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La vertenza
12 Giugno 2023 - 06:30
Meloni e Vespa
La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, potrebbe partecipare in prima persona al vertice tra ministri previsto giovedì 15 giugno a Palazzo Chigi sulla questione Acciaierie d’Italia. Secondo le indiscrezioni che trapelano, Meloni vorrebbe imprimere una svolta al tortuoso percorso della vertenza che si trascina ormai da undici anni. La mossa strategica alla quale il governo punterebbe sarebbe quella di convertire in capitale il finanziamento da 680 milioni. In questo modo Invitalia salirebbe dal 38% al 60% del pacchetto azionario e assumerebbe il controllo del gruppo. In un momento successivo, lo Stato si riserverebbe la possibilità di cedere fino al 20% delle quote ad un socio industriale italiano e ciò sarebbe coerente con la risposta data nei giorni scorsi dalla premier a TarantoBuonasera, a margine del Forum in masseria di Bruno Vespa: «Stiamo lavorando ad una soluzione strutturale e industriale».
Convertendo subito i 680 milioni di finanziamento in capitale, verrebbe anticipata la scadenza del maggio 2024 entro la quale lo Stato dovrà comunque assumere la maggioranza di Acciaierie d’Italia.
Intanto il ministro per le imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, al Forum in Masseria ha incalzato Lucia Morselli: «Stiamo aspettando da parte dell'amministratore delegato di Acciaierie d'Italia quel piano industriale che abbiamo chiesto dopo aver messo le risorse nel decreto ex Ilva all'inizio di questa legislatura. Dopo un confronto con gli azionisti e ovviamente con l'azienda, assumeremo, come decisione collegiale del governo che spetta innanzitutto a palazzo Chigi, le nostre decisioni».
Proprio Urso ha convocato i sindacati per lunedì 19 giugno. Lo stesso ministro, sempre nel corso del forum organizzato da Bruno Vespa ha sottolineato come sia «assolutamente necessaria una politica industriale di investimenti per poter realizzare quello che è nella nostra agenda e cioè fare di Taranto una grande opportunità per il Paese, la più grande acciaieria green d’Europa».
«È possibile farlo e lo faremo», ha detto ancora il ministro. «Ovviamente - ha concluso - stiamo aspettando le risposte da parte dell'investitore straniero, se vuole seguirci in questo grande progetto per il Paese. Ho già convocato i sindacati per lunedì 19 e in quella data presumo di poter essere nelle condizioni di prospettare il piano di rilancio dell’Ilva di Taranto».
Molto critica, invece, la posizione dell’e presidente del consiglio, Giuseppe Conte. A margine del panel al quale ha partecipato al Forum in Masseria ha bocciato il corso intrapreso dalla vertenza: «La svolta che abbiamo impresso con il mio governo se la stanno ora rimangiando. Sull’ex Ilva ho rispetto per il governo che è venuto qui a dire che dal punto di vista industriale stanno facendo tantissimo, però nel decreto “grandi imprese” hanno appostato 680 milioni di finanziamento neppure condizionati al rispetto della transizione energetica che a Taranto chiedono da tempo. Hanno concesso lo scudo penale agli amministratori che io mi sono rifiutato di concedere e adesso si piegheranno anche sull'Aia dove ci stanno chiedendo di continuare, anzi di incrementare la produzione del fossile da carbone. Allora qual è la visione del governo? Ritornare al fossile? All'Ilva si porta di nuovo a 8 milioni di tonnellate la produzione di acciaio da carbone. Allora ritorniamo indietro agli anni ottanta però poi non dobbiamo lamentarci se i politici non vanno più a Taranto perché quella è una popolazione sofferente da decenni».
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