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La crisi del Siderurgico

«Ex Ilva, serve una nuova amministrazione straordinaria»

Gli interrogativi dopo l'assemblea dei soci

Operai ex Ilva

Operai ex Ilva - Immagine di repertorio

Una nuova amministrazione straordinaria per il gruppo ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia. Ad invocarla è Francesco Boccia, pugliese, presidente dei senatori del Partito Democratico. Nel day after di una assemblea dei soci attesissima, risoltasi con un nuovo rinvio (prima all'11, poi al 22 dicembre) ma con Mittal che ha presentato una memoria legale, spicca l'intervista a "Milano Finanza" dell'esponente del Pd, molto vicino alla segretaria Schlein: «È il momento di parlare seriamente di un'eventuale nuova amministrazione straordinaria per tutelare l'occupazione, le aziende dell'indotto e far tornare il nostro Paese protagonista nel mercato siderurgico. Ad oggi tutte le promesse fatte da questo governo sull'ex Ilva si sono infrante, ricordiamoci che hanno cancellato il miliardo previsto dal Pnrr per la decarbonizzazione del sito di Taranto». Boccia ricorda che Mittal è «un'azienda che fa utili, distribuisce dividendi» e, dice il parlamentare barese, «decide scientemente di limitare al minimo l'attività dell'ex Ilva, nonostante gli aiuti statali. Se il socio di maggioranza non ha intenzione di investire, perché tenerlo dentro Acciaierie d'Italia? Perché devono essere i privati a gestire nuove risorse, come prevede il memorandum siglato da Fitto e Mittal?».

Il senatore tarantino del Movimento cinquestelle Mario Turco ha chiesto al ministro Raffaele Fitto di riferire in Parlamento in merito al memorandum con ArcelorMittal e «sul possibile rischio di risarcimento danni annunciato da Arcelor Mittal Italia». 

«Sconcertati di fronte all’ennesimo nulla di fatto e all’ennesimo rinvio della trattativa tra soci cui è legato il destino della grande fabbrica, delle imprese e dei lavoratori» si dicono i rappresentanti di Aigi, l'associazione che raggruppa le imprese dell'indotto siderurgico, che più volte hanno fatto sapere di essere assolutamente contrari ad ogni ipotesi di commissariamento.

«La nostra l’associazione - dice il presidente Fabio Greco - da mesi tenta, invano, di aprire la via del dialogo con il Governo centrale al fine di addivenire ad una soluzione che possa garantire la ripresa della produzione in chiave ecocompatibile e che salvaguardi le imprese, i lavoratori e l’intera economia del territorio. Una soluzione che tarda ad arrivare e che rischia di far sprofondare nel baratro l'indotto siderurgico e con esso tutto il circuito economico locale. La situazione è insostenibile. Non si può pensare di arrivare ogni anno nel mese di dicembre, quando le imprese sono gravate da onerose scadenze fiscali e finanziarie, ad uno scaduto esigibile così importante. Ciò  comporterà inevitabilmente delle conseguenze di cui non potremo essere ritenuti responsabili».

In una intervista a "La Stampa", il presidente di Federacciai Antonio Gozzi critica le politiche dell'Unione Europea che avrebbero portato Mittal a concentrare le sue attenzioni sull'India dopo una valutazione su dove convenga effettuare investimenti.

Una veduta dell'ex Ilva

«Acciaierie d'Italia va nazionalizzata, Arcelor Mittal va cacciata subito» dichiarano Sasha Colautti e Francesco Rizzo, dell'esecutivo nazionale dell'Unione Sindacale di Base. 

Per il segretario generale aggiunto Fim Cisl Taranto Brindisi, Biagio Prisciano «da alcune situazioni in atto, che stiamo approfondendo in queste ore, all’interno dello stabilimento di Taranto si è proceduto con l’interruzione dell’operazione dell’abbassamento di carica dell’Altoforno 2. Inoltre, risultano un numero imprecisato di navi in rada, presso Mar Grande, cariche di materie prime propedeutiche alla marcia degli impianti, ma che non vengono ormeggiate e scaricate. È l’ennesima dimostrazione della gestione fallimentare dell’Amministratore delegato che sta portando alla chiusura, lo stabilimento di Taranto».

«Ci chiediamo quali siano le motivazioni di tali scelte scellerate da parte del management aziendale. Non è possibile continuare ad assistere alla politica del ricatto da parte del socio privato ArcelorMittal. I lavoratori non possono e non devono essere utilizzati come scudo, per ricevere finanziamenti a pioggia da parte dello Stato» continua Prisciano che aggiunge come nell’ultima assemblea dei soci di ieri, «vi è stato l’ennesimo nulla di fatto; il continuo rimbalzo di palla, rappresenta una vera e propria sfida al Governo, al territorio, ai lavoratori. Diciamo basta, si decida in fretta, in quanto è in ballo il destino di migliaia di lavoratori. Lo Stato – per tramite Invitalia - assuma una volta per tutte, la maggioranza all’interno della compagine pubblico-privata. Il Governo italiano assuma il controllo. È fondamentale mettere in chiaro, una volta per tutte, quali sono le reali intenzioni governative in termini di siderurgia. Non siamo mai stati affezionati alla nazionalizzazione dell’impresa, ma oggi è necessario rimuovere tutti quegli ostacoli che impediscono un vero rilancio organico e definitivo dell’ex Ilva».

Alessandro Dipino, segretario provinciale della Ugl Metalmeccanici di Taranto, sottolinea come «oramai il teatrino al quale sia i lavoratori di Acciaierie d’Italia e dell’indotto, sia l’intero stato italiano, sono costretti ad assistere è a dir poco vergognoso, considerato l’ennesimo rinvio dell’assemblea dei soci di AdI, il cui fine, per chi non lo avesse ancora compreso, sta unicamente nell’indurre il governo ad un’altra iniezione di capitali pubblici, necessaria a rianimare un’azienda affetta da una malattia cronica le cui cause sono imputabile esclusivamente alla peggiore gestione industriale di tutti i tempi». Dipino ricorda gli «impianti quasi totalmente fermi, produzione ai minimi storici, condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro preoccupanti, dubbi sulla corresponsione degli stipendi e delle tredicesime dei lavoratori, aziende dell’indotto allo sfinimento e con essi i propri lavoratori, utilizzo della Cassa Integrazione ai livelli massimi consentiti, in attesa che ci sia un’ulteriore proroga di stato: sono alcuni delle innumerevoli problematiche che incidono sulla fabbrica e sulla propria platea di lavoratori, nonché tutti i risvolti di natura ambientale e sociale che ne scaturiscono».

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