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Urso torna a parlare del Siderurgico
20 Giugno 2023 - 06:45
Adolfo Urso
La direzione da prendere è «quella del rilancio produttivo e della riconversione industriale» e «aspettiamo che l’azionista di maggioranza ci segua nella stessa direzione»: dopo la giornata dai triplici incontri su automotive, elettrodomestico ed ex Ilva il ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, è tornato a parlare dell’infinita vertenza che ruota attorno al Siderurgico. Che ora come è noto si chiama Acciaierie d’Italia e ha prodotto «meno della metà di quanto programmato» ha sottolineato il ministro.
Il ritorno in carreggiata - «Quello che vogliamo fare è rimettere nella giusta carreggiata la principale acciaieria italiana che può tornare ad essere la principale acciaieria europea. Lo Stato c’è e con i sindacati abbiamo un confronto assolutamente positivo perché vogliamo andare nella stessa direzione» la versione del ministro. E i sindacati? «La situazione di Acciaierie d’Italia è molto delicata, ma ormai siamo alle battute decisive, anche se sembra ancora tutto da fare. Il ministro ha condiviso il quadro di grande difficoltà esistente e Urso ci ha detto che stanno verificando con Mittal la possibilità di continuare la partnership; ma Mittal, a differenza del passato, deve garantire collaborazione, investimenti, risorse, verticalizzazione della produzione e rilancio» è quanto dichiarato all’agenzia Agi dal segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia, che insieme alle altre federazioni metalmeccaniche e alle confederazioni si è seduto al tavolo del Mimit.
«Se Mittal ci sta si va avanti» chiarisce quindi il leader della Fim, che aggiunge: «altrimenti - poichè il tema è che lo Stato non puo’ abbandonare AdI, valuterà il passaggio in maggioranza, ma con l’idea che lo Stato passa in maggioranza per aprire dopo la strada a nuovi privati. Lo Stato gestirà solo per un periodo limitato il gruppo. I segnali di Mittal? Si sta discutendo, vuol dire che Mittal è consapevole di questa necessità».
Il nodo Altoforno 5 - La Uil tramite Tiziana Bocchi e Guglielmo Gambardella, rispettivamente segretaria confederale Uil e segretario nazionale Uilm responsabile per la siderurgia ha rilanciato la questione Afo/5: «Senza il riavvio immediato dell’Altoforno 5, visti gli altri altoforni a fine vita, non ci sarà il rilancio dell’ex Ilva, non si potrà avere il tempo di gestire la transizione, e non potranno essere alimentate le linee finitrici di Taranto, Genova e Novi che creano il valore aggiunto all’azienda e che consentono il totale riassorbimento dei lavoratori. Insomma, se non ci sarà tutto questo, l’ex Ilva non avrà un futuro» è il quadro a tinte fosche dipinto dai sindacalisti.
Per Bocchi e Gambardella «ci ha oggi rappresentato, ancora una volta, uno scenario tutto da realizzare e i cui tempi restano una grande incognita. Noi ricordiamo che con il rispetto dell’accordo del 6 settembre 2018 avremmo dovuto avere il Gruppo ex Ilva già rilanciato, una produzione di 6 milioni di tonnellate annue di acciaio liquido, tutte le linee di finitura in marcia per un output di 10 milioni di tonnellate complessive con il graduale rientro in fabbrica dei lavoratori di Ilva in amministrazione sttaordinaria. Oggi invece abbiamo 5.000 lavoratori di Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria in cassa integrazione, impianti deteriorati e fermi, condizioni economiche e finanziarie disastrose. A nostro avviso, però, ci sono le condizioni di mercato per rilanciare da subito l’ex Ilva, senza contare che nel 2022 abbiamo importato oltre 6 milioni di tonnellate di coils».
Usb scende in piazza - Critica la voce dell’Usb, che ha definito l’incontro come «assolutamente privo di spunti nonostante il quadro pesante di deindustrializzazione in cui si trova l’Italia».
Per il sindacato «il governo Meloni fa la voce del leone ma davanti alle multinazionali si comporta sempre da agnellino, come dimostra l’incapacità di affrontare Stellantis, il socio straniero di Acciaierie d’Italia o JSW a Piombino. Dove Palazzo Chigi ha finora messo le mani, i lavoratori ne sono usciti sempre indeboliti, vosta la vocazione dell’esecutivo a favorire i privati». Annunciata una manifestazione nazionale a Roma per la giornata di sabato 24 giugno.
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