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L'intervista

Giorno (Pd): «Dialogo possibile con chi dice basta a Melucci»

Il punto con l'ex assessore: perché si è rotto il rapporto con il sindaco, i fallimenti dell’amministrazione, il ruolo dei consiglieri di maggioranza, le indiscrezioni sul flirt tra il primo cittadino e il centrodestra, la corsa alla Regione

Mattia Giorno

Mattia Giorno

I nuovi venti di crisi che agitano l’amministrazione comunale, l’ipotesi di un nuovo ricorso al notaio per determinare lo scioglimento anticipato del consiglio, l’avvicinarsi delle elezioni regionali e il controverso rapporto dell’attuale maggioranza con il centrosinistra: tutti temi caldi della politica tarantina anche in chiave elettorale. Ne abbiamo parlatro con Mattia Giorno, fino allo scorso anno uno degli assessori di punta della giunta di Rinaldo Melucci prima della traumatica rottura tra sindaco e Pd.

È trascorso un anno dalla frattura con Melucci. Cosa è cambiato in questo anno e a distanza di tempo è possibile comprendere meglio i perché di quel divorzio?

Intanto rivendico e non mi pento della mia scelta di essere uscito dalla giunta. L’ho fatto sostanzialmente perché intravedevo quello che sarebbe stato il crollo politico e amministrativo del Comune di Taranto. La mia scelta non è stata dettata da rancore personale nei confronti di Rinaldo Melucci né tantomeno della maggioranza consiliare che di fatto è in buona parte quella uscita dalle urne, anche se ha subìto un cambio di perimetro che politicamente abbiamo contestato. Alla base della scelta c’è stato il cambio totale di progetto politico.

Come spiega questo cambio di progetto politico?

È davvero inspiegabile. Se ci soffermiamo a guardare le conseguenze, gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: privatizzazione degli asili, fallimenti costanti sui Giochi del Mediterraneo, blocco e ritardo sul cantiere delle BRT, si è completamente fermato il processo di rigenerazione della Città Vecchia, non c’è un piano per il commercio, è sbagliato il piano per gli eventi che è accompagnato dall’assenza di una visione culturale. Non c’è un’idea di sviluppo economico del territorio, ci sono evidenti problemi legati ancora ai trasporti e alla gestione dei rifiuti. Queste problematiche non dipendono dal fatto che ci sia questa maggioranza, non sono conseguenze dei singoli consiglieri, ma sono figlie del fatto che manca una guida politica a Palazzo di Città. Il sindaco è sempre assente, è evidente che non ha più alcun interesse ad essere il primo cittadino, con tutti gli oneri del caso di questa comunità ferita e arrabbiata. La conseguenza è che la comunità è ancora più ferita e ancora più arrabbiata.

I consiglieri di maggioranza a suo avviso sono complici di questa situazione?

Molti dei consiglieri sostengono che Melucci sia il passato, che sia già archiviato. Lo sostengono pubblicamente molti dei consiglieri di maggioranza. Ma è proprio questo il punto: Melucci è il presente ed è il sindaco e per quanto lui non eserciti più a pieno queste funzioni, non è possibile pensare che la città possa riprendersi se prima non si risolve questo problema. Serve uno scatto di responsabilità.

Questo scatto di responsabilità si dovrebbe tradurre nello scioglimento anticipato del consiglio comunale?

Questo scatto di responsabilità porterebbe allo scioglimento anticipato del consiglio comunale con la costruzione di un nuovo progetto politico che non è altro che il recupero di quello che era il progetto delle urne del 2022, ma questa volta con l’obiettivo di realizzarlo. Però serve la guida, serve la serenità di una comunità, servono i rapporti con le istituzioni a tutti i livelli, serve soprattutto la macchina amministrativa che in questo momento è sprofondata nel caos e nell’incertezza.

Torno a chiederle: come spiega questa mutazione di Melucci?

Ho ancora difficoltà a capirne il senso politico. Mi rendo conto delle difficoltà umane nel reggere il peso di una maggioranza così eterogenea che ha sempre avuto difficoltà di rapporti con lui dal primo giorno dopo le elezioni. Da noi il sindaco aveva tutto, aveva il sostegno, aveva il supporto umano, aveva le relazioni politiche, aveva le relazioni istituzionali. Parlo non solo del PD, ma di tutta la squadra che ruotava intorno: persone come Marti e Manzulli erano estranee al PD però erano in una dimensione ormai consolidata ti; parlo del MoVimento 5 Stelle e di tutto l’arco che aveva sostenuto Melucci. Quindi non capisco cosa abbia determinato questo cambio di rotta rispetto al primo mandato, quando tutto era costruito sul sogno di una città diversa, finalmente libera da condizionamenti, con il desiderio di avviare un vero percorso di transizione Oggi credo che non sia rimasto nulla di tutto ciò.

