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Bari
15 Febbraio 2025 - 06:26
Una culla termica - archivio
BARI - La culla termica della chiesa San Giovanni Battista di Bari non avrebbe mai potuto attivare l'allarme che avrebbe dovuto segnalare la presenza di un neonato. È quanto emerge dagli accertamenti tecnici disposti dalla Procura di Bari e depositati nei giorni scorsi, in relazione alla tragica vicenda del piccolo ritrovato senza vita lo scorso 2 gennaio.
L’elemento sotto esame è il materassino sensorizzato, che, secondo i consulenti, non sarebbe stato idoneo a rilevare il peso di un bambino e quindi ad attivare la chiamata di emergenza diretta al parroco. Già nelle prime analisi, era emerso che i sensori non avevano funzionato correttamente, impedendo l’invio della segnalazione a don Antonio Ruccia, mentre un ulteriore problema tecnico aveva causato la dispersione di gas dal climatizzatore, il quale avrebbe dovuto riscaldare l’ambiente ma, al contrario, avrebbe immesso aria fredda. Proprio l’ipotermia risulterebbe essere la causa della morte del neonato, secondo i primi riscontri autoptici.
Nonostante nel 2020 e nel 2023 la culla avesse effettivamente salvato due neonati grazie al funzionamento dell’allarme, i recenti approfondimenti tecnici sollevano forti dubbi sulla reale affidabilità del sistema.
Sul caso la Procura di Bari, con il procuratore aggiunto Ciro Angelillis e la pm Angela Morea, ha avviato un’inchiesta per abbandono di minori a carico di ignoti e per omicidio colposo nei confronti del parroco don Antonio Ruccia e del tecnico Vincenzo Nanocchio, responsabile dell’installazione della culla nel 2014 e della sostituzione dell’alimentatore lo scorso 14 dicembre, dopo alcuni blackout.
Le indagini hanno inoltre evidenziato che non è mai esistito alcun protocollo operativo tra la parrocchia e il reparto di Neonatologia del Policlinico di Bari, contrariamente a quanto più volte dichiarato e riportato persino nel sito della chiesa. Il direttore generale del Policlinico, Antonio Sanguedolce, ha smentito qualsiasi accordo in merito.
Il neonato, ribattezzato “Angelo” dal sindaco di Bari Vito Leccese, riposa ora nel cimitero cittadino.
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