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L'export siderurgico
04 Ottobre 2024 - 17:57
La siderurgia tarantina in difficoltà
La provincia italiana che ospita il più grande stabilimento siderurgico d'Europa non è tra quelle che esportano maggiormente acciaio. Il calo dell'export per l'acciaio tarantino assume i contorni del crollo, più di quanto accade per il resto del Paese. Questo quanto è emerso dall’analisi dell’Ufficio Studi Siderweb sull’export dei principali poli siderurgici nazionali nel primo semestre dell’anno, basata su dati Istat.
Nel primo semestre 2024, le vendite totali di materiale siderurgico sono diminuite del 15,1% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, per un totale di circa 11,2 miliardi di euro. Le esportazioni dei primi 20 poli siderurgici italiani sono passate da 10,9 a 9,3 miliardi di euro, per un calo del 14,7%. Si conferma leader delle esportazioni siderurgiche italiane la provincia di Brescia, che nei primi sei mesi dell’anno ha esportato prodotti in acciaio per poco più di 1 miliardo di euro, con una quota di mercato del 9,2%. Anche la leonessa d'Italia, però, ha fatto un passo indietro rispetto ai primi sei mesi del 2023: il calo è del 21%. I principali acquirenti dell’acciaio bresciano sono stati Germania e Francia. Seguono, con valori minori, Spagna e Croazia.
Al secondo posto in classifica si trova la provincia di Udine che ha registrato una contrazione del 17,1% delle esportazioni, per un totale di 978 milioni di euro (quota di mercato dell’8,8%). Anche per il polo friulano il principale cliente è la Germania, seguita da Repubblica Ceca, Austria e Polonia. Sul terzo gradino del podio tra le province che esportano prodotti in acciaio c'è Mantova con una quota di mercato dell’8%: venduto nel primo semestre 2024 materiale per 891 milioni di euro, somma che segna una diminuzione del 9,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. Le nazioni che hanno acquistato più acciaio mantovano sono state Germania, Francia, Polonia e Austria. Allargando il focus al resto della top 20, le variazioni negative più significative appartengono ai poli di Ravenna (-35,8%, +1 posizione), Genova (-34,5%, +1 posizione) e Verona (-23,1%, -1 posizione).
Fonte dati Siderweb
E Taranto? Nella classifica dell’export è 34esima, con un calo del 67%; nell’import è 79esima, con un calo del 56%. Lo scorso marzo proprio lo stesso Ufficio Studi Siderweb aveva diffuso analoghi dati riferiti però al 2023: Taranto era al 20esimo posto nelle esportazioni di acciaio, con un calo di oltre l’80% rispetto al 2008. Sempre nel 2023 la provincia ionica aveva fatto registrare un calo delle esportazioni in valore del 20,5%, scese a 280 milioni di euro, con una variazione negativa superiore alla media nazionale. In generale, sempre secondo quanto riportato da Siderweb nel 2023 l’export italiano di acciaio è sceso del 16,9%. Il valore è passato dai 28 miliardi del 2022 ai 23,2 miliardi di euro dello scorso anno. I volumi, però, sono rimasti sostanzialmente stabili a 16,2 milioni di tonnellate, dopo il calo tendenziale del 6% registrato nel 2022.
Fonte dati Siderweb
Taranto, intanto, aspetta di conoscere il futuro dello stabilimenti siderurgico. Una partita che sta seguendo il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso che, durante il recente question time al Senato, ha rimarcato come «se non si frappongono ostacoli, sempre possibili in un percorso così difficile, l’assegnazione dell’ex Ilva potrebbe avvenire già agli inizi del prossimo anno, dunque ad appena un anno dal nostro intervento di commissariamento».
«In questi sette mesi» ancora parole del titolare del Mimit «abbiamo rilanciato il sito produttivo con i lavori di manutenzione necessari e avviato il piano di ripristino degli impianti. Tra pochi giorni sarà riattivato l’altoforno 1; le aziende dell’indotto stanno già ricevendo quanto dovuto. Le stesse aziende ancora attendono da dieci anni i crediti della precedente amministrazione straordinaria. E tutto ciò in un clima di piena condivisione sociale. Per la prima volta i sindacati hanno siglato l’accordo per la cassa integrazione, consapevoli che ciò avrebbe consentito la realizzazione del programma di ripristino produttivo e occupazionale. Il 20 settembre, al termine della prima fase della procedura di vendita, sono pervenute 15 manifestazioni di interesse da parte di diversi player nazionali e internazionali, tre con riferimento all’intero complesso aziendale, dieci con riferimento a singoli rami di azienda, due con riferimento a un singolo petto. Ora inizia la seconda fase dove coloro che hanno manifestato interesse, ma anche altri, potranno avere le informazioni necessarie ai fini di formulare poi la loro proposta complessiva. Confidiamo che la procedura possa chiudersi con l’assegnazione di tutto l’asset produttivo in blocco a un unico player che abbia le capacità imprenditoriali e la visione di guidare questi stabilimenti verso un futuro produttivo solito e competitivo sulla strada della tecnologia green».
Su questo fronte si delineano le strategie di chi è già in campo - e di chi sembra pronto a farlo. «Continuiamo a guardare a tutte le opportunità: l’ex Ilva non è la nostra priorità, ma resta un dossier interessante. Non riteniamo opportuno, però, formalizzare un investimento da soli. Ci piacerebbe rientrare in partita più avanti, magari con un partner italiano» le parole di Yuri Ryzhenkov, ceo di Metinvest in una intervista a Il Sole 24 Ore ripresa anche dall’agenzia Gea hanno confermato come gli ucraini seguano ancora la questione Taranto e la vicenda relativa all’acquisizione di AdI.
Secondo la procedura elaborata dal ministero, dopo il primo step (quello delle manifestazioni di interesse) entro sabato 30 novembre è possibile presentare le più impegnative “offerte vincolanti”, che non sono precluse a chi ha preferito dribblare la prima fase della complessa procedura elaborata del Ministero delle Imprese e Made in Italy. Un percorso che interessa l’acquisizione dei beni e delle attività aziendali di Ilva in Amministrazione Straordinaria (AS) e Acciaierie d’Italia in AS, nonché delle altre società appartenenti ai rispettivi gruppi. Tra queste figurano Ilva Servizi Marittimi SpA, Ilvaform SpA, Taranto Energia Srl, Socova Sas, Adi Energia Srl, Adi Servizi Marittimi Srl, Adi Tubiforma Srl e Adi Socova Sas.
In questo frangente potrebbero entrare in gioco gli attori forse più attesi: proprio gli ucraini di Metinvest oltre ai giapponesi di Nippon Steel, con Arvedi che potrebbe giocare di sponda con uno di questi player internazionali.
I canadesi di Stelco - controllati dagli statunitensi di Cleveland Cliffs - gli indiani di Vulcan Green Steel, di proprietà di un ramo della famiglia Jindal e Baku Steel Company, gruppo azero, hanno finora manifestato interesse per AdI nella sua interezza. Le altre manifestazioni di interesse giunte entro la dead line del 20 settembre sono relative a singoli asset: sono state presentate da Marcegaglia, Amenduni Steel, Eusider Group, Sideralba, Profilmec, Industrie metalli Cardinale, Monge/Trans Isole, Vitali spa, Carbones holding, Epas (Energy power e armatory shipping), Jiangsu Steamship, Continental Dry Bulk.
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