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Il Siderurgico
26 Settembre 2024 - 08:30
Operai ex Ilva (foto d'archivio)
Dopo il primo step, quello delle manifestazioni di interesse, scocca l’ora della “fase 2”. Si fa duro il gioco intorno alla vendita di Acciaierie d’Italia: entro sabato 30 novembre è possibile presentare le più impegnative “offerte vincolanti”, che non sono precluse a chi ha preferito dribblare la prima fase della complessa procedura elaborata del Ministero delle Imprese e Made in Italy.
Un percorso che, come è noto, interessa l’acquisizione dei beni e delle attività aziendali di Ilva in Amministrazione Straordinaria (AS) e Acciaierie d’Italia in AS, nonché delle altre società appartenenti ai rispettivi gruppi. Tra queste figurano Ilva Servizi Marittimi SpA, Ilvaform SpA, Taranto Energia Srl, Socova Sas, Adi Energia Srl, Adi Servizi Marittimi Srl, Adi Tubiforma Srl e Adi Socova Sas.
Tra gli obiettivi della procedura - secondo il Mimit - lo "sviluppo della produzione siderurgica in Italia, l’esecuzione delle misure di tutela ambientale volte alla riduzione delle emissioni di CO2 e l’impegno alla decarbonizzazione dei processi produttivi, in conformità alle prescrizioni della normativa nazionale ed europea. Inoltre, è prevista la tutela dei livelli occupazionali, con l’obiettivo di ridurre significativamente il ricorso agli ammortizzatori sociali, mantenendo un costante dialogo con le parti sociali".
Parole che, chiaramente, dovranno essere declinate in fatti concreti.
I canadesi di Stelco, controllati dagli statunitensi di Cleveland Cliffs, gli indiani di Vulcan Green Steel, di proprietà di un ramo della famiglia Jindal e, a sorpresa, Baku Steel Company, il campione nazionale dell’Azerbaigian nella siderurgia sono i tre gruppi interessanti ad Acciaierie d’Italia nella sua interezza, compreso lo stabilimento di Taranto.
Le altre manifestazioni di interesse giunte entro la dead line del 20 settembre scorso relative a singoli asset sono state presentate da Marcegaglia, Amenduni Steel, Eusider Group, Sideralba, Profilmec, Industrie metalli Cardinale, Monge/Trans Isole, Vitali spa, Carbones holding, Epas, Jiangsu Steamship, Continental Dry Bulk. Ma come detto la partita è ancora da giocare. E potrebbero entrare in gioco gli attori forse più attesi: gli ucraini di Metinvest e i giapponesi di Nippon Steel. Con l’italianissimo Arvedi che potrebbe giocare di sponda con uno di questi player internazionali.
Al momento, l’elemento inaspettato è la presenza in partita degli azeri di Baku Steel, che pure vantano una capacità produttiva di ottocentomila tonnellate ed esportazioni in venti Paesi. Presto, per dire se l'outisider azero riuscirà a sbarcare così nel cuore d’Europa. Impresa oggettivamente difficile. Ma anche solo cliccando sul sito dell’azienda, dove le informazioni sono anche in lingua russa ed in inglese, emerge come l’ambizione non manchi al direttore generale Kamal Ibrahimov, ed al suo staff. BSC è «uno dei maggiori contribuenti ed esportatori del settore non petrolifero in Azerbaigian» e l’azienda «presta particolare attenzione alla riuscita attuazione dei programmi internazionali di sviluppo sostenibile di cui l’Azerbaigian è partner, nonché alle priorità nazionali del Paese»: il legame con il governo di Baku, la capitale da cui il gruppo prende nome, è stretto. Molto stretto.
Del resto a presenziare all’inaugurazione dello stabilimento, il 23 giugno 2001, è stato l’allora presidente Heydar Aliyev: proprio il “Grande Leader”, per oltre tre decenni signore della politica azera, volle una fabbrica di questo tipo dopo la stipula del “Contratto del Secolo” del 20 settembre 1994. Contraenti l’ex repubblica sovietica - che si apriva al capitalismo - e le principali compagnie globali petrolifere e di gas.
«Sono state gettate le basi della nostra strategia petrolifera nazionale» si legge sul sito di BSC «pertanto, nei progetti petroliferi e del gas su larga scala, c’era una grande richiesta di acciaio e dei suoi prodotti». E, se oggi i dipendenti sono «più di duemila» (una frazione di quello del solo stabilimento tarantino di Acciaierie d’Italia) e l’export è diretto verso Medio Oriente, Europa, Africa e continente americano, la Baku Steel Company può dire di essere «strettamente coinvolta nei lavori di costruzione nel Paese sotto la guida del Presidente della Repubblica Ilham Aliyev. Attualmente, i prodotti della nostra azienda vengono utilizzati attivamente nei lavori di ricostruzione e restauro del Karabakh, dopo la sua liberazione dall’occupazione. Siamo orgogliosi di contribuire alla rinascita del Karabakh». Ilham Aliyev è figlio del Grande Leader che volle la BSC e che ha di fatto ereditato il potere dal padre. Il Karabakh è la famosa regione contesa con l’Armenia, sconfitta dall’Azerbaigian nello scontro militare del settembre 2023.
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