del discorso..., scrive». 

E ancora: «Quando leggi Guida senti l’odore delle graminacee e l’umido delle case abbandonate, sulla pelle scorre il grattare della ruggine dei vecchi arredi e il refolo gelido dalle finestre usurate».

L’esigenza di una comunità

Un’altra perla di Alfonso Guida, quindi, che la casa editrice tarantina ha avuto l’intuizione di pubblicare in questa coraggiosa collana curata da Barbara Gortan. E pubblicare poesia è una sfida, fatta di idee, lavoro, collaborazioni. Come confida Antonio Mandese: «Per fare l’editore servono tempo, studio ed esperienza. Serve pazienza, servono investimenti finanziari e un ingrediente che non si compra e non si vende. Servono gli intellettuali, come furono Sciascia per Sellerio, Croce per Laterza e Calvino e Pavese per Einaudi. Solo per citare esempi di grande rilievo.  Non sto paragonando la nostra esperienza neanche lontanamente a quella degli esempi citati, che restano la storia dell’editoria italiana ed europea, uso questi esempi solo per ringraziare Mario Desiati per aver accompagnato questo libro di Alfonso Guida e in generale il suo percorso editoriale e letterario ed insieme a questo di aver accompagnato il nostro, mio e di Barbara Gortan,  “pellegrinaggio” presso la casa del poeta». Ecco emergere allora, la nec essità delel case editrici a sud dei grandi circuiti editoriali: l’incontro con gli intellettuali: «Fare editoria da Sud senza intellettuali e scrittori che credano in noi e ci aiutino a  crescere come comunità editoriale - dice ancora Mandese - non sarebbe possibile perciò auspico che sempre più scrittrici e scrittori colgano l’esempio di Mario e vengano a vedere e si interessino di quello che stiamo facendo. Tra mille imperfezioni ed errori. Certi come siamo che non sia un refuso o un codice Isbn a fare di un libro, un grande libro o di un editore un vero editore, ma la comunità che riesce a costruire intorno a sé, le storie che riesce a scoprire e la serietà con cui sviluppa il proprio lavoro e la tenacia con cui riesce a tenere stretto a sé il sogno di riuscire a incidere, crescere e “trovare il tempo dentro di noi” che poi alla fine di tutto è quello che davvero conta».

Un evento speciale

«L’incontro di mercoledì 26 febbraio – assicura Barbara Gortan - sarà un evento speciale. La materia e lo spirito sono una diade che percorre tutta la poesia di Alfonso Guida. Sono due elementi contrastanti, la terra, la materia, vanno di pari passo, si svolgono nello stesso tempo, concomitanti con la componente spirituale che abita in lui. Per contrasto la sua poesia forse è proprio questo immenso campo trincerato, questo ring, questa zona di lotta tra l’essere e il suo contrario, che non sappiamo se definirlo non essere, perché non è conoscibile. È una lotta tra l’essere e qualcosa d’altro dall’essere».

«Non è molto usuale - continua Gortan - ascoltare la voce di un poeta. Non è tradizione di Alfonso declamare le poesie in pubblico, lo fa nelle stanze vuote. Alfonso è una voce che parla nel vuoto, è una voce che declama nel vuoto, nel silenzio. Ascoltare la voce di un poeta recitare una poesia è qualcosa di abbastanza singolare e prezioso. Molta arte si fa nelle stanze vuote, questo perché quando si è soli a cospetto del proprio lavoro, questa idea della solitudine e della qualità del silenzio, che sempre l’arte porta con sé, è fondamentale.

