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Un anno di guerra

All’orizzonte non si vede la fine

La guerra inesorabilmente colpisce l’empatia per l'altro, da entrambe le parti.

All’orizzonte non si vede la fine

È passato un anno dal 7 ottobre in cui Hamas ha ucciso 1.200 persone e rapito altre 250.

La risposta di Israele ha portato alla morte oltre 41.000 palestinesi. I combattimenti si sono estesi su tre fronti e non esiste una strada chiara verso un cessate il fuoco. L’espansione della guerra lascia presagire giorni più difficili a venire.

Gli esperti militari del resto non hanno mai taciuto che la controffensiva di Israele contro Hamas a Gaza, avrebbe richiesto tempi non facili da prevedere.

Un anno dopo, quella lunga guerra si è ampliata e intensificata su molti altri fronti, in un abisso senza fondo di terrore e sofferenza che stanno pagando gli incolpevoli civili e tra questi i cento ostaggi che sono ancora nelle mani di Hamas.

In una regione sommersa da così tanto dolore, non c’è spazio per i festeggiamenti. Qualsiasi dolore personale è relativo, sempre misurato rispetto alla vasta scala dell’angoscia degli altri.

La guerra mette alla prova i limiti di una società, la resilienza della gente comune, dei parenti degli ostaggi portati a Gaza. Genitori, fratelli e partner le cui vite sono state sconvolte in un attimo e che da allora hanno attraversato il mondo per incontrare i leader mondiali e protestato instancabilmente in Israele per difendere i loro cari.

I civili di Gaza hanno trascorso un inverno piovoso, un’estate torrida, sfollati più e più volte. Hanno, incolpevolmente, pagato il prezzo più alto. In queste ultime settimane gli scontri si sono spostati verso il Libano, con l’invasione israeliana e l’attacco missilistico iraniano contro Israele a rappresentare ulteriori, pericolose escalation.

La guerra inesorabilmente colpisce l’empatia per l'altro, da entrambe le parti.

Vogliamo condividere le parole del Presidente Mattarella pronunciate in occasione dellla ricorrenza della strage compiuta da Hamas il 7 ottobre del 2023

"Occorre una definitiva soluzione negoziata tra Israele e Palestina che, con il concorso della comunità internazionale, preveda la creazione di due Stati sovrani e indipendenti. Ciò è indispensabile per garantire pace e sicurezza durevoli ai due popoli e all'intera regione, e per evitare che l'ostilità, l'avversione e il risentimento accumulatisi in questi mesi producano in tutto il Medio Oriente nuove e sempre più drammatiche esplosioni di violenza. È una responsabilità che, se compete, in primo luogo, a israeliani e palestinesi, deve vedere attivi tutti i popoli amanti della pace, affinché l'orrore del passato non si ripeta".

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