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Il Siderurgico

Cassa integrazione, nuovo round

Incontro al ministero

L'ex Ilva

L'ex Ilva

Nel pomeriggio del 15 giugno, nuova riunione - in videoconferenza - tra sindacati ed Acciaierie d’Italia al Ministero del Lavoro sulla richiesta di cassa integrazione all’ex Ilva. L’incontro precedente non ha prodotto alcun accordo.

«Manca una delle condizioni principali per poter sottoscrivere gli accordi: l’affidabilità della nostra controparte» il commento del segretario nazionale Fim Cisl, Valerio D’Alò. Per il leader Fim, infatti, «è impensabile che Acciaierie D’Italia dopo aver sottoscritto con noi l’accordo dello scorso marzo, abbia fatto di tutto per mettersi in contraddizione con se stessa mettendo in atto atteggiamenti che andavano esattamente all’opposto di ciò che era stato sottoscritto».

Roberto D’Andrea, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil e Francesco Brigati, segretario generale Fiom-Cgil di Taranto hanno rimarcato le  «fortissime perplessità» delle organizzazioni sindacali, denunciando che «nonostante la ripartenza di Afo2 e nonostante le recenti dichiarazioni dell’azienda circa i 60 milioni di nuovi ordini, si sia riscontrato un aumento ingiustificato del ricorso alla cassa integrazione ed una gestione aziendale degli ammortizzatori unilaterale e fuori controllo, anche in presenza di un accordo ministeriale».

«Siamo alla vigilia della scadenza della cassa integrazione per 2.500 lavoratori del sito tarantino, prevista per il 18 giugno, e in buona sostanza non abbiamo tra le mani nulla di fatto. Quindi c’è il rischio attuale che, dalla prossima settimana questi lavoratori restino senza copertura dell’ammortizzatore sociale»: così Franco Rizzo, dell’esecutivo confederale Usb.

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