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Il caso

Grattacielo o parco non è la stessa cosa

Comparto 32, ecco cosa sta accadendo

Comparto 32

Comparto 32

«Si può fare un grattacielo come si può fare un parco». Le parole del professor Karrer, incalzato da chi gli chiedeva una affermazione chiara sul Comparto 32, hanno dato la misura inequivocabile del grado di indeterminatezza che, al di là dei proclami, esiste nell’amministrazione comunale rispetto allo sviluppo urbanistico della città. Una indeterminatezza che al suo interno, tuttavia, finisce per contenere qualsivoglia indirizzo. Non esclude nulla. Nemmeno la cementificazione.

Anzi, nel consiglio comunale monotematico di mercoledì 13 novembre dedicato al nuovo piano urbanistico e all’ormai famigerato Comparto 32, si è fatto di più: la maggioranza del sindaco Melucci è riuscita a svuotare il tentativo di arginare l’espansione verso quel comparto per il quale è stato presentato un progetto per insediare medie strutture di vendita. Una vicenda, quest’ultima, che ha visto la società proponente, la Fratelli Marchetti, ottenere già una vittoria al Tar, mentre, ad oggi, sul diniego a quel progetto manca ancora quella “motivazione rafforzata” che il tribunale amministrativo ha richiesto per fermare definitivamente quel tentativo di realizzare nuove aree commerciali. Una inerzia che rischia di spalancare le porte a quanti, da circa trent’anni, fanno pressioni per spingere la città in quella direzione. Una traiettoria già intrapresa con la costruzione, poco più in là, dell’ospedale San Cataldo che, prima ancora di essere un servizio sanitario, finirà per essere la testa d’ariete utile a sfondare i confini della città costruita.  Alla faccia di una Taranto che perde duemila abitanti all’anno, alla faccia del progressivo impoverimento del Borgo, il cui volto immalinconito è ben raffigurato da quel Palazzo degli Uffici ingabbiato ormai da circa un ventennio. E non basteranno le inedite rassicurazioni del vicesindaco sull’imminente destino di quello storico edificio a sede universitaria a rassicurare sulla reale capacità/volontà di trasformare quell’emblema del fallimento politico e amministrativo a propulsore di nuovi fermenti in quella che un tempo si chiamava Città Nuova. Gli annunci e le plurime inaugurazioni del cantiere, in tutti questi anni, hanno riempito la cronaca ma non hanno fatto la storia.  

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