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La crisi del Siderurgico
09 Gennaio 2024 - 12:42
Salvatore Toma, presidente di Confindustria
“Avevamo auspicato in una ricomposizione, anche se solo temporanea, dell’intera questione, con un accordo fra le parti: così non è stato e non possiamo che prenderne atto, pur con una estrema preoccupazione per il futuro più imminente. La priorità rimane in tutti i casi la continuità produttiva dello stabilimento e la salvaguardia dei dipendenti diretti e indiretti e dell’indotto”.
Così il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, commenta l’esito del vertice tenuto ieri a Palazzo Chigi fra esponenti del Governo e Arcelor Mittal e conclusosi, per molti versi inaspettatamente, con una rottura fra le parti in campo: da un lato il socio pubblico, Invitalia, e dall’altro il privato, Arcelor Mittal.
Confindustria Taranto, esprimendo forti timori sugli scenari che potrebbero aprirsi a breve per le sorti dello stabilimento – in primis il ricorso all’amministrazione straordinaria già subita pesantemente nove anni fa, che oggi si vorrebbe scongiurare – fa appello al Governo affinché assuma il controllo di tutta la complessa questione e garantisca attraverso tutti gli strumenti possibili la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento.
Allo stesso tempo, l’Associazione si rende disponibile ad ogni occasione di confronto col Governo utile a ricercare soluzioni, anche temporanee, per uscire dalla difficile situazione di impasse per poi arrivare a nuovi, possibili scenari che garantiscano l’auspicata stabilità.
“Gravissima la posizione assunta dalla multinazionale nell’essersi sottratta alla sottoscrizione del capitale per ulteriori 320 milioni. Gravissima, ma, del tutto prevedibile sull’analisi attenta dei fatti. Non ci sarebbe stato certo da sorprendersi sul reale intento di ArcelorMittal rispetto al rilancio della siderurgia a Taranto e in Europa. Annunci e promesse mai mantenute, dinanzi a scuse e negazione della realtà. Ieri è stata la dimostrazione reale di che, e cosa ArcelorMittal vorrebbe da Taranto. Tutto e il contrario di tutto che sta ridicolizzando l’Italia dinanzi al resto del mondo sull’incapacità di spezzare il ricatto che da oltre sei anni va avanti”. Così il coordinatore della UIL di Taranto Pietro Pallini sull’incontro svoltosi nella giornata di ieri tra governo e i vertici di ArcelorMittal. Pallini chiede l'estromissione della multinazionale franco indiana.
Per il leader dell'Ugl Paolo Capone "l'indisponibilità di ArcelorMittal a sottoscrivere l'aumento di capitale proposto dal Governo rischia di avere ripercussioni drammatiche per i lavoratori pugliesi e per il futuro della siderurgia nel nostro Paese. È fondamentale raggiungere un compromesso che punti a salvaguardare i livelli occupazionali, supportare il rilancio dell'intera filiera e garantire la sostenibilità ambientale. La vertenza dell'Ex Ilva è figlia di un fenomeno sempre più evidente, ovvero la crisi di un modello economico fondato sulla globalizzazione dei mercati a discapito dei diritti dei lavoratori. È prioritario contrastare il dumping fiscale e le delocalizzazioni tutelando le produzioni nazionali e implementando gli investimenti nelle aziende strategiche".
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