In questi mesi si è parlato spesso di un flirt di Melucci con pezzi di centrodestra. Crede che queste indiscrezioni siano fondate?

Queste cose le leggiamo negli atti e nelle dinamiche che si sono susseguite. In questo anno Melucci ha provato costantemente ad avere rapporti col centrodestra e ci è riuscito sui livelli regionali e nazionali. Ancora oggi con i livelli nazionali mantiene un rapporto solido. Mi auguro che i livelli territoriali e i consiglieri comunali del centrodestra siano in grado di agire autonomamente, vista la condizione in cui versa la città, anche se la scelta ormai palese di governare insieme in Provincia lascia intendere altro. Lo denunciamo da mesi.

Come giudica questa maggioranza che è sempre sul filo dell’equilibrio?Dalla maggioranza bulgara alle trattative con i singoli consiglieri…

Questa è una maggioranza litigiosa, ma non è del tutto colpa dei consiglieri. Loro scontano la colpa di reggere ancora oggi un’amministrazione che non è in grado di dire dove vuole andare e in che modo. Questo genera confusione e litigi. È un gioco permanente a screditare il compagno di viaggio. Certo, alcuni non hanno formazione politica, ma altri che la politica la fanno da tempo dovrebbero già essersi resi conto che la situazione è insanabile.

Porte chiuse o c’è possibilità di riaprire un dialogo almeno con alcuni di questi consiglieri?

Da parte nostra ci sarà sempre la disponibilità a costruire un dialogo con chi, comprendendo questa condizione, sceglie di anteporre il bene e il futuro della città davanti a tutto.

Questo significa che potrebbe esserci un’apertura rispetto alle candidature per le elezioni regionali?

Se si chiarisce la posizione politica non vedo perché non dovrebbe esserci la condivisione di una coalizione e di una competizione elettorale. In alternativa, correremo in maniera separata. Il segretario regionale del PD e il segretario regionale di Con hanno detto che impediranno candidature nella coalizione. Ma questa non è né una ripicca né un ricatto, è semplicemente una linea politica logica e coerente che non può ignorare quello che è successo e sta succedendo a Taranto. 

Cosa pensa della proposta di un governo cittadino di salute pubblica?

I governi di salute pubblica si fanno con tutte le forze politiche in campo e con personalità tecniche in giunta e nei consigli di amministrazione. Ma lei ce li vede i consiglieri di maggioranza rinunciare ai loro componenti di giunta e ai loro componenti dei Cda? In più loro parlano di commissariare di fatto Melucci, cosa che il sindaco non permetterà mai a loro di fare, quindi è un’ipotesi morta sul nascere.

Quindi al momento Stellato non lo candidate nella coalizione o lo candidate se dà una mano a far cadere Melucci?

Non è solo Stellato che vuole la candidatura. Le richieste di candidatura a Bari sono molteplici e fuori dallo schema di “Io c’entro”, che punta a chiedere candidature organizzate. Invece i consiglieri e gli assessori si muovono liberamente chiedendo candidature, ma loro chiedono candidature nel perimetro di centrosinistra che però è un perimetro che non riconosce l’attuale amministrazione di Taranto. Di fatto questo annulla il progetto politico di “Io c’entro”, che è la sommatoria di soggetti assolutamente lontani tra loro e politicamente in competizione fra loro.

Sarà lei il candidato sindaco del Pd?

La questione non è proprio all’ordine del giorno. Qualsiasi scelta sarà figlia della discussione con chi condividerà il progetto politico, inclusi quelli che oggi potrebbero avere il coraggio di assumere una scelta di responsabilità. In questo caso sarebbero del tutto partecipi di eventuali nomi e progetti. Insomma chi si assume la responsabilità di mandare a casa questa amministrazione, inevitabilmente diventa partecipe della costruzione del nuovo progetto politico.

Sareste pronti se si andasse a votare subito?

Noi siamo pronti. Abbiamo le idee chiare sul programma, siamo pronti sul progetto futuro di città e sappiamo dove mettere le mani per risolvere i problemi che si stanno creando in questi mesi. Occorre che le persone di buona volontà politica decidano di partecipare a questo progetto.

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