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Il caso

Neonato trovato morto nella culla termica di Bari, le analisi del Dna

Prosegue anche la verifica dei malfunzionamenti delle apparecchiature. Ipotesi di omicidio colposo e abbandono di minore al centro dell’inchiesta

La sede della culla termica a Bari

La sede della culla termica a Bari

BARI - Proseguono le indagini sul caso del neonato trovato morto il 2 gennaio nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista a Bari. Gli investigatori stanno lavorando anche sull’analisi del profilo genetico del bambino, ribattezzato Angelo dal sindaco di Bari, Vito Leccese, su suggerimento dell’arcivescovo Giuseppe Satriano. Durante l’autopsia sono stati prelevati campioni utili per l’identificazione, un passaggio obbligato in situazioni di vittime non identificate.

Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Bari e coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea, stanno seguendo due filoni principali: l’abbandono di minore a carico di ignoti e l’ipotesi di omicidio colposo. Su quest’ultimo fronte risultano indagati il parroco Antonio Ruccia e il tecnico Vincenzo Nanocchio. Le verifiche sulle apparecchiature presenti nella stanza destinata alla culla hanno evidenziato malfunzionamenti significativi: il materassino con sensori, progettato per attivare una chiamata automatica al cellulare del parroco, non era operativo, mentre il climatizzatore, probabilmente a causa di una perdita di gas, emetteva aria fredda anziché calda.

I primi risultati dell’autopsia indicano che il neonato sarebbe deceduto a causa di ipotermia. Gli inquirenti continuano a raccogliere elementi per chiarire le responsabilità e ricostruire con esattezza la dinamica dei fatti.

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