Una poesia che dà voce a un dialogo animato da una pulsione di conoscenza piena e densa di parole e sostantivi qualificati da un’oggettivazione molto materica  e il suo dramma di abitare la materia, di starci dentro, di essere corpo, il dramma di essere corpo e al col tempo anima. Un manicheismo quello di Alfonso, tendenza ad assumere atteggiamenti e comportamenti di rigida e radicale contrapposizione, il poeta ne é l’esempio, il campione, é la lotta interiore, tra un contrario e l’altro, tra i due opposti, e forse la poesia è proprio questa tensione alla coincidentia oppositorum. l’unità degli opposti, alla creazione dell’armonia. Alfonso dice che l’armonia é forse proprio questo sogno, questo rincorrere quotidianamente, in tutte le ore del giorno l’utopia. Questo fa il poeta, rincorre ad ogni ora del giorno un sogno indicibile, un sogno che non può comunicare, un sogno che sente lui solo per intero e che diventa il sogno dell’uomo nel momento in cui lo sente e che forse non è comunicabile se non attraverso quella lingua profonda disseminata per dirla con Marina Cvetaeva da indizi terrestri e che mira a una geografia perfetta.

Alla scoperta del poeta

Racconta Gortan: «Alfonso Guida è il primo poeta che ha inaugurato la collana Due Mari. Una delle prime volte che ho conosciuto Alfonso mi portò a pranzare ad Accettura, un paese di montagna della Basilicata molto bello, sulla strada ricordo che abbiamo incontrato una pietra scura, meridiana primitiva, un masso erratico che risale al neolitico. Mi disse che è il luogo di un rito agreste molto conosciuto che si fa a maggio e si chiama proprio ‘Il rito di maggio.” Andammo in una locanda di questo paese dove si mangiano cose di casa, c’era il camino acceso. Mi raccontó che stava leggendo Elias Canetti che ha scritto un libro degli appunti, che contiene molti aforismi, uno scrittore che aveva una fortissima paura della morte e la sua tragedia lo rendeva di una comicità esorbitante. Mi disse che stava scrivendo molto in questo periodo, grazie alla lettura di questo libro, che aveva comprato il Corano, un libro sui santi mussulmani e una tunica da musulmano. Ha sempre amato l’antologia religiosa e psichiatrica, studiava questo in quel periodo. Aveva ripreso in mano tra i libri di poesie un vecchio amore, Dario Bellezza, ma giusto per vedere l’effetto che gli faceva rileggerlo. Poesia questa aristocratica, di pochi, elitaria. Poi mi disse che avrebbe letto presto la poesia di una autrice che ama molto, Janet Frame, di cui aveva  letto solo i romanzi, perché le poesie sono state pubblicate in Italia per la prima volta solo un anno fa. Si tratta della scrittrice neo zelandese più importante, l’autrice di quella autobiografia dal titolo “ Un Angelo alla mia tavola “ da cui Jane Campion trasse il film Lezioni di piano. In quell’occasione ci conoscemmo meglio».

Un poeta e il suo canto

Scriove Barbara Gortan: «Alfonso Guida è nato con il canto dentro, poi è passato dalla voce vera delle corde vocali, alla voce del pensiero. È una voce cantante quella della sua scrittura.

Quando era piccolo cantava all’età di dieci anni, entrò a far parte di un gruppo musicale di adulti che avevano trenta, quarant’anni. Gli diedero un repertorio anni 60 e chiudeva le serate nelle piazze di paese.

D’estate faceva il giro di tanti paesi del circondario e andava a cantare alle Feste dell’Unità, alle Feste dell’Amicizia. Chiudeva le serate, era la ciliegina sulla torta, gli davano ventimila lire. Tornó  poi sulle scene nel centro sociale del paese dove ha frequentato il liceo, al quinto anno i professori di musica decisero di fare una gara musicale e lui partecipò e vinse. Ha vinto parecchi premi come cantante, ha partecipato a tanti festival, ha ricevuto coppe e trofei. Poi all’università fece uno spettacolo teatrale dove unì canto e poesia. Si affacciò per la primissima volta alla poesia. La recitazione di alcune poesie di Pasolini erano accompagnate da un repertorio musicale. Si travestì da angelo con le ali fatte da stoffe di cotone e i capelli lunghissimi. Per anni ha portato i capelli lunghissimi con la riga al centro».

