Nella seduta del 15 novembre il consiglio comunale ha eletto Luigi Abbate nuovo presidente dell'assemblea. Tra momenti drammatici con le feroci contestazioni provenienti dal pubblico e le accuse incrociate tra consiglieri, ecco la "pagella" ai protagonisti. Tra il serio e il faceto.
Rinaldo Melucci
Deve essere davvero difficile fare il sindaco di una città maledettamente complicata come Taranto e questa è un’attenuante non da poco. L’unico slancio da primo cittadino lo ha tuttavia solo quando finalmente si scuote dal suo scranno e prova a imbastire un dialogo con i lavoratori inferociti. L’abbraccio con una donna disperata perché sta per restare disoccupata è l’unico momento di empatia che riesce a trasmettere. Poi denuncia di essere stato tirato per la giacchetta da destra e da sinistra e gli si può anche credere. Ma cominciare l’avventura - perché di avventura si tratta - del secondo mandato con una maggioranza bulgara, finire appeso ad un filo ed essere costretto a santificare chi lo ha per anni deriso e irriso è da harakiri (o carachiri, come qualcuno ha detto). Quell’«Abbate tutta la vita» pronunciato al momento del voto è la summa perfetta del suo disastro politico. Samurai
Luigi Abbate
Ricorda Chuck Wepner, pressoché anonimo pugile newyorkese, noto per la sua fama di “incassatore”, che riuscì a resistere per quindici riprese ad una leggenda del ring come Muhammad Ali. Abbate incassa senza batter ciglio i pesanti insulti che gli piovono dal pubblico e i veementi attacchi che gli scagliano i consiglieri di opposizione. Forse l’unico brivido che gli passa lungo la schiena glielo offre proprio la maggioranza della quale ora fa parte quando la seduta viene sospesa per riordinare le idee. Nel suo discorso di insediamento sfodera un aplomb da perfetto democristiano. Il gessato gli dona. Da feroce insultatore di Melucci a suo beniamino: lo spericolato salto acrobatico gli è riuscito. Machiavellico
Michele De Martino
Da politico di antica data prova a richiamare antichi valori in un consiglio che ha smarrito etica ed estetica. Denuncia giustamente l’uso spregiudicato dei social, «che stanno ammazzando la società». Lo fa, tuttavia, mentre si accinge a votare chi proprio grazie all’uso arrembante di Facebook ha costruito la sua scalata alla poltrona più alta del consiglio. Improvvido
Gianni Liviano
Fa centro due volte: quando si smarca dalle contumelie contro Abbate e quando riconosce a Melucci di essere «bravo nei suicidi politici». Originale
Luca Contrario
Sembra che soffra di ansia da prestazione: interviene più volte e quasi sempre per sottolineare gli stessi concetti. Tenta di rifare una verginità al partito del quale un tempo era nemico e del quale oggi è capogruppo. Frenetico
Giuseppe Fiusco
In questi due anni e mezzo di consigliatura ha dato spesso segni di insofferenza e irrequietezza. La sua sofferta (e commossa) dichiarazione con la quale ha sbattuto la porta in faccia a Melucci e alla maggioranza non gli ha impedito di promuovere il sindaco come tecnico, bocciandolo tuttavia come politico. Tormentato
Antonio Lenti
Nella seduta in cui fu sfiduciato Piero Bitetti la prese molto alla lontana richiamando addirittura il climate change. Nella seduta in cui si elegge Abbate parte da citazioni letterarie (“Il Gattopardo” e “Uno nessuno e centomila”) che tuttavia finiscono male assortite con il suo non raro abbandonarsi allo slang più nostrano. Caotico
Vito Luigi Agrusti
Anche lui, come sopra, dà l’impressione di sbracciarsi nell’affannosa ricerca di una traccia da lasciare alla memoria del consiglio. Più apparenza che sostanza. Aitante
Goffredo Lo Muzio
Taccuini bianchi dopo il suo intervento. “Che hai scritto tu?” Si chiedono i cronisti l’un l'altro. Si incrociano sguardi in cerca di risposte. Delle sue dichiarazioni si accorgeranno solo i verbali della seduta. Impalpabile
Francesco Battista
Chiede a Melucci una riflessione sul tema: “È il caso di proseguire in queste condizioni?”. Lo fa senza andare sopra le righe e questo, in un contesto generale talvolta sguaiato, è una nota di merito. Sobrio
Musillo-Cosa-Festinante
Parlano tutti e tre quando basterebbe che a parlare fosse uno per tutti. Esordiscono in stile radicali dei bei tempi: esibiscono gigantografie dei trascorsi teatrini di Abbate. Il colpo vero lo affonda però Musillo, quando spiega che «peggio di Abbate» è chi ha prodotto questo triste spettacolo. Pannelliani
Mirko Maiorino
Parla di «alchimie» per tenere in piedi la maggioranza. Ma in questo consiglio è difficile che dal metallo grezzo si possa ottenere l’oro. Esoterico
Mario Odone
Regala un brivido quando chiede la sospensione della seduta. Si pensa ad un finale thrilling. Ma l’incipit da Hitchcock consegna un epilogo da Libro Cuore: tutti con Abbate appassionatamente. Audace
Giampaolo Vietri
Nella scorsa seduta sfoderò parole urlate degne del miglior Tony Dallara. Questa volta concede il bis contro il bersaglio grosso di Abbate. Il ruolo dell’urlatore non gli si addice. Rimandato
Patrizia Mignolo
Invoca una politica «diversa» per consegnare ai figli una Taranto migliore. Potrebbe cominciare arrestando i suoi multipli cambi di casacca da un gruppo all’altro. Arcobaleno
Filippo Illiano
Ricorda umilmente i miracoli dell’amministrazione guidata da Ippazio Stefàno: maggioranze rabberciate e capacità di sopravvivere. Un auspicio, per lui, che il miracolo possa ripetersi. Nostalgico
Massimiliano Di Cuia
Tra i pochi a esprimere concetti senza la necessità di sbracciarsi e di urlare. Dimostra che l’autorevolezza dei pensieri non passa dagli strepiti sui social e dalle trovate a favore di pubblico. Equilibrato
Enzo Di Gregorio
Poco appariscente, si limita al minimo sindacale. Forse da lui, tra i più esperti e titolato anche dal seggio in consiglio regionale, ci si sarebbe atteso qualcosa di più. Sottotono
Piero Bitetti
Disarcionato in modo maldestro, conserva toni garbati ma decisi. La lunga esperienza da presidente gli consente efficaci sottolineature in punta di diritto. Si ha l’impressione che si tratti di una risorsa che Melucci ha sprecato malamente. Istituzionale
Massimiliano Stellato
Forse quello nella posizione più scomoda, oggi costretto dalla necessità di trovare una via d’uscita tra l’appoggio a Melucci e lo sbarramento del centrosinistra alle prossime regionali. Ma è scafato assai e una maggioranza ridotta di nuovo a 17 al momento giusto lo porrà di nuovo in condizione di essere determinante. In un senso o nell’altro. Baricentrico
Tiziana Toscano
Le tocca governare un’assise tra le più turbolente che la storia recente ricordi. Lo fa con piglio autorevole. Riesce a tenere in piedi la baracca nonostante le intemperanze dei consiglieri non le agevolino affatto il compito. Determinata