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Il Siderurgico
15 Giugno 2023 - 16:55
Lo stabilimento di Taranto
Nessun accordo. Rottura totale, sulla cassa integrazione, tra Acciaierie d'Italia e sindacati metalmeccanici. Sprofonda sempre più nell'incertezza la vertenza ex Ilva a Taranto.
«Oggi si è tenuto un incontro presso il Ministero del Lavoro in merito all’avvio della procedura di cassa integrazione straordinaria ex art. 22 bis conclusosi con un verbale di mancato accordo che determina, di fatto, una situazione di incertezza per i lavoratori e per la complessità della vertenza ex Ilva che, in assenza di un quadro chiaro sul futuro occupazionale, industriale e ambientale, rischia di implodere sia dal punto di vista sociale che ambientale» spiegano Roberto D'Andrea, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil e Francesco Brigati, segretario generale Fiom-Cgil di Taranto.
Per D'Andrea e Brigati «è del tutto evidente che la vertenza ex Ilva è in una fase di stallo per responsabilità della multinazionale, sia nella gestione della cassa integrazione, che di investimenti certi sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie e di rilancio della produzione dello stabilimento di Taranto e degli altri siti e per responsabilità del governo che, ad oggi, non ha fatto chiarezza sui futuri assetti societari, soprattutto nella mancata presentazione di un piano industriale che riguarda anche la transizione ecologica».
Per la Fiom «le problematiche relative alla vertenza ex Ilva non si risolvono esclusivamente con un ulteriore decreto con l'intento di mettere una pezza all’ammortizzatore sociale richiesto dalla multinazionale. Le organizzazioni sindacali continuano a chiedere maggiore chiarezza su un sito, così come ricordato nei decreti salva Ilva, d’interesse strategico per il nostro Paese. Il Governo Meloni non può continuare ad intervenire con soluzioni tampone, occorre attivare da subito un tavolo ministeriale per affrontare in maniera definitiva la vertenza ex Ilva, partendo da un cambio dell’attuale management attraverso l’ingresso in maggioranza di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie d’Italia necessario a garantire un rilancio produttivo del gruppo».
La riunione si è tenuta in remoto tra le organizzazioni sindacali, Acciaierie D’Italia e i funzionari del Ministero del Lavoro e della Regione Puglia per provare a trovare un’intesa rispetto alla nuova richiesta di Cassa avanzata da parte di AdI.
«Anche nell’incontro odierno, non abbiamo riscontrato nessun margine di trattativa con AdI per poter addivenire ad un accordo. Rimangono delle rigidità e un’inaffidabilità da parte dell’attuale management di Acciaierie d’Italia che non permette nessun tipo di avanzamento. Il nostro auspicio è che per quanto riguarda le competenze della Regione Puglia e del Ministero del Lavoro sulla gestione della copertura della cassa integrazione per i lavoratori, si trovi una soluzione rapida, anche rispetto a nuovi strumenti e interventi messi in campo dal Governo». A parlare è il segretario nazionale Fim Cisl, Valerio D'Alò.
«Come Fim, ribadiamo l'importanza che qualunque sia la decisione, venga tutelato il salario dei lavoratori così come abbiamo fatto responsabilmente lo scorso mese di marzo con l’accordo che firmammo all’epoca. Ma soprattutto, ci aspettiamo sia finalmente fatta chiarezza da parte del Governo sulla volontà di un cambio di governance dell'azienda che possa restituire serenità e affidabilità alle relazioni industriali, oggi compromesse da questa gestione scellerata».
«Usb continua ad essere coerente rispetto alla posizione assunta a marzo quando ha deciso di non firmare l’accordo sulla cigs per i dipendenti dello stabilimento tarantino. Non c’era allora come non c’è oggi alcuna prospettiva per i lavoratori diretti, né per gli ex Ilva in Amministrazione Straordinaria. Non c’è alcuna possibilità di discutere in ottica futura, ma si procede a tentoni al fine di gestire l’emergenza, man mano che si presenta, senza avere la minima lungimiranza per capire che c’è bisogno di programmazione. Gravissimo quello che accade in questo caso, in cui siamo addirittura a pochi giorni dalla scadenza dell’ammortizzatore sociale senza sapere minimamente cosa accadrà». Lo dice, per l'Usb, Franco Rizzo, dell'esecutivo confederale.
«E’ da tanto tempo ormai che ripetiamo al Governo che va individuata una soluzione, ma solo ora sta valutando strade percorribili per evitare che da lunedì prossimo, 19 giugno, 2.500 lavoratori del sito tarantino, siano assolutamente privi di reddito. E’ inoltre tanto che ribadiamo che la soluzione passa attraverso l’aumento di capitale e l’estromissione di un privato che non ha nessuna intenzione di rilanciare lo stabilimento, piuttosto lo sta affossando. Attendiamo un provvedimento ad hoc, ma in assenza di certezze in merito ed in considerazione del pochissimo tempo a disposizione, l'Unione Sindacale di Base preannuncia azioni di mobilitazione. Nella partita tra Governo e socio privato, ArcelorMittal, i lavoratori non faranno la parte del pallone. Si assuma un atteggiamento di responsabilità nei confronti delle famiglie dei lavoratori che in queste ore temono per il loro futuro, e di rispetto nei confronti della comunità tutta».
Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato quattro ore di sciopero in tutte le aziende metalmeccaniche del Paese, per chiedere politiche più incisive per contrastare la crisi del settore. Per le regioni del Sud la mobilitazione è annunciata per il giorno lunedì 10 luglio.
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