La Farragine

«L’immagine di copertina di Farragine, i colori, il nome di Alfonso in alto, il titolo al centro: questo libro - scrive ancora la curatrice della collana - sembra un diario di poesia, un quaderno, è essenziale. Alfonso non ha voluto che citassimo nemmeno i premi che ha vinto. Ho ammirato molto questa scelta nobile e raffinata. Il quadro della sua vita è” Il Silenzio” (Le Silence, 1890) dell’artista Fernand Khnopff, dove una figura dalle sfumature misticheggianti, con la mano coperta da un lungo guanto,

porta il dito sulle labbra, a richiamarci al silenzio per lasciare parlare la voce interiore. L’artista è diviso tra l’imperativo di svolgere un ruolo nella società e l’aristocratico desiderio di esilio, per il timore di perdersi, di dover rinunciare alla ricerca di una realtà più profonda, oltre le apparenze, alla ricerca di una concentrazione espressiva capace di ridare un senso alle parole.

Non è molto usuale ascoltare la voce di un poeta. Non è tradizione di Alfonso declamare le poesie in pubblico, lo fa nelle stanze vuote. Alfonso è una voce che parla nel vuoto, è una voce che declama nel vuoto, nel silenzio. Ascoltare la voce di un poeta recitare una poesia è qualcosa di abbastanza singolare e prezioso. Molta arte si fa nelle stanze vuote, questo perché quando si è soli a cospetto del proprio lavoro, questa idea della solitudine e della qualità del silenzio, che sempre l’arte porta con sé, è fondamentale.

Una poesia che dà voce a un dialogo animato da una pulsione di conoscenza piena e densa di parole e sostantivi qualificati da un’oggettivazione molto materica  e il suo dramma di abitare la materia, di starci dentro, di essere corpo, il dramma di essere corpo e al col tempo anima. Un manicheismo quello di Alfonso, tendenza ad assumere atteggiamenti e comportamenti di rigida e radicale contrapposizione, il poeta ne é l’esempio, il campione, é la lotta interiore, tra un contrario e l’altro, tra i due opposti, e forse la poesia è proprio questa tensione alla coincidentia oppositorum, l’unità degli opposti, alla creazione dell’armonia. Alfonso dice che l’armonia é forse proprio questo sogno, questo rincorrere quotidianamente, in tutte le ore del giorno l’utopia. Questo fa il poeta, rincorre ad ogni ora del giorno un sogno indicibile, un sogno che non può comunicare, un sogno che sente lui solo per intero e che diventa il sogno dell’uomo nel momento in cui lo sente e che forse non è comunicabile se non attraverso quella lingua profonda disseminata per dirla con Marina Cvetaeva da indizi terrestri e che mira a una geografia perfetta. Quando scrive Alfonso perde l’umiltà, sembra paradossale ma quando scrive tende alla perfezione, scrive con l’ossessione della perfezione del testo tecnicamente perfetto, la metrica non lascia scampo.

La forma è fondamentale, non c’è poesia se non c’è forma. Il ritmo della musica prende possesso della forma del suo pensiero, come se il suo pensiero comunicasse piano piano nel tempo a trovare la sua musica e tu la insegui.

La poesia è l’atto più civile che l’uomo possa compiere e diventa civile nel momento in cui scrivere una poesia significa creare una forma, perché il mondo è fatto di forme. Il poeta é Dio perché crea nuove forme con una materia che è persistente che è la materia della parola, la parola nuda. Questa divinità abita il poeta, non sappiamo come spiegarlo, non sappiamo che significa che Dio abita l’anima del poeta quando scrive e che un poeta che scrive é un Dio che crea. Non sappiamo bene cosa voglia significare, ma siamo certi che avviene questo, una specie di miracolo, il miracolo della poesia che è il miracolo dell’amore, il miracolo della vita, il miracolo di qualcosa che viene messo alla luce, è qualcosa che trova luce.

Alfonso Guida è la sua poetica spirituale, vediamo corpo e anima, carne e spirito, umano e divino fondersi in una sintesi piena di energia creante».

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