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Il caso

La banalità dello sfregio

A Mottola un murale proPal: una cometa con la Stella di David che lascia una scia di sangue

La cometa dipinta a Mottola

La cometa di Luigi Notarnicola

Si intitola Bloody Comet ed è l’opera murale che l’artista Luigi Notarnicola ha realizzato su quel che resta di una parete di una vecchia scuola elementare di Mottola, crollata anni addietro. L’intento dichiarato dall’artista è quello di indurre ad una riflessione su quel che accade a Gaza. La data in cui l’opera è stata realizzata non è casuale: 29 novembre, giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese.

Questa la descrizione del murale che ne fa lo stesso Notarnicola:

«La stella di Davide attraversa il cielo disegnando una scia di sangue.

Questa la fotografia odierna sul conflitto tra Israele e Palestina, una cometa che denuncia quello che accade sotto gli occhi di un mondo incredulo sugli sviluppi del genocidio in atto. “Bloody comet” arriva da lontano, prima dei fatti del 7 ottobre 2023, è una stella di morte con cui il governo di Netanyahu traccia la sua destinazione-obiettivo. L’installazione trasfigura uno dei simboli del Natale accendendo una riflessione critica e umana, all’ombra della luce cupa di una cometa sanguinaria.

Il muro scelto per l’installazione è una maceria emersa di una scuola elementare crollata il 2 marzo del 1987 a Mottola, Comune della provincia di Taranto.  La scelta di rappresentare l’opera su una parete crollata ci porta semanticamente ai luoghi del conflitto, a Gaza, alle sue macerie».

Luigi Notarnicola mentre realizza la sua opera

Fin qui l’autore dell’opera. Che in effetti una riflessione induce a farla, forse non proprio quella che l’artista si sarebbe atteso. Quell’opera infatti cade in una simbologia che in questi mesi è molto diffusa negli ambienti cosiddetti ProPal. Parliamo dell’uso spregiativo che viene fatto della Stella di David: si usa un simbolo religioso per attaccare un governo. Si associa, cioè, l’azione di un governo a quella di un valore religioso che va ben oltre i confini politici di un governo nazionale. La Stella di David non è il simbolo di Netanyahu, contro la cui azione è più che legittimo farsi opposizione. La Stella di David è il simbolo di una religione nella quale si identificano milioni di ebrei, non necessariamente collocabili sulla stessa linea politica dell’attuale governo israeliano. Anzi, come ben sappiamo, Netanyahu deve fare i conti con una opposizione interna tutt’altro che tenera, a dimostrazione del fatto che si può essere ebrei senza essere con Netanyahu.

L’uso di un simbolo che identifica universalmente una religione, in questo caso quella ebraica, finisce purtroppo per esporsi alla legittima accusa di antisemitismo, che è ben altro rispetto alla altrettanto legittima critica ad un governo. In questi mesi abbiamo visto bandiere israeliane bruciate in piazza, bandiere con la Stella di David trasformata in una svastica e altre rappresentazioni violente di simboli che sono identitari di un popolo e di una religione, non di un governo. Bruciare la bandiera israeliana significa bruciare l’elemento identitario di un popolo, ferirne i propri valori e seminare odio verso chi, come detto, non necessariamente è solidale con le politiche del governo israeliano. Ancora più ripugnante è associare al popolo che ha subito un atroce genocidio quella svastica che di quel genocidio è stato il simbolo più brutale. Ecco perché queste manifestazioni non si sottraggono all’accusa di seminare odio antisemita e quindi di essere, paradossalmente ma forse non troppo, sulla stessa linea di quella svastica usata per rappresentare Israele in modo così spregevole.

Nel caso specifico dell’opera realizzata a Mottola c’è un ulteriore elemento che sconcerta: la cometa che gronda sangue. Anche qui: un simbolo tra i più rappresentativi del Cristianesimo – religione che con quel che sta accadendo a Gaza non c’entra assolutamente nulla – utilizzato spregiudicatamente per denunciare gli orrori di una guerra. Macchiare di sangue il simbolo del Natale che, ripetiamo, è festività del tutto estranea alla guerra in corso, è operazione quantomeno maldestra.

Se l’artista che ha realizzato questo murale a Mottola voleva provocare, forse non ha centrato l’obiettivo giusto, correndo il rischio di far passare la sua pretesa di gesto artistico-provocatorio solo come occasione per suscitare clamore e rubare uno spicchio di notorietà. I simboli hanno un valore profondo che entrano nelle coscienze dei popoli: utilizzarli per una bieca strumentalizzazione politica non è vilipendio di una religione, ma di un popolo che in quei valori crede e secondo quei valori vive. E tutto ciò va molto al di là delle azioni dei governi del momento.

Sarebbe fin troppo facile chiedere a quanti si producono in certi esercizi di stile perché simili manifestazioni artistiche non vengano indirizzate contro quei sistemi politico-religiosi liberticidi, dove non solo non esiste libertà di esprimere il proprio pensiero ma dove le donne vengono persino barbaramente ammazzate se non rispettano addirittura i dettami su acconciature e abbigliamento. Ma evidentemente brutalizzare la Stella di David fa tendenza ed è molto più comodo ridurla a feroce simbolo di morte, nel nostro caso in compagnia dell’incolpevole cometa: nessuno, qui in Occidente, torcerà mai un capello a chi si esibisce in certe “provocazioni”. Ben altra sorte toccherebbe a quegli artisti iraniani ai quali un murale contro gli ayatollah costerebbe la propria vita. E allora, per tornare al murale di Mottola, siamo di fronte a provocazione artistica di denuncia o, più modestamente, ad una rappresentazione della banalità dello sfregio?   

 

     

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