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11 Agosto 2024 - 07:07
Una cella di un carcere - archivio
BARI - Ancora una volta, il carcere di Bari si trova al centro delle cronache per un grave episodio di violenza. Un agente di polizia penitenziaria è stato brutalmente aggredito da un detenuto nigeriano di circa trent'anni, affetto da gravi problemi psichiatrici. L'aggressione, avvenuta mentre l'agente apriva la cella del detenuto, ha causato una frattura del setto nasale, con una prognosi di venti giorni.
Questo episodio, che arriva a soli quattro mesi da un'aggressione simile, mette in luce una situazione di estrema criticità all'interno del penitenziario barese. Il detenuto in questione, infatti, non dovrebbe trovarsi a Bari, essendo un internato in attesa di trasferimento in una REMS (Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza), dove dovrebbe ricevere cure adeguate. Tuttavia, a causa della mancanza di posti disponibili, l'uomo è stato trattenuto nel carcere, con conseguenze devastanti per il personale di polizia penitenziaria.
Il SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) ha duramente criticato la gestione della situazione, denunciando l'inerzia delle autorità competenti. Nonostante le numerose richieste della Direzione del carcere per un intervento urgente da parte dell'ASL e della Regione, nulla è stato fatto per risolvere una condizione che mette a rischio non solo la sicurezza degli agenti, ma anche la salute dello stesso detenuto.
"L'agente aggredito era appena arrivato a Bari ed è stato accolto con un 'benvenuto' che gli ha procurato venti giorni di malattia", ha dichiarato Federico Pilagatti, segretario regionale del SAPPE. "È inaccettabile che chi dovrebbe essere ricoverato sotto stretta sorveglianza specialistica sia invece abbandonato in una sezione comune, con l'unica prescrizione di qualche colloquio psicologico settimanale".
A peggiorare ulteriormente la situazione, secondo il SAPPE, è la decisione dei vertici del carcere di assegnare al detenuto alcune ore di lavoro settimanale retribuito e la possibilità di passeggiare all'aperto per gran parte della giornata. Una misura che il sindacato definisce come un vero e proprio "premio" per l'azione violenta perpetrata.
L'episodio di Bari richiama alla mente un caso simile avvenuto all'inizio dell'anno nel carcere di Torino, dove un altro internato con problemi psichiatrici, in attesa di trasferimento in una REMS, si è suicidato. La magistratura torinese sta indagando per accertare eventuali responsabilità nella gestione di quella situazione, una vicenda che potrebbe ripetersi tragicamente se non si interviene tempestivamente.
Il SAPPE ha annunciato che ribadirà con forza la necessità di un intervento politico deciso sul problema delle carceri, che rischiano di trasformarsi in manicomi dove i detenuti psichiatrici vengono abbandonati a cure inadeguate o inesistenti. Nei prossimi giorni, il sindacato incontrerà il Sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, con appuntamenti già fissati per il 13 e 14 agosto nei penitenziari di Taranto e Brindisi.
"Non possiamo più permettere che gli agenti di polizia penitenziaria vengano sacrificati in questo modo", ha concluso Pilagatti. "È tempo che le istituzioni si assumano le proprie responsabilità e agiscano per prevenire ulteriori tragedie